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domenica, ottobre 02, 2005

Bin Laden continua con gli attentati 

Proprio ieri parlavamo di Osama Bin Laden ed oggi siamo costretti a replicare, dato che nell’Isola di Bali i suoi adepti – visto che Allah non provvedeva a qualche catastrofe naturale – ci hanno pensato di persona mettendo tre bombe in un breve lasso di tempo e provocando così una trentina di morti e un centinaio di feriti.
Ovviamente, sia i morti che i feriti sono nella stragrande maggioranza dei turisti stranieri, in particolare australiani, che in questo periodo affollano la bella isola indonesiana, alla ricerca di sole, spiagge tropicali e tranquillità.
Se vogliamo cercare il motivo per il quale Al Qaeda scatena questi attentati non solo contro gli occidentali ma anche contro gli interessi di paesi a maggioranza islamica, dobbiamo fare un passo indietro e ricercare gli obiettivi della rete terroristica.
Come ho già avuto modo di affermare da oltre un anno a questa parte, l’obiettivo di Bin Laden è nient’altro che la ricostituzione del "califfato", intendendo con questa parola un regno il più ampio possibile, ma il cui nucleo fondante non è in Occidente ma in Oriente (Medio ed Estremo).
Per rifondare questo califfato che venne sbriciolato dai "crociati" prima e successivamente dalla dissoluzione dell’Impero turco, Bin Laden deve per prima cosa tenere in grossa fibrillazione le nazioni a prevalenza islamica ma che sono ormai entrate nell’orbita del benessere occidentale.
E la prima fonte di benessere – se escludiamo i proventi petroliferi nei quali c’è lo zampino dello stesso Bin Laden – è rappresentata sicuramente dal turismo ed è proprio in quei luoghi che piovono le bombe di Al Qaeda: non ci dimentichiamo che il più recente attentato messo in piedi in un paese islamico è avvenuto in Egitto, a Sharm El Sheik, famoso e rinomato luogo di affluenza turistica, non solo di occidentali ma anche giapponesi, coreani, ecc.
Tutto questo a dimostrazione che si vuole affossare l’economia di queste nazioni basata sul "peccaminoso" turismo di massa e sicuramente inviso alla mentalità contorta e squallidamente integralista del nostro Osama.
Qualcuno dei miei lettori si ricorderà che una quindicina di giorni fa ha debuttato nello sconfinato mondo di Internet un telegiornale di Al Qaeda; avrete notato come ha iniziato le trasmissioni il lettore delle notizie, completamente bendato e con il mitra sul tavolo? Ha annunciato che quello era il primo telegiornale del "califfato", presentando così a tutto il mondo la creatura di Bin Laden e contemporaneamente l’obiettivo finale del terrorista islamico.
Contrastare un tale avversario mi sembra molto difficile, specie per il nostro "molliccio" mondo occidentale, al quale anche gli orientali che cercano di progredire fanno riferimento (Indonesiani, Egiziani, ecc.); mentre gli islamici – forse non tutti ma sicuramente molti – hanno come obiettivo la conquista del potere e la conseguente "felicità" in terra, a noi resta soltanto una blanda strategia difensiva che richiede un enorme dispendio di energie e di denari e non produce niente di buono.
Come fare a sconfiggere i terroristi? Anzitutto rendersi conto con precisione della situazione e non continuare a nascondersi dietro le solite frasi fatte tipo "portiamogli il benessere e smetteranno di fare gli attentati" ed altre del genere, perché il problema sta tutto da un’altra parte, perché anzi cerchiamo di capire che è proprio questo benessere che viene combattuto da Al Qaeda.
E allora? Ripeto: cominciamo con il chiamare le cose con il loro nome, poi da lì partire!

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