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domenica, novembre 06, 2005

La paura dei "casseur" si spande in Europa 

Anzitutto – come le altre volte - traduciamo per gli scarsi in francese, come me, il termine “casseur”: letteralmente significa rompitore, e questo ci immette all’interno della vicenda dei saccheggi e degli incendi nella periferia parigina, aggiungendo che oltre ad altre parti della Francia (dove già iniziano i primi focolai), questa forma di rivolta sembra destinata a espatriare verso il resto d’Europa.
Se queste previsioni sono attendibili – e non vedo perché non dovrebbero esserlo – è assai comprensibile il timore che sta affiorando nelle altre capitali europee, compresa l’Italia; a questo proposito vorrei esprimere una mia opinione in proposito, circa le motivazioni di questa paura: ritengo che essa sia motivata principalmente dal fatto che non si conoscono ancora le motivazioni che hanno dato luogo a tutto questo bordello.
E tutto noi sappiamo che non c’è peggior paura di quella dell’ignoto, di quell’ignoto che nessuno riesce a ricondurre ad una o più motivazioni di rivolta.
Pensate che i francesi sono arrivati a rivolgere una sorta di appello ai genitori di questi “casseurs” in cui li invitano a controllare maggiormente i loro figli quando rientrano a casa; infatti – da alcune prime considerazioni – sembra trattarsi di emigrati ma di seconda generazione, cioè nati in Francia, che si sentono sempre più frustrati dalla realtà sociale della grande metropoli che tende ad emarginarli sempre più.
Voglio riportare due dichiarazioni dei giovani che partecipano o assistono a questi saccheggi: la prima è di un ragazzo di 22 anni che afferma: “Sarkozy (il Ministro dell’Interno francese) ci ha offesi. Ci ha definiti feccia, canaglie, teppisti. È venuto qui a dire che farà piazza pulita di noi. Non è così che si pratica il dialogo. Sarkozy deve chiederci scusa o dimettersi: è il prezzo da pagare se si vuole che la guerriglia delle banlieu abbia fine”.
Come si vede una dichiarazione di guerra in piena regola che però non ci fornisce alcun elemento per giungere alle motivazioni della rivolta che appaiono ancora molto oscure, sia sotto il profilo dei perché e sia sotto quelli di chi c’è alla testa di questi saccheggiatori.
La seconda dichiarazione è di un giovane di 20 anni che afferma: “Chi sono gli incendiari, i “casseurs”? Non lo sappiamo. Sono mascherati, arrivano di notte, spaccano tutto e se ne vanno. Molti sono giovanissimi, hanno 14 o 15 anni. Colpiscono alla cieca. Hanno bruciato la macchina di mio padre, che è musulmano e non ha mai fatto torto a nessuno”.
Questo secondo discorso ci mostra una sorta di impotenza di tutti contro la cieca violenza di pochi; una lettrice del mio post di ieri mi segnala di avere appreso da una sua amica che abita in quelle zone che la Polizia francese è stata molto condiscendente, per il momento, verso i rivoltosi, senza intervenire con la durezza che viene invocata da tutti, specialmente dagli abitanti delle zone incriminate, anche e soprattutto immigrati musulmani, che tendono a distinguersi dagli incendiari ed anzi ne chiedono la cattura.
Ed anche stasera, se non interverrà qualche fatto nuovo, al calare della luce, gli abitanti delle periferie parigine – ma anche in altre città francesi, tipo Lione ed altre – si chiuderanno in casa e dalle finestre assisteranno impotenti agli incendi ed ai saccheggi, sperando che non sia la loro macchina quella che vedono bruciare.
Le forze dell’ordine sono comunque convinte che gli incidenti rispondano ad una strategia che presuppone una notevole capacità tattica; è la stessa domanda che mi facevo anche ieri: chi c’è alla testa di questi ragazzi? È pensabile che il tutto sia completamente spontaneo?
Lo vedremo nei prossimi giorni.

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