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lunedì, settembre 12, 2005

Il disastro di New Orleans 

Gli americani dovrebbero cancellare il mese di settembre dal normale calendario: due anni fa il dramma delle Twin Towers, adesso – o meglio nella prima decade del mese – il disastro di New Orleans, con una città che poteva essere considerata “la perla francese nel profondo sud americano” che sta per scomparire o comunque per essere snaturata sia sotto il profilo architettonico che antropologico.
Cosa è accaduto in concreto: il ciclone “Katrine” è passato come un’onda anomala su quella zona del sud ed ha lasciato dietro di se lutti e distruzioni.
Si dirà: ma non lo sapevano che stava arrivando? Ma se viene disegnata la rotta della tempesta con una precisione assoluta, perché è potuto accadere questo?
Ritengo – ma lo dico senza una precisa cognizione di causa – che i motivi siano due: da una parte la sottovalutazione dell’evento e della sua forza distruttrice, dall’altra la disorganizzazione e la pochezza dei mezzi inviati a soccorrere la popolazione.
Per quanto riguarda il primo aspetto non ho elementi per giudicare le motivazioni che stanno alla base di questo atteggiamento, ma di sicuro la gente ha sottovalutato l’impatto del ciclone e, soprattutto, ha sopravalutato il grado di resistenza delle strutture abitative della città, quasi tutte realizzate in legno.
In merito al secondo aspetto del problema – pochi e disorganizzati i mezzi di soccorso – mi sembra che sia un dato di fatto: soltanto dopo “giorni” dal tragico evento, la popolazione provata ha visto qualche soldato o qualche volontario delle O.N.G. che timidamente faceva capolino alla periferia della città.
Sarebbe facile fare una sorta di teorema: dato che le forze armate americane sono impegnate al massimo grado nella altrettanto tragica vicenda irachena, non sono rimasti in patria dei nuclei operativi che possano dare affidabilità in caso di catastrofe nazionale come è questa.
Ripeto, sarebbe facile, ma debbo ammettere che è anche vero; infatti, sono stati carenti addirittura i mezzi di trasporto, in quanto usati prevalentemente nell’inferno di Bagdad e da lì non ritirabili; sembra un assurdo, ma i mezzi abnormi per numero e qualità, impiegati in Iraq hanno contribuito alle carenze che ci sono state nella fase degli aiuti a New Orleans; e non mi si venga a dire che la Commissione d’Inchiesta appositamente nominata da Bush e da lui stesso presieduta, possa fare luce su questo dramma e possa trovare motivazioni diverse da queste.
La stampa poi ha fatto il resto, inviando dalla città della Louisiana dei reportage pieni di colore, ma soprattutto pieni di sangue; ma non poteva essere diversamente, poiché l’immagine dei corpi degli annegati mangiati dai coccodrilli è troppo suggestiva per non essere usata a più riprese.
Se vogliamo trarre un pensierino conclusivo sulla vicenda possiamo affermare che “La Natura” ha voluto mostrare a tutti che la sua potenza è mille volte superiore a qualunque altra forma di potenza e che con lei non si scherza.
Comunque sia, l’umanità sta rischiando di perdere uno dei suoi tesori – la particolarità di New Orleans è unica – e forse stiamo rischiando una catastrofe etnografica dalle proporzioni non facilmente prevedibili; lo stesso discorso – chi non è più giovanissimo lo ricorderà – venne fatto per l’allusione a Firenze nel 1966, ma lì le condizioni architettoniche erano diverse e dopo qualche mese tutto tornò alla normalità; a New Orleans questo non potrà accadere, sarà indispensabile una accurata e costosissima ricostruzione ambientale.
Con il bilancio tutto dedito alle forze armate, ci sarà spazio per questo recupero?

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