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martedì, luglio 19, 2005

Zibaldone n.9/2005 

E’ un po’ di tempo (circa due mesi) che non faccio uno zibaldone, così mi sono deciso a riprendere la tradizione e occuparmi di due argomenti nello stesso post.
Il PRIMO si riferisce ad una cosa sentita da un amico: è la storia di un agente di P.S. che al momento di andare in pensione si è recato a salutare il funzionario suo superiore in Questura e gli ha detto pressappoco così: “Caro dottore, prima di andarmene in pensione vorrei proporle una mia idea: perché non mandiamo le nostre pattuglie dislocate sul territorio a controllare i documenti di tutti gli extracomunitari che si aggirano in città facendo le attività più strane tipo lavavetri, chiedere l’elemosina, vendere giornali, ecc.? Se non altro avremmo una sorta di mappatura circa la presenza di questi individui nella nostra città”
Il funzionario, dopo averlo ringraziato per la cortesia usatagli nel venire a salutarlo, a proposito della proposta avanzata ha così replicato: “Mio caro amico, ma chi ce lo fa fare, anzitutto dovremmo chiedere uno speciale permesso al Ministero motivando in qualche modo questa nostra attività, secondariamente dovremmo metterci d’accordo con la Magistratura (e tu ben sai le difficoltà) e infine – poiché il 90% dei fermati sono o privi di documenti o “clandestini” – dovremmo metterli in prigione in attesa di regolare processo che possa rendere esecutivo un ordine di espulsione e tu sai bene che le nostre carceri sono al limite del collasso, non c’è proprio più posto, quindi, come vedi, non c’è niente da fare; grazie ancora e buona pensione”.
In conclusione, un controllo capillare del territorio viene vanificato dalla carenza delle strutture carcerarie; ora ci sarebbe da chiedersi per quale motivo questo problema non viene affrontato una volta per tutte e non si inizi un programma per la costruzione di stabilimenti di pena che possano ovviare alla ricorrente tiritera “è inutile fare questo o quello, tanto non c’è posto in prigione”.
Mi sembrerebbe tanto semplice, ma forse è troppo semplice e allora mi viene da pensare che c’è sotto qualcosa.
Il SECONDO argomento riguarda la strombazzata scalata da parte di Unipol alla BNL in contrapposizione al Banco di Bilbao; a questo proposito mi viene subito in mente che se questa BNL ha così tanti pretendenti i casi sono due: o ha veramente tanti utili da remunerare con dovizia il capitale investito, oppure “gatta ci cova”, cioè esistono degli interessi al di fuori della logica finanziaria.
A proposito di Unipol, è bene precisare che la compagnia di assicurazioni è diretta emanazione delle Coop, una volta si diceva che ne era la cassaforte, adesso non si può più; mi domando quale sia l’interesse “sociale” che possa esserci alla base di questa scalata; questo perché l’aspetto “sociale” sprizza da tutti i pori della struttura cooperativistica: ricordate lo slogan “la Coop sei tu, chi può darti di più”.
L’operazione – è bene che i “sinceri” soci Coop se lo mettano bene in testa – è una pura speculazione finanziaria, tipo quella di Ricucci alla RCS o altre che se ne sono viste in giro; con in più l’aggravante che non avendo Unipol i due miliardi di Euro in contanti per pagare gli aderenti all’O.P.A., sarà costretta a ricorrere alla Banche, in particolare quelle straniere e in particolarissimo una giapponese che già detiene parte del capitale Unipol; quindi si arriverà ad una banca italiana (la BNL) che dopo tutte le polemiche sulla partecipazione spagnola, sarà almeno in parte detenuta da capitali giapponesi: bella operazione, non c’è che dire!!
I soci Coop spero che si ricorderanno la famosa affermazione di Marx, ripresa poi sia da Lenin e sia da Gramsci che diceva, pressappoco: “l’economia e la finanza sono delle scienze create dal padrone per fregare l’operaio”. Sarà vero??

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