lunedì, luglio 25, 2005
Un libro interessante sul multiculturalismo
Con il proliferare degli attentati, dei kamikaze, delle bombe e dei tanti discorsi sulla necessità di integrare l’”estraneo” nella nostra civiltà, mi è venuta in mente una frase di Giovanni Sartori, professore di Storia della Politica in diverse Università americane; in un suo libro, apparso prima dell’11 settembre del 2003, in quanto edito nel 2000, Sartori afferma che “il musulmano non si integra, basti pensare che in India l’Islam arrivò 13 secoli fa, eppure quando gli Inglesi se ne andarono, dovettero smembrare il paese in tre (India, Pakistan e Bangladesh) perché indù e musulmani si scannavano, come del resto continuano a fare ancora adesso”.
Il libro – ripeto: edito nel 2000, cioè in tempi non sospetti - che consiglio ai miei lettori è “Pluralismo, multiculturalismo ed estranei: saggio sulla società multietnica” e credo sia il migliore strumento per ricacciare in gola tutte le fesserie che sentiamo dire all’indomani di ogni attentato, anche da persone di una certa cultura e di grande esperienza che avrei fatto più intelligenti.
Da questo “strumento” e da alcune interviste sulla materia, vorrei estrapolare alcuni concetti e comincio subito da quello che Sartori afferma circa il rapporto tra Islam e democrazia (concetto che, modestamente, ho già affermato varie volte): “Islam e democrazia liberale sono agli antipodi; la volontà di Dio è il nemico, l’esatto contrario della volontà del popolo; pertanto una immigrazione musulmana massiccia e incontrollata è un rischio mortale per l’Occidente”.
E fin qui mi sembra tutto molto chiaro e, andando avanti, Sartori ha da ridire anche sul concetto che la nostra economia abbia bisogno di lavoratori extracomunicari a basso prezzo; a questo proposito conferma che “diventando cittadini europei non sarebbero più a basso prezzo, o lo sarebbero per poco tempo; comunque sia, mettersi in casa delle persone che ti sono nemiche, dei contro-cittadini, significa risolvere (forse) un problema economico e crearne uno di convivenza culturale e civile”.
Ed a proposito della possibilità di integrazione, Sartori si dice scettico almeno per quanto riguarda la prima generazione, mentre nella seconda la scuola può fare molto; “certo una scuola laica: vanno vietate le scuole islamiche (anche se la Chiesa con poca lungimiranza non è contraria, pur di aumentare quelle cattoliche). E occorre stare molto attenti con le Moschee: luoghi di culto ma anche di indottrinamento e di fanatizzazione.
Circa la possibilità di concedere il voto e la cittadinanza, Sartori è nettamente contrario: “Per carità, questa e solo demagogia, esibizionismo ideologico. Nelle attuali condizioni di surriscaldamento dell’Islam, la cittadinanza e il voto creerebbero dei contro-cittadini che rivendicherebbero un loro sotto-Stato di matrice teocratica”.
Ed alla domanda se sia lecito ridurre i diritti democratici per combattere il terrorismo, Sartori risponde affermativamente, aggiungendo che “sempre durante le guerre ci sono limitazioni alle libertà. E ora siamo in guerra con il terrorismo. Dopo le guerre, nelle democrazie, questi diritti tornano. Le misure che possono ridurre alcuni diritti mi spaventano meno degli uomini-bomba”.
Vorrei concludere con un concetto che Sartori esprime circa la regolamentazione dell’immigrazione: “Ci vogliono controlli e filtri molto seri: dall’Africa potrebbero arrivare in Europa 200 milioni di persone, secondo alcune stime. E quindi non ci possiamo permettere porte semi aperte o, peggio ancora, spalancate”.
Trovare questi concetti espressi da un personaggio come Giovanni Sartori, dotto professore emerito, uomo di sinistra e forse anche un poco oltre, è per me motivo di grande soddisfazione in quanto le sue parole coincidono quasi alla perfezione con il mio pensiero.
Il libro – ripeto: edito nel 2000, cioè in tempi non sospetti - che consiglio ai miei lettori è “Pluralismo, multiculturalismo ed estranei: saggio sulla società multietnica” e credo sia il migliore strumento per ricacciare in gola tutte le fesserie che sentiamo dire all’indomani di ogni attentato, anche da persone di una certa cultura e di grande esperienza che avrei fatto più intelligenti.
Da questo “strumento” e da alcune interviste sulla materia, vorrei estrapolare alcuni concetti e comincio subito da quello che Sartori afferma circa il rapporto tra Islam e democrazia (concetto che, modestamente, ho già affermato varie volte): “Islam e democrazia liberale sono agli antipodi; la volontà di Dio è il nemico, l’esatto contrario della volontà del popolo; pertanto una immigrazione musulmana massiccia e incontrollata è un rischio mortale per l’Occidente”.
E fin qui mi sembra tutto molto chiaro e, andando avanti, Sartori ha da ridire anche sul concetto che la nostra economia abbia bisogno di lavoratori extracomunicari a basso prezzo; a questo proposito conferma che “diventando cittadini europei non sarebbero più a basso prezzo, o lo sarebbero per poco tempo; comunque sia, mettersi in casa delle persone che ti sono nemiche, dei contro-cittadini, significa risolvere (forse) un problema economico e crearne uno di convivenza culturale e civile”.
Ed a proposito della possibilità di integrazione, Sartori si dice scettico almeno per quanto riguarda la prima generazione, mentre nella seconda la scuola può fare molto; “certo una scuola laica: vanno vietate le scuole islamiche (anche se la Chiesa con poca lungimiranza non è contraria, pur di aumentare quelle cattoliche). E occorre stare molto attenti con le Moschee: luoghi di culto ma anche di indottrinamento e di fanatizzazione.
Circa la possibilità di concedere il voto e la cittadinanza, Sartori è nettamente contrario: “Per carità, questa e solo demagogia, esibizionismo ideologico. Nelle attuali condizioni di surriscaldamento dell’Islam, la cittadinanza e il voto creerebbero dei contro-cittadini che rivendicherebbero un loro sotto-Stato di matrice teocratica”.
Ed alla domanda se sia lecito ridurre i diritti democratici per combattere il terrorismo, Sartori risponde affermativamente, aggiungendo che “sempre durante le guerre ci sono limitazioni alle libertà. E ora siamo in guerra con il terrorismo. Dopo le guerre, nelle democrazie, questi diritti tornano. Le misure che possono ridurre alcuni diritti mi spaventano meno degli uomini-bomba”.
Vorrei concludere con un concetto che Sartori esprime circa la regolamentazione dell’immigrazione: “Ci vogliono controlli e filtri molto seri: dall’Africa potrebbero arrivare in Europa 200 milioni di persone, secondo alcune stime. E quindi non ci possiamo permettere porte semi aperte o, peggio ancora, spalancate”.
Trovare questi concetti espressi da un personaggio come Giovanni Sartori, dotto professore emerito, uomo di sinistra e forse anche un poco oltre, è per me motivo di grande soddisfazione in quanto le sue parole coincidono quasi alla perfezione con il mio pensiero.