lunedì, novembre 14, 2005
Due donne
Proprio ieri l’altro ho fatto un post sulle donne e sulla loro emancipazione; proprio oggi leggo sui maggiori quotidiani due notizie che le riguardano e – poiché, come detto, entrambe riguardano una donna – le mettono tipograficamente vicine, quasi ad accostarne i singoli significati.
Vediamole queste due donne di cui tanto si parla e poi facciamo – se del caso – qualche commento sopra: la prima è la signora Adele Parrillo, convivente del regista Stefano Rolla, deceduto a Nassirya – dove si trovava per i sopraluoghi per un documentario sulla missione italiana in Iraq – in occasione del noto attentato alle nostre truppe avvenuto il 12 novembre di due anni fa; allo scadere dell’anniversario le Forze Armate hanno organizzato al Vittoriano una messa ed una commemorazione riservata ai familiari dei caduti.
La signora Parrillo, ripeto convivente e non moglie del defunto Rolla, si è presentata insieme agli altri familiari, ma è stata villanamente (a suo dire) respinta ed anche brutalmente strattonata (sempre a suo dire), fino a farla finire a terra.
Molti sono intervenuti in suo favore, a cominciare dal Ministro delle Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, che ha invitato le istituzioni ad essere più attente al dolore; sono belle parole ma temo che lasceranno il tempo che trovano, in quanto dopo un paio di giorni tutti si dimenticheranno e l’unica che ancora si ricorderà dell’accaduto è la povera signora Adele, ennesima vittima dell’ottusa burocrazia che specie nelle Forze Armate deve essere una delle caratteristiche peculiari; una battuta: l’agente che l’ha villanamente cacciata dal Vittoriano è una donna; non si dirà che c’è favoritismi tra donne!
La seconda donna che ha l’onore delle prime pagine si chiama Sajida Al Rishawi ed è una terrorista irachena, che nell’attentato di Amman ha visto morire il marito mentre lei si è salvata perché il suo giubbotto esplosivo non è scoppiato.
La signora Sajida ha confessato – non solo alle autorità di polizia ma anche alle telecamere di mezzo mondo – di essere entrata con il marito nell’hotel Radisson Sas dove era in corso un banchetto di nozze e di essersi divisa da lui per farsi scoppiare uno alla volta; afferma inoltre di aver visto il coniuge saltare in aria – purtroppo insieme a tanti altri invitati e parenti degli sposi (questo lo dico io e non lei) – e di aver cercato di far azionare il meccanismo per il suo giubbotto esplosivo, ma per un cattivo funzionamento, il meccanismo non ha funzionato.
Indovinate cosa ha fatto allora l’ineffabile signora Sapida? È fuggita come tutti gli altri, come i superstiti di questo barbaro e vigliacco attentato, salvo poi dichiarare di fronte alle telecamere: “Mio marito è saltato, mentre io ho fallito, sono fuggita”.
Prima considerazione: possibile che nei paraggi non ci fosse un artificiere che le potesse riparare il giubbotto e, dopo averla accompagnata in un prato isolato, farle provare il meccanismo accomodato.
Seconda considerazione: quale è il motivo che ha spinto il regime giordano a “intervistare” una terrorista ed a immettere questa intervista nel circuito internazionale in modo che quasi tutte le televisioni del mondo potessero metterla in onda?
Colpevoli i giordani, ma colpevoli anche tutti noi che abbiamo acquistato il filmato e successivamente messo in onda: ormai mi sembra che sia stato chiarito che in questi casi l’elemento principale è l’effetto emulazione.
Ho messo insieme queste due donne, ma soltanto per mostrarne le caratteristiche diverse: da una parte una “vedova” che gli altri non vogliono riconoscere, dall’altra una ottusa “vedova” che riesce a vedere soltanto dolore e morte; poveretta, provo per lei soltanto una profonda pietà.
Vediamole queste due donne di cui tanto si parla e poi facciamo – se del caso – qualche commento sopra: la prima è la signora Adele Parrillo, convivente del regista Stefano Rolla, deceduto a Nassirya – dove si trovava per i sopraluoghi per un documentario sulla missione italiana in Iraq – in occasione del noto attentato alle nostre truppe avvenuto il 12 novembre di due anni fa; allo scadere dell’anniversario le Forze Armate hanno organizzato al Vittoriano una messa ed una commemorazione riservata ai familiari dei caduti.
La signora Parrillo, ripeto convivente e non moglie del defunto Rolla, si è presentata insieme agli altri familiari, ma è stata villanamente (a suo dire) respinta ed anche brutalmente strattonata (sempre a suo dire), fino a farla finire a terra.
Molti sono intervenuti in suo favore, a cominciare dal Ministro delle Pari Opportunità, Stefania Prestigiacomo, che ha invitato le istituzioni ad essere più attente al dolore; sono belle parole ma temo che lasceranno il tempo che trovano, in quanto dopo un paio di giorni tutti si dimenticheranno e l’unica che ancora si ricorderà dell’accaduto è la povera signora Adele, ennesima vittima dell’ottusa burocrazia che specie nelle Forze Armate deve essere una delle caratteristiche peculiari; una battuta: l’agente che l’ha villanamente cacciata dal Vittoriano è una donna; non si dirà che c’è favoritismi tra donne!
La seconda donna che ha l’onore delle prime pagine si chiama Sajida Al Rishawi ed è una terrorista irachena, che nell’attentato di Amman ha visto morire il marito mentre lei si è salvata perché il suo giubbotto esplosivo non è scoppiato.
La signora Sajida ha confessato – non solo alle autorità di polizia ma anche alle telecamere di mezzo mondo – di essere entrata con il marito nell’hotel Radisson Sas dove era in corso un banchetto di nozze e di essersi divisa da lui per farsi scoppiare uno alla volta; afferma inoltre di aver visto il coniuge saltare in aria – purtroppo insieme a tanti altri invitati e parenti degli sposi (questo lo dico io e non lei) – e di aver cercato di far azionare il meccanismo per il suo giubbotto esplosivo, ma per un cattivo funzionamento, il meccanismo non ha funzionato.
Indovinate cosa ha fatto allora l’ineffabile signora Sapida? È fuggita come tutti gli altri, come i superstiti di questo barbaro e vigliacco attentato, salvo poi dichiarare di fronte alle telecamere: “Mio marito è saltato, mentre io ho fallito, sono fuggita”.
Prima considerazione: possibile che nei paraggi non ci fosse un artificiere che le potesse riparare il giubbotto e, dopo averla accompagnata in un prato isolato, farle provare il meccanismo accomodato.
Seconda considerazione: quale è il motivo che ha spinto il regime giordano a “intervistare” una terrorista ed a immettere questa intervista nel circuito internazionale in modo che quasi tutte le televisioni del mondo potessero metterla in onda?
Colpevoli i giordani, ma colpevoli anche tutti noi che abbiamo acquistato il filmato e successivamente messo in onda: ormai mi sembra che sia stato chiarito che in questi casi l’elemento principale è l’effetto emulazione.
Ho messo insieme queste due donne, ma soltanto per mostrarne le caratteristiche diverse: da una parte una “vedova” che gli altri non vogliono riconoscere, dall’altra una ottusa “vedova” che riesce a vedere soltanto dolore e morte; poveretta, provo per lei soltanto una profonda pietà.