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martedì, novembre 08, 2005

In Francia siamo arrivati al coprifuoco 

Avrete notato che parlo di Francia e non più di Parigi; infatti – come era facile prevedere – la “rivolta” si sta spandendo per tutta la Francia, in attesa di uscire dal paese ed arrivare nell’intera Europa: in pratica avremmo una sorta di pandemia incendiaria.
La novità è rappresentata dal coprifuoco che alcune autorità di pubblica sicurezza hanno proclamato, dalle 22 alle 6 del mattino; alcuni Comuni – con motivazioni rispettabili ma sicuramente strane – riservano questa limitazione ai minori di 18 o 20 anni, facendo così comprendere a noi estranei che questi signori avrebbero in mano una specie di “identità” dei dimostranti, cosa della quale dubito assai.
Le domande che continuiamo a farci sono sempre le stessa: chi sono, cosa vogliono e chi li guida; nessuno ancora è riuscito a rispondere a questi quesiti che sono talmente intrecciati insieme da rappresentare un tutt’uno e da richiedere quindi una sola risposta.
Proviamo a dare qualche contributo: sono, quasi tutti, giovani figli di immigrati, quindi di seconda o terza generazione, che per il fatto di essere nati in Francia non hanno nessun titolo preferenziale e l’attuale società li ha ghettizzati nelle infami periferie delle grandi città, dove possono formare bande di strada oppure rincretinirsi di fronte alla TV con uno spinello in mano.
Sono comunque dei disperati, dei ragazzi che non hanno niente da perdere e non hanno neppure alcun sogno da inseguire; i loro genitori sono stati ormai “domati” da questa società, ma i figli non hanno ancora una dipendenza tale dal mezzo televisivo da ricevere quell’indottrinamento che tanto bene ha funzionato per padri e madri.
Cosa vogliono? Forse non lo sanno neppure loro, sicuramente vogliono che qualcosa (anzi molto, anzi moltissimo) cambi in senso a loro favorevole; in quale modo questa mutazione possa verificarsi non lo sanno e non fanno quindi programmi e strategie future, vivono notte per notte e l’odore acre del fumo per ora li fa sentire vivi e vitali.
E non credo che rispondano a qualcuno che si è messo alla testa di questo stranissimo movimento; la spontaneità mi appare l’elemento fondamentale: forse il tutto nasce dal raduno in strada con la solita domanda “che si fa stasera” alla quale qualcuno ha risposto inneggiando alla violenza e gli altri hanno subito accolto l’invito.
Nella prima notte di coprifuoco le violenze non si sono fermate, a dimostrazione che gli autori sono “over 20 anni” oppure che se ne sono fregati della disposizione delle autorità.
Che cosa fare? Certo che affermare semplicisticamente che al primo posto viene l’ordine pubblico e che questo deve essere ripristinato a qualunque costo mi sembra riduttivo e soprattutto indice di persone che non vogliono vedere la piaga che si è aperta; anche aprire un dialogo con questi ragazzi non è facile perché nessuno è in grado di promettere (e soprattutto mantenere) cose di un qualche loro interesse.
E allora? Allora sono cavoli amari come si dice dalle mie parti; e sono tanto più amari in quanto l’espansione delle manifestazioni ad altri teatri è quantomeno probabile e coloro che hanno infamato il povero Mortadella Prodi per averlo detto, commettono un grave errore di sottovalutazione.
Io ripeto quello che ho detto giorni addietro: fatte le debite proporzioni e le differenze insite nei protagonisti, il movimento attuale richiama alla mente quello americano del ’67 e quello francese del ’68: come si difese allora la società? Se ricordate bene, con l’immissione di dosi massicce di droga sul mercato a prezzi “popolari”; specie i negri di San Francisco furono letteralmente rincretiniti dall’eroina e l’incendio andò placandosi poco a poco; la stessa cosa adesso non è praticabile in quanto la droga circola già liberamente ed a prezzi “popolari”, quindi dovranno pensare a qualche altra cosa.
Stiamo a vedere quel che succede!

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