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martedì, ottobre 18, 2005

Il virus dei polli 

Dopo essere stato per un paio di post nel “pollaio” della politica, sarà meglio uscire all’aperto, visto anche l’imperversare di questo maledetto virus “H5” che dopo avere mietuto alcune vittime (non molte per la verità) in Oriente, sembra che si stia avvicinando al cuore dell’Europa: l’ultimo caso infatti riguarda la Grecia.
Cerchiamo adesso – con le nostre scarse conoscenze ma con un po’ di buon senso – di dare una sistematina a tutta la vicenda: una delle pochissime certezze che si hanno al momento è che il virus si trasmetta attraverso gli uccelli migratori che seguono le loro immutabili rotte che li portano a svernare nei paesi caldi; questi uccelli che evidentemente sono portatori sani del virus, nelle loro soste oppure in qualche altro modo (tipo la caccia) trasmettono questo virus agli altri volatili che trovano in forma stanziale e che sono poi destinati all’alimentazione umana.
Come primo provvedimento, per cercare di limitare il contatto tra fauna stanziale e migratoria, tutti i paesi europei stanno studiando la possibilità di bloccare la caccia; è ovvio che questo provvedimento deve essere preso da “tutti” i membri della U.E., nessuno escluso, altrimenti si perde l’effetto della limitazione.
Comunque sia, se stiamo al racconto dell’ultimo contagio, la caccia non c’entra poi moltissimo (magari andrebbe abolita per altri motivi), in quanto il focolaio virale è stato scoperto in una piccola fattoria situata su un isolotto a un tiro di schioppo da Chios, dove sono risultati affetti dal famigerato H5 un gruppo di otto dei venti tacchini presenti nell’allevamento; probabilmente un qualche migratore ha sostato nei pressi della fattoria ed ha così trasmesso l’infezione agli animali stanziali; la scoperta è avvenuta a seguito della morte repentina degli otto animali che sembra avvenuta in modo quasi contemporaneo, così da fare allarmare il proprietario che ha fatto intervenire un veterinario, il quale ha scoperto la presenza del virus.
Alcune voci danno per certa una moria di pollame nella vicina Macedonia, rendendo così ancora più intensa la paura dei consumatori; comunque sia, è da notare che l’arrivo del virus nel nostro paese potrebbe essere questione di giorni, dato che Grecia ed Italia sono sullo stesso livello di latitudine e se gli uccelli migratori hanno raggiunto la Grecia alcuni di loro potrebbero essere già arrivati in Italia.
A quanto ho capito, la trasmissione del virus da animale a uomo non è assolutamente automatica, neppure nel caso di ingestione della carne; tra i ceppi dell’H5 sembra che ce ne sia soltanto uno (l’H5N1) che può dare questi problemi; la presenza del virus in un isolotto greco (Inunes il suo nome) potrebbe essere una splendida occasione per sperimentare l’andamento della eventuale epidemia, trattandosi di un microcosmo chiuso – niente e nessuno potrà lasciare l’isola fino a nuovo ordine – che può dare risposte molto interessanti a fini epidemiologici.
In tutti gli stati si straparla a proposito di vaccinazione contro la cosiddetta “influenza aviaria”, ma – in concreto – il vaccino per questa operazione ancora non esiste; una azienda farmaceutica tedesca ha annunciato proprio ieri di avere messo a punto un nuovo vaccino che sembrerebbe aver superato i primi test ed entra adesso nella fase più avanzata della sperimentazione.
Il vaccino appare efficace contro tutti i ceppi dell’H5, anche quelli più virulenti, ma per consegnare il prodotto finito, i ricercatori tedeschi hanno chiesto ancora 60/90 giorni, il che sta ad indicare che ne riparliamo ad anno nuovo.
Intanto i produttori italiani di pollame si affannano a spiegare che i nostri polli sono al di sopra di ogni sospetto: niente da fare, i consumi sono in picchiata.

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