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sabato, novembre 05, 2005

Ma cosa succede a Parigi? 

La rabbia nella banlieu parigina (traduzione per chi, come me, conosce poco il francese: periferia) non sembra intenzionata a placarsi; anche stanotte i guerriglieri urbani hanno danneggiato auto e mezzi pubblici, incendiato negozi e fabbriche, insomma hanno messo la città a ferro e fuoco; al momento i danni ammontano a 600 auto distrutte, 27 mezzi pubblici incendiati, un numero imprecisato di fabbriche e negozi dati alle fiamme e una disabile ustionata gravemente e ricoverata in ospedale.
Da cosa nascono questi terribili disordini? A quanto ho potuto capire, dato che la nostra stampa non è larga di notizie sulla vicenda, tutto nasce da una situazione di disagio tra emigrati clandestini e non, e la polizia francese; alcuni giorni addietro, le forze dell’ordine inseguono un gruppo di giovani e due di loro si rifugiano in una cabina elettrica, dove vengono fulminati dalla corrente ad alta tensione; le famiglie dei due ragazzi morti, i loro amici e anche tanti altri disadattati della zona, prendono a pretesto l’episodio e accusano la Polizia per la morte dei giovani; al grido “vendichiamoli”, si gettano contro tutto quello che trovano e lo danno alle fiamme, costringendo la Polizia a retrocedere per non spargere altro sangue.
Da quel momento le manifestazioni di rabbia diventano giornaliere e prendono le mosse al primo imbrunire: la gente si chiude in casa e non si muove più, mentre le strade diventano “di proprietà” di questi scalmanati che – affermano scoraggiati i poliziotti – non sappiamo chi siano e quali progetti abbiano.
La confusione in città è massima e raggiunge gli ambienti politici che chiedono a più riprese le dimissioni del Ministro dell’Interno; confusione c’è anche all’interno delle forze dell’ordine se è vero che uno dei maggiori sindacalisti della polizia afferma senza mezzi termini che “siamo in presenza di una nuova forma di terrorismo urbano messo in atto da una minoranza di capetti che hanno interessi finanziari, come il traffico di stupefacenti, o ideologici, come il radicalismo islamico” e questa disamina della situazione, che sia pure ammantata di una certa genericità coglie un aspetto assai sinistro della situazione, viene smentita da altri funzionari di polizia che esprimono scetticismo e riserve su quanto affermato dal collega e, soprattutto, sostengono che “non c’è alcuna mano islamica dietro i roghi e nessuna prova che i disordini siano in qualche modo organizzati”.
Ed anche gli educatori, gli operatori di strada, gli operatori sociali, inviati in mezzo a questi giovani per vedere se era possibile intraprendere un’azione di pacificazione, sono tornati alla base senza aver costruito un bel niente e – quel che è peggio – senza aver trovato un interlocutore con cui dialogare, un leader insomma, un capopopolo.
A proposito di capopopolo, avete visto che bella carriera ha fatto Maradona nella sua nuova veste di “anti Bush”? Speriamo almeno che guadagni qualche soldo e che li giri al nostro Ministero delle Finanze in pagamento dei 20 milioni di euro di tasse arretrate e non pagate; ma ci credo poco!
Tornando a Parigi, ancora non c’è nessuno che se ne sia uscito con uno straccio di proclama, con una serie di richieste, insomma con qualcosa di comprensibile a noi anime semplici; il tutto mi assomiglia in modo impressionante al celebre “maggio francese” del 1968 e ancora di più ai moti delle “black panthers” americani che lo precedettero in ordine di tempo; quello attuale, però, appare diverso, come rivisitato alla luce delle recenti ideologie di carattere integralistico, diciamo pure “modernizzato”.
Comunque, staremo a vedere e ne riparleremo, anche del “pibe de oro”!

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