giovedì, settembre 15, 2005
La pandemia
Impropriamente stiamo dando la colpa della prossima (?) pandemia ai polli, quando invece essi non sono colpevoli – almeno per il momento – o se lo sono, non abbiamo ancora le prove per dimostrarlo.
Andiamo con ordine e chiariamo anzitutto cosa s’intende per “pandemia”: il termine deriva dal greco pandémia, cioè “tutto il popolo”, e sta ad indicare una epidemia con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti.
L’allarme è stato lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che – attraverso freddi calcoli statistici e non con prove del virus – avverte che “sono ormai passati 40 anni dall’ultima pandemia e i tecnici della materia si attendono un nuovo evento a breve termine; forse non sarà il virus dei polli – il famigerato H5N1 che dal 1997 tiene banco con i polli di provenienza orientale, Cina e Paesi vicini – forse sarà un nuovo virus, ma dobbiamo tenere alte le difese e non farci trovare impreparati”.
Quindi se ho capito bene, non ci sono prove che il virus dei polli, quello che uscì nel 1997 con il nome SARS e che è ricomparso nel 2003, sia colui che provocherà la pandemia del ventunesimo secolo.
Ricorderete che l’infezione aviaria (cioè prodotta da uccelli) colpì nel ’97 facendo 6 morti e si ripresentò nel 2003 con 63 morti, tutti nell’area cinese: direi che gli incidenti stradali che avvengono nella sola Italia in un fine settimana fanno più vittime.
Ciò premesso, la situazione del pollame è attualmente la seguente: il prezzo è crollato totalmente, mentre le voci – di provenienza ministeriale non degli amici del Bar Sport – parlano addirittura di 16 milioni di potenziali contagi entro l’anno (ma chi glielo ha detto?) e sulla scorta di tutto questo allarmismo sono state ordinate 6 milioni di dosi di vaccino subito e altre 20 milioni entro l’anno.
È ovvio che non si trova un cane che abbia il coraggio di affermare che sono tutte sciocchezze, anzitutto perché “non si sa mai” e poi perché nessuno ha voglia di inimicarsi i potenti.
La frase ricorrente è questa: “sulla pandemia è bene non fasciarsi la testa ma essere prontissimi; se si aspetta a ordinare le,scorte di vaccino all’ultimo momento, quando il virus avrà fatto il salto di specie e a trasmettersi da uomo a uomo, potrebbe essere tardi”.
Commento: con questo discorso che oltre ad essere allarmistico mi sembra che rasenti la fantascienza, come si fa a non fasciarsi la testa; inoltre, chi è autorizzato a fare le ordinazioni di vaccino, le può fare tranquillamente, ricevendo nella mano destra la consueta mazzetta e nella sinistra le lodi della comunità.
E intanto il prezzo del pollo è ai minimi storici, direi quasi che lo regalano; è venuto in mente a nessuno che se anche per i polli ci fosse la cosiddetta filiera della produzione e di questa ci si potesse fidare, il problema verrebbe risolto con il consumo esclusivamente di carni bianche nate ed allevate nel nostro paese?
Oppure non si può fare perché sembrerebbe un ritorno all’autarchia?
Andiamo con ordine e chiariamo anzitutto cosa s’intende per “pandemia”: il termine deriva dal greco pandémia, cioè “tutto il popolo”, e sta ad indicare una epidemia con tendenza a diffondersi rapidamente attraverso vastissimi territori o continenti.
L’allarme è stato lanciato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che – attraverso freddi calcoli statistici e non con prove del virus – avverte che “sono ormai passati 40 anni dall’ultima pandemia e i tecnici della materia si attendono un nuovo evento a breve termine; forse non sarà il virus dei polli – il famigerato H5N1 che dal 1997 tiene banco con i polli di provenienza orientale, Cina e Paesi vicini – forse sarà un nuovo virus, ma dobbiamo tenere alte le difese e non farci trovare impreparati”.
Quindi se ho capito bene, non ci sono prove che il virus dei polli, quello che uscì nel 1997 con il nome SARS e che è ricomparso nel 2003, sia colui che provocherà la pandemia del ventunesimo secolo.
Ricorderete che l’infezione aviaria (cioè prodotta da uccelli) colpì nel ’97 facendo 6 morti e si ripresentò nel 2003 con 63 morti, tutti nell’area cinese: direi che gli incidenti stradali che avvengono nella sola Italia in un fine settimana fanno più vittime.
Ciò premesso, la situazione del pollame è attualmente la seguente: il prezzo è crollato totalmente, mentre le voci – di provenienza ministeriale non degli amici del Bar Sport – parlano addirittura di 16 milioni di potenziali contagi entro l’anno (ma chi glielo ha detto?) e sulla scorta di tutto questo allarmismo sono state ordinate 6 milioni di dosi di vaccino subito e altre 20 milioni entro l’anno.
È ovvio che non si trova un cane che abbia il coraggio di affermare che sono tutte sciocchezze, anzitutto perché “non si sa mai” e poi perché nessuno ha voglia di inimicarsi i potenti.
La frase ricorrente è questa: “sulla pandemia è bene non fasciarsi la testa ma essere prontissimi; se si aspetta a ordinare le,scorte di vaccino all’ultimo momento, quando il virus avrà fatto il salto di specie e a trasmettersi da uomo a uomo, potrebbe essere tardi”.
Commento: con questo discorso che oltre ad essere allarmistico mi sembra che rasenti la fantascienza, come si fa a non fasciarsi la testa; inoltre, chi è autorizzato a fare le ordinazioni di vaccino, le può fare tranquillamente, ricevendo nella mano destra la consueta mazzetta e nella sinistra le lodi della comunità.
E intanto il prezzo del pollo è ai minimi storici, direi quasi che lo regalano; è venuto in mente a nessuno che se anche per i polli ci fosse la cosiddetta filiera della produzione e di questa ci si potesse fidare, il problema verrebbe risolto con il consumo esclusivamente di carni bianche nate ed allevate nel nostro paese?
Oppure non si può fare perché sembrerebbe un ritorno all’autarchia?