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venerdì, ottobre 28, 2005

Noi e le Forze dell'Ordine 

Due episodi mi hanno mosso a scrivere questo post: il primo riguarda il barbaro omicidio di un marocchino di 31 anni ai danno di una connazionale, Fatima, di dieci anni più giovane di lui, che ha avuto un prologo attraverso un sms che recitava: “Se non torni con me entro tre giorni ti ammazzo”; avvertita la Polizia da parte della spaventatissima madre della ragazza, sembra che non ci sia stato alcun intervento da parte delle Forze dell’ordine; conclusione della vicenda: il marocchino incontra la ragazza per strada e la uccide a coltellate con una tale violenza da decapitare, quasi, la povera Fatima.
Alcuni commentatori si chiedono: un preventivo intervento della Polizia avrebbe potuto scongiurare l’orrendo delitto? Ovviamente non si può dare una risposta precisa in quanto non esiste la possibilità della cosiddetta “prova contraria”; comunque, rimane il dubbio, specialmente nelle menti dei parenti della ragazza.
Il secondo episodio è accaduto a Firenze, dove due zingare si sono avvicinate a due turisti che passeggiavano tranquillamente per la città, spingendo una carrozzina con un bambino dentro; sembra che le due nomadi abbiano compiuto il gesto di rapire il bambino, ma – scoperti dal padre del piccolo che si è gettato sopra al figlioletto per proteggerlo – si siano date alla fuga, inseguite dalla madre che, incontrati alcuni Vigili Urbani, avrebbe chiesto il loro aiuto sentendosi rispondere che “non potevano fare niente”.
Comunque la vicenda si è conclusa con l’arresto di una delle due donne da parte di alcuni Carabinieri allertati sempre dalla madre che aveva continuato l’inseguimento; sembra comunque che i Vigili – messi sotto accusa all’Assessore competente – smentiscano questa versione e comunque dichiarino che ai Carabinieri sarebbero stati loro a consegnare la rom catturata.
Questi due fatti mi servono unicamente per introdurre un discorso più ampio e precisamente quello che riguarda il rapporto tra il cittadino e le Forze dell’Ordine “finte”, con particolare riferimento a come queste ultime vengono viste e trattate da alcune fiction in voga sulle televisioni: e questi serial sono praticamente quattro, due sui Carabinieri e due sulla Polizia; per i Carabinieri abbiamo “Il Maresciallo Rocca”,con Proietti, molto amato dal pubblico dove i militari sono descritti – a parte il mitico maresciallo – come persone con i loro problemi, ma dediti interamente a curare i problemi degli altri.
L’altra fiction sull’Arma dei Carabinieri è quella con la Marcuzzi e Villaggio, in cui l’elemento investigativo lascia spesso il passo alle vicende – anche sentimentali – dei componenti della Stazione, al comando di una improbabile “marescialla”: anche per questo serial si ha buoni dati di ascolto, il che depone in loro favore.
Per la Polizia abbiamo “Distretto di Polizia”, con una nutrita schiera di bravissimi attori, dalla Pandolfi a Ricky Memphis a Tirabassi: il plot narrativo e simile agli altri serial, con i problemi personali che di volta in volta angustiano uno dei componenti il distretto e che vengono vissuti coralmente anche dagli altri componenti, ma sempre con il dovere anteposto a tutto il resto e quindi ad ogni episodio abbiamo un caso criminale bellamente risolto.
L’altra fiction sulla Polizia è “La squadra”, forse la più sofisticata di tutte, dove oltre alla normale attività investigativa – sempre positiva peraltro – viene presentata una complessa casistica di casi umani, psicologicamente diversi l’uno dall’altro; da notare la grande interpretazione di Wertmuller, che credo sia il figlio della celebre Lina.
Tutto quello che ho detto finora, mi serve per concludere con il famoso pensierino della sera: “forse le immagini della televisione circa le Forze dell’Ordine non corrispondono a quelle che vediamo nella nostra diretta esperienza: ma questo è ovvio, perché la narrazione di un evento non è mai l’evento in se, proprio come l’immagine di una sedia non è una sedia”.

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