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giovedì, ottobre 27, 2005

Ancora sui bambini, ma di vario colore 

In un mio post di alcuni giorni fa, descrivevo l’aberrante rapporto che veniva ad istaurarsi tra adulti e infanzia, nella Cina e in Africa; tutti voi avrete pensato che non c’era da preoccuparsi oltre misura, poiché in fin dei conti stavamo parlando di paesi del terzo mondo, non ancora sviluppati né sotto il profilo industriale e neppure in quello civile (inteso come civiltà), da noi queste cose – o similari – non succedono.
Se è così che la pensate, adesso vi racconto quello che è apparso sulla stampa di questi giorni a proposito di un caso avvenuto nelle “civilissime” Belgio e Olanda (ricordate: quelle che ci ammannivano, in sede di Unione Europea, lezioni di civiltà!).
Allora, la nostra storia ha inizio quando una coppia di coniugi olandesi “commissiona” un bambino ad una ragazza belga; l’operazione ha felice esito e nasce una bambina – di nome (fittizio) Donna – che, secondo i patti dovrebbe essere consegnata alla coppia che l’ha ordinata, al prezzo di dieci mila euro; la ragazza però ha una brillante idea: perché non aprire un’asta tra altre coppie (ovviamente anche omosessuali) interessate ad avere questa bambina.
La “madre” (non mi sembra la parola esatta ma non ne trovo altra sul momento) riesce a spuntare quindici mila euro – con un guadagno quindi del 50% sul “prezzo originario” – da questa asta surrettizia e quindi si decide a consegnare la bambina ai vincitori (per la cronaca un’altra coppia olandese), quando la magistratura belga blocca l’operazione in base alla legge che vieta il traffico di esseri umani.
La coppia olandese promuove un’azione di opposizione alle decisioni del giudice belga, il quale, per il momento, ha affidato la bambina – udite, udite!! – al padre biologico;evidentemente all’interno del tribunale belga qualcuno si deve essere ricordato che per mettere al mondo un bambino ci vuole anche un uomo che fornisca il cosiddetto “semino”.
Questo signore, del quale le cronache non riportano alcun dato, è comunque colui che ha collaborato alla “messa in cantiere” della piccina; resta da chiedersi se quell’atto era motivato da un rapporto di amore con la ragazza belga oppure da una mera necessità di compiere “un lavoro”, al termine del quale si viene retribuiti.
Magari poi la bimba crescerà sana sia fisicamente che mentalmente, magari Donna sarà una campionessa a scuola o negli altri posti che frequenterà, magari avrà una serenità ed una obiettività da manuale, ma a questo punto dell’esperienza io – se mi permettete – nutro forti dubbi.
Ma aggiungo una cosa in più, che magari farà arricciare il naso ad alcuni tra i miei lettori: tra coloro che “acquistano” bambini o bambine per sottoporli a violenze o a pratiche di natura sessuale e coloro invece che li “acquistano” per crescerli amorevolmente, ma allo steso modo di come si accudisce un cane o un quadro comprato ad un’asta, non riesco a trovarci una grande differenza, se non sotto il profilo operativo.
I figli nascono come risultato dell’amore tra un uomo ed una donna; nel caso malaugurato che questo rapporto non sia produttivo, neppure con tutte le accortezze e le tecnologie moderne, si ricorre all’adozione, ma questa deve essere in forma “cieca”, cioè non preceduta da scelte o da desideri specifici, allo stesso modo di come si fa per quella “cosa” che cresce nella pancia della mamma: si spera che sia così e colà, ma poi si prende in qualunque modo esca fuori
Tutto quello che è diverso da ciò, mi sembra che vada contro ogni forma della natura, che ha dato all’uomo ed alla donna la facoltà di “generare”: questo è il maggior dono che la natura ci ha fatto; cerchiamo di utilizzarlo nel modo giusto.

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