venerdì, novembre 25, 2005
L'avarizia dell'Italia e degli altri
“Roma ha legami antichi con l’Africa ma l’Italia è avara con l’Africa e questa è una vergogna”; questa la dichiarazione rilasciata da Bob Geldof in occasione della consegna in Campidoglio del premio “Man for peace award 2005”; la denuncia di Geldof diventa poi globale e si riferisce all’intero occidente accusato di avarizia, nonostante i risultati positivi raggiunti nell’ultimo G8, come la cancellazione del debito di alcuni paesi e sostanziosi interventi per far fronte alle emergenze fame e AIDS.
A stretto giro di posta gli risponde Guido Bertolaso, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, che afferma: “L’Italia non è avara, sta realizzando cose che nessuno ha mai fatto in Africa fino ad oggi”.
Non conosco in dettaglio le cifre e le percentuali relative all’interessamento dell’Italia e degli altri paesi occidentali, per cui non posso dire chi tra i due ha ragione in questa pacata polemica.
Sembra però che Geldof – dopo il periodo dell’assistenzialismo puro – punti adesso ad un aiuto ai paesi africani di altro tipo: favorire lo sviluppo dell’import/export che attualmente è fermo ad una cifra che rappresenta appena l’1% del commercio mondiale.
È una polemica di altissimo livello, ma credo che pur sentendo il peso della difficoltà nell’esprimersi, ognuno di noi abbia il dovere di dire la sua; comincio io.
Per quanto riguarda la parte del “commercio estero” è ovvio che le difficoltà della produzione africana per entrare nei mercati occidentali è dovuta principalmente dal proliferare della varie organizzazioni “pluri stati” che ci sono attualmente: l’U.E. è ovviamente la più importante, ma ve ne sono altre in Oriente e nelle Americhe.
Naturalmente queste organizzazioni fanno gli interessi – e questo si chiama egoismo e non avarizia – delle nazioni aderenti, per cui a loro vengono fatte mille facilitazioni mentre per coloro che ne sono al di fuori e cercano di entrarvi la vita è sempre più dura; a questo proposito si guardi l’attrito dell’Europa con l’Argentina, alla cui carne bovina vengono fatte mille difficoltà e comunque costa molto di più di quella europea: questo ovviamente per favorire le carni europee (francesi in testa).
L’Argentina rispose a modo suo bloccando i rimborsi dei famosi “tango – bond” ma senza che le decisioni europee venissero modificate, perché troppi erano gli interessi che vi gravitavano attorno.
Un altro punto importante riguardo ai rapporti dell’occidente con l’Africa, è senza ombra di dubbio la domanda che tutti i governanti si pongono: ma dove vanno a finire questi soldi?
Questo perché il continente africano è ancora percorso da vari predoni “moderni” che sono poi i dittatori di alcuni stati africani i quali impiegano i soldi che ricevono dall’occidente in cose che non vanno a migliorare il tenore di vita delle loro genti.
D’altro canto non possiamo certamente “imporre” la democrazia – l’esperimento in Iraq lo ha ampiamente dimostrato – che è un qualcosa da apprezzare generazione dopo generazione, fino a giungere ad una totale accettazione del metodo.
Dico questo perché da molte parti si invoca l’aiuto “a condizione che”, come se il dittatore di turno fosse stato messo al potere dai bambini e dagli onesti padri di famiglia, come se i piccoli ci guadagnassero qualcosa dal subire le soperchierie dei vari satrapi, come se la gente di quei posti fosse orgogliosa del loro sistema politico.
E allora? Allora non è facile rispondere, soprattutto è facile fare l’analisi della situazione ma difficile trovare la cura per risolvere il problema.
Almeno per me….
A stretto giro di posta gli risponde Guido Bertolaso, Capo del Dipartimento della Protezione Civile, che afferma: “L’Italia non è avara, sta realizzando cose che nessuno ha mai fatto in Africa fino ad oggi”.
Non conosco in dettaglio le cifre e le percentuali relative all’interessamento dell’Italia e degli altri paesi occidentali, per cui non posso dire chi tra i due ha ragione in questa pacata polemica.
Sembra però che Geldof – dopo il periodo dell’assistenzialismo puro – punti adesso ad un aiuto ai paesi africani di altro tipo: favorire lo sviluppo dell’import/export che attualmente è fermo ad una cifra che rappresenta appena l’1% del commercio mondiale.
È una polemica di altissimo livello, ma credo che pur sentendo il peso della difficoltà nell’esprimersi, ognuno di noi abbia il dovere di dire la sua; comincio io.
Per quanto riguarda la parte del “commercio estero” è ovvio che le difficoltà della produzione africana per entrare nei mercati occidentali è dovuta principalmente dal proliferare della varie organizzazioni “pluri stati” che ci sono attualmente: l’U.E. è ovviamente la più importante, ma ve ne sono altre in Oriente e nelle Americhe.
Naturalmente queste organizzazioni fanno gli interessi – e questo si chiama egoismo e non avarizia – delle nazioni aderenti, per cui a loro vengono fatte mille facilitazioni mentre per coloro che ne sono al di fuori e cercano di entrarvi la vita è sempre più dura; a questo proposito si guardi l’attrito dell’Europa con l’Argentina, alla cui carne bovina vengono fatte mille difficoltà e comunque costa molto di più di quella europea: questo ovviamente per favorire le carni europee (francesi in testa).
L’Argentina rispose a modo suo bloccando i rimborsi dei famosi “tango – bond” ma senza che le decisioni europee venissero modificate, perché troppi erano gli interessi che vi gravitavano attorno.
Un altro punto importante riguardo ai rapporti dell’occidente con l’Africa, è senza ombra di dubbio la domanda che tutti i governanti si pongono: ma dove vanno a finire questi soldi?
Questo perché il continente africano è ancora percorso da vari predoni “moderni” che sono poi i dittatori di alcuni stati africani i quali impiegano i soldi che ricevono dall’occidente in cose che non vanno a migliorare il tenore di vita delle loro genti.
D’altro canto non possiamo certamente “imporre” la democrazia – l’esperimento in Iraq lo ha ampiamente dimostrato – che è un qualcosa da apprezzare generazione dopo generazione, fino a giungere ad una totale accettazione del metodo.
Dico questo perché da molte parti si invoca l’aiuto “a condizione che”, come se il dittatore di turno fosse stato messo al potere dai bambini e dagli onesti padri di famiglia, come se i piccoli ci guadagnassero qualcosa dal subire le soperchierie dei vari satrapi, come se la gente di quei posti fosse orgogliosa del loro sistema politico.
E allora? Allora non è facile rispondere, soprattutto è facile fare l’analisi della situazione ma difficile trovare la cura per risolvere il problema.
Almeno per me….