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mercoledì, agosto 24, 2005

Ma le squadre di calcio rendono soldi? 

E’ una domanda che mi pongo da tanto tempo e ancora non sono riuscito a darmi una risposta, anche se alcuni indizi mi farebbero ritenere che….
Ma andiamo per ordine, e facciamo una breve cronistoria di quello che era e di quello che è adesso il cosiddetto calcio di vertice: dunque, una volta, diciamo fino alla metà circa degli anni sessanta, il Presidente di una società di calcio era uno della città rappresentata dalla squadra, un tipo benestante, in molti casi addirittura ricco, che decideva di "darsi visibilità" rimettendoci un po’ di quattrini, ma di quella squadra era un tifoso sfegatato, uno che se non fosse stato nella posizione che era, avrebbe visto le partite insieme agli ultras delle curve.
Poco dopo arriva la novità in virtù della quale le società calcistiche si dovevano costituire in strutture di capitali (S.p.A.), nelle quali c’era ovviamente un Presidente ed un Consiglio di Amministrazione; alcune di queste si sono fatte addirittura quotare in borsa, sperando di raccattare altro denaro ai tifosi che diventavano così anche investitori.
Al momento attuale le società di calcio sono delle aziende "anomale" – per usare un eufemismo – tutte in perdita, che vengono vendute (il pacchetto di maggioranza) ad un prezzo tutto particolare: la percentuale di debiti che si accolla l’acquirente è il costo dell’operazione.
Prendiamo il caso della Lazio, passata da Cragnotti – inseguito dall’autorità giudiziaria, ma per altra faccenda – a tale Lotito, il quale sembra che si sia assunto i debiti verso lo Stato (IRPEF, INAIL ed altre) trovando una soluzione a dir poco geniale: è stato infatti il primo che ha stipulato un accordo con l’Agenzia delle Entrate allo scopo di rateizzare il suo debito che ammontava a un centinaio di milioni di euro e sapete in quanto tempo pagherà queste tasse arretrate? In ben 23 anni!
Questa forma di rateizzazione è realmente prevista dalla normativa, ma solo per Aziende che possono dimostrare la validità della produzione, oppure hanno beni mobili ed immobili ed altre cose del genere; insomma il tutto è fatto con una certa oculatezza. Per le squadre di calcio invece sembra che non si faccia nessun controllo del genere, poiché le società sportive, in genere, "possiedono" soltanto gli atleti, i quali sono ovviamente soggetti a svalutazione con il passare dell’età e per effetto di eventuali infortuni: figuriamoci chi saranno i giocatori in campo per la Lazio tra 23 anni! Sarei proprio curioso di vederlo.
Ma non basta: in questi giorni la gloriosa squadra del Torino – in passato onusta di gloria – è stata dichiarata fallita e pertanto, con un marchingegno messo a punto dalla FIGC, ne è stata fondata un’altra alla quale passa il titolo sportivo, sia pure con alcune categorie di penalizzazione.
Per mettere in piedi dal nulla una squadra di calcio – sia pure di Serie C – occorrono diversi quattrini e quindi si sono mosse le autorità politiche (Sindaco in testa) per cercare qualche riccone: era stato interpellato - e sembrava interessato – l’editore Cairo, quando spunta fuori indovinate chi? Ma sì, proprio lui, l’immercescibile Lotito insieme al palazzinaro Mezzaroma, entrambi romani, che si dichiarano disposti a rilevare la neonata società, un po’ come avvenne per la Fiorentina con Della Valle (marchigiano), per il Genoa con Preziosi (comasco), per il Livorno con Spinelli (genovese) ed altri ancora che potrei citare.
Ed eccoci alla domanda finale: questi signori che si mettono a fare i presidente non lo fanno certo per spirito d’affezione verso la città in quanto abitano da tutt’altra parte e quindi mi parrebbe assai strano un amore sviscerato verso la squadra di una città che frequentano soltanto la domenica; mi chiedo allora quale sia lo scopo di investire in squadre di calcio. Poiché mi sembrano tutti signori accorti e pieni di giudizio, mi viene da pensare che con il calcio ci si guadagni. Se così è guai a chi concede rateizzazioni ed aiuti in genere, poiché il settore mi sembra in salute, altro che storie!

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