giovedì, ottobre 06, 2005
I Vescovi e il divorzio
E’ in corso a Roma il primo Sinodo dell’era di Papa Benedetto XVI, che vede presenti la bellezza di 241 Vescovi provenienti da tutte le parti del mondo: il tema dell’incontro è l’Eucarestia.
Con questo tema all’ordine del giorno, è ovvio che il discorso – specialmente a latere degli interventi ufficiali – sia scivolato sul divieto di consentire ai divorziati di prendere la Comunione e, da più parti, si è invocata una maggiore apertura verso questo problema che finora le gerarchie della Chiesa – con in testa Ratzinger nella sua vecchia carica di Prefetto per la Congregazione della Fede - hanno sempre affrontato in maniera assolutamente negativa.
Le maggiori pressioni perché la Chiesa riveda la propria posizione, vengono da un vero e proprio esercito di "VIP", sia del campo dello spettacolo e sia di quello politico, anzi – per mettere in grado i Vescovi di esaminare la situazione alla luce di autentiche "realtà storiche" – sarebbe interessante che il Vaticano promuovesse una sorta di "rilevazione statistica" riferita ai visitatori degli ultimi cinque anni ai Pontefici e calcolasse la percentuale di quelli che, essendo divorziati, erano in "grave peccato mortale": tanto per citare un paio di nomi di quelli che mi vengono in mente, sia Berlusconi che Casini sono divorziati e vivono con un'altra donna dalla quale hanno avuto "altri" figli da aggiungere ai precedenti.
E dire che entrambi mi sembra di poterli annoverare tra i più devoti "battiginocchi" della compagnia.
Tra la gente di spettacolo il più scalmanato a chiedere una sorta di "amnistia ecclesiastica" mi è sembrato Pippo Baudo che, all’epoca in cui si mise con Katia Ricciarelli (già lasciata e sostituita, peraltro) era già sposato e aveva una figlia che ora è grandicella: ebbene in virtù di queste circostanze ha avuto diversi problemini, uno dei quali è stato quello di non poter fare il padrino in occasione di un battesimo e, anzi, di essere stato cacciato dalla Chiesa.
Insomma il Pippo Nazionale afferma che la Chiesa del Perdono non può rifiutare questo perdono proprio a coloro che continuano a frequentarla: per inciso, pur non essendo un esperto di catechismo, mi sembra però che a questo discorso manchi un pezzo e cioè, la Chiesa può perdonare, come di fatto avviene col Sacramento della Confessione, ma soltanto se colui o colei che chiede il perdono mostra un autentico pentimento, altrimenti é tutta una manfrina e basta.
Baudo afferma anche un’altra cosa, e questa mi sembra veramente inquietante, e cioè che all’epoca della rottura del suo primo matrimonio, gli fu detto (da chi? il barista oppure un alto prelato?) che il vincolo poteva essere annullato ma soltanto con alcune condizioni da soddisfare: la più importante sarebbe stata quella di affermare alcune cose circa le modalità del matrimonio, tipo costrizione fisica o morale ed altre balle del genere.
Ho detto che quest’ultima dichiarazione di Pippo è inquietante, soprattutto perché fa il paio con quanto affermato da un Padre Sinodale: il divieto della Comunione ai divorziati è un principio che non si tocca, piuttosto si può rivedere alcune norme e rendere più agevoli le pratiche per ottenere il completo annullamento del vincolo e la conseguente possibilità di fare un nuovo matrimonio in Chiesa; tutto come se nulla fosse accaduto!
Spero di aver capito male, altrimenti mi sembra che tutto questo cozzi in modo violento contro la battaglia che il Papa ha mostrato di voler fare nei confronti del "relativismo etico", del quale quello sopra citato mi sembra un esempio da manuale.
Con questo tema all’ordine del giorno, è ovvio che il discorso – specialmente a latere degli interventi ufficiali – sia scivolato sul divieto di consentire ai divorziati di prendere la Comunione e, da più parti, si è invocata una maggiore apertura verso questo problema che finora le gerarchie della Chiesa – con in testa Ratzinger nella sua vecchia carica di Prefetto per la Congregazione della Fede - hanno sempre affrontato in maniera assolutamente negativa.
Le maggiori pressioni perché la Chiesa riveda la propria posizione, vengono da un vero e proprio esercito di "VIP", sia del campo dello spettacolo e sia di quello politico, anzi – per mettere in grado i Vescovi di esaminare la situazione alla luce di autentiche "realtà storiche" – sarebbe interessante che il Vaticano promuovesse una sorta di "rilevazione statistica" riferita ai visitatori degli ultimi cinque anni ai Pontefici e calcolasse la percentuale di quelli che, essendo divorziati, erano in "grave peccato mortale": tanto per citare un paio di nomi di quelli che mi vengono in mente, sia Berlusconi che Casini sono divorziati e vivono con un'altra donna dalla quale hanno avuto "altri" figli da aggiungere ai precedenti.
E dire che entrambi mi sembra di poterli annoverare tra i più devoti "battiginocchi" della compagnia.
Tra la gente di spettacolo il più scalmanato a chiedere una sorta di "amnistia ecclesiastica" mi è sembrato Pippo Baudo che, all’epoca in cui si mise con Katia Ricciarelli (già lasciata e sostituita, peraltro) era già sposato e aveva una figlia che ora è grandicella: ebbene in virtù di queste circostanze ha avuto diversi problemini, uno dei quali è stato quello di non poter fare il padrino in occasione di un battesimo e, anzi, di essere stato cacciato dalla Chiesa.
Insomma il Pippo Nazionale afferma che la Chiesa del Perdono non può rifiutare questo perdono proprio a coloro che continuano a frequentarla: per inciso, pur non essendo un esperto di catechismo, mi sembra però che a questo discorso manchi un pezzo e cioè, la Chiesa può perdonare, come di fatto avviene col Sacramento della Confessione, ma soltanto se colui o colei che chiede il perdono mostra un autentico pentimento, altrimenti é tutta una manfrina e basta.
Baudo afferma anche un’altra cosa, e questa mi sembra veramente inquietante, e cioè che all’epoca della rottura del suo primo matrimonio, gli fu detto (da chi? il barista oppure un alto prelato?) che il vincolo poteva essere annullato ma soltanto con alcune condizioni da soddisfare: la più importante sarebbe stata quella di affermare alcune cose circa le modalità del matrimonio, tipo costrizione fisica o morale ed altre balle del genere.
Ho detto che quest’ultima dichiarazione di Pippo è inquietante, soprattutto perché fa il paio con quanto affermato da un Padre Sinodale: il divieto della Comunione ai divorziati è un principio che non si tocca, piuttosto si può rivedere alcune norme e rendere più agevoli le pratiche per ottenere il completo annullamento del vincolo e la conseguente possibilità di fare un nuovo matrimonio in Chiesa; tutto come se nulla fosse accaduto!
Spero di aver capito male, altrimenti mi sembra che tutto questo cozzi in modo violento contro la battaglia che il Papa ha mostrato di voler fare nei confronti del "relativismo etico", del quale quello sopra citato mi sembra un esempio da manuale.