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martedì, settembre 13, 2005

Eroi lasciati soli per stare con gli onorevoli 

Vi voglio raccontare un fatto, che viene riportato dalla stampa ma non con lo spazio dovuto: un piccolo commerciante di un paesino vicino a Castrovillari – tale Eugenio Ciliberti – è stato incriminato dalla Procura del capoluogo per omicidio e messo, per il momento, agli arresti domiciliari; è accusato di avere ucciso un boss della malavita locale – tale Gabriella – che lo taglieggiava da molto tempo, ricorrendo a vandalismi e minacce di morte. La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata forse la violenza subita – un pugno alla testa – che gli ha fatto perdere completamente le staffe e non ci ha visto più: ha estratto la pistola ed ha sparato, uccidendo sul colpo il Gabriella.
Premesso che il Ciliberti aveva denunciato alla Polizia le violenze e le soperchierie che stava subendo, mi auguro che in sede processuale egli venga assolto con formula piena, perché la pistolettata non è altro che la risposta di un uomo disperato – e lasciato solo da tutti, lo Stato in testa - alle tante provocazioni del boss violento.
Questa vicenda mi ricorda quella di Francesco Richichi di un paesino in provincia di Catania , di professione benzinaio, che tempo fa aveva resistito alle minacce ed alle violenza della mafia locale, nonostante subisse quasi quotidianamente le prepotenze dei “picciotti” e regolarmente facesse denuncia alla Polizia. Un bel giorno due inviati della mafia giunsero al suo distributore di benzina con l’incarico di impartirgli una lezione, ma Richichi è stato più svelto di loro e li ha uccisi entrambi; da allora sullo spiazzo antistante il distributore era stato disegnata una grande croce nera sulla quale tutti i giorni veniva appoggiato un mazzo di fiori: il tutto andò avanti fino a quando il povero benzinaio non è uscito di prigione ed è stato fulminato da due colpi di lupara.
Cos’è che accomuna questi due fatti, apparentemente così dissimili tra loro?
A mio modo di vedere l’indifferenza dello Stato verso la povera gente, quella gente che “non conta niente”, quella gente che è destinata a fare la fine del vaso di coccio tra i vasi di ferro.
Poiché non credo che questa indifferenza derivi da uno specifico “partito preso” delle Forze dell’Ordine, ritengo che la motivazione reale sia quella della scarsità di uomini e mezzi, scarsità dovuta in gran parte alle imponenti scorte che vengono fornite a parlamentari e famiglie degli stessi e utilizzate per andare a fare la spesa, recarsi a casa dell’amante oppure al cinematografo: insomma tutti impegni istituzionali!
Questi “poveri diavoli” che vengono abbandonati, lasciati soli in questo mondo di lupi hanno a loro disposizione soltanto le proprie forze e – poiché chi subisce non ha il dovere di controllare le proprie emozioni – queste reazioni portano a tragedie in entrambi i sensi.
In pratica, in questi due casi gli uccisori non hanno fatto altro che surrogarsi allo Stato che – sempre latitante – in questi casi lo è stato in modo particolare perché, addirittura avvertito di quello che stava succedendo, non ha trovato il modo di intervenire per tutelare l’onesto.
Seguiamo tutti insieme quello che succederà a Ciliberti e speriamo che venga presto restituito alla libertà piena ed alla proprio piccolo commercio ed alla sua famiglia.
Se lo dovessero condannare sarebbe un aggiungere il danno alla beffa!

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