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lunedì, luglio 18, 2005

Nuovi "bisogni" 

Una recente indagine statistica sui consumi degli italiani rivela dati in un certo senso sorprendenti ma anche ormai conosciuti, anche se apparentemente quasi tutti noi facciamo finta di niente.
Il primo dato che balza evidente è che l’Italia è al primo posto – nel mondo, badate bene – per possessori di telefoni cellulari, in barba agli americani (più ricchi di noi), canadesi, australiani e poi giù, giù scendendo fino ai vari paesi europei che noi surclassiamo nettamente.
Questi però erano dati che già conoscevamo, sia pure a grandi linee; quello che presenta una grossa novità è il dato riguardante i giovanissimi ed il fascino che questi ultimi subiscono dalla novità elettronica.
Ebbene, aprite bene gli occhi, ben il 51,6% dei bambini tra i 7 e gli 11 anni possiede un cellulare che utilizza per il 36% per parlare con gli amici, per il 30% con i genitori mentre quasi il 13% lo usa per comporre e ricevere i famigerati sms.
Per quanto riguarda i dati sopra citati posso essere testimone della loro veridicità: ad aprile ed a giugno sono stato in Sicilia per fare una serie di lezioni sulla “Educazione all’immagine” in Scuole che vanno dalla 3° Media alla 3° Liceo; ebbene, i ragazzini delle classi inferiori erano tutti dotati di cellulare, ma anche molto costosi, di quelli che si possono utilizzare anche per fare le foto e spedirle.
Questi dati che cosa ci dicono? Anzitutto che quando gli economisti o i politici affermano che gli stipendi medi attuali sono sufficienti a far campare la famiglia fino al 20 o al massimo il 22 del mese, non ci dicono “in quale modo” è abituata a vivere una famiglia dei nostri giorni.
Se è composta di tre persone è “indispensabile” l’acquisto di tre telefonini cellulari (magari non tutti di ultima generazione) il cui aggravio sul bilancio familiare non si riferisce soltanto all’acquisto e al ricambio dell’apparecchio, ma anche al costo della bolletta o delle schede telefoniche che vengono periodicamente acquistate.
Non conosco l’entità di questa spesa, ma – a giudicare dalla mia che sono solo – non è sicuramente una somma modesta; questo ad indicare che i parametri moderni per vedere se una famiglia é sotto o sopra il livello di povertà, sono ben diversi da quelli utilizzati soltanto dieci anni or sono.
Accanto all’uso smodato della telefonia mobile c’è poi la mania dell’abbigliamento “griffato” (specie per i bambini) che costa tre volte lo stesso capo senza la griffe bene in evidenza: è sui bambini che questo surrogato di bisogno autentico si scatena; nelle classi tra le ultime elementari e la fine delle medie, i compagni giudicano gli altri dal tipo di abbigliamento indossato, provocando a volte delle autentiche frustrazioni in ragazzi che non hanno la felpa o i pantaloni all’ultima moda o lo zainetto.
Si tratta di una forma surrettizia di “bisogno indotto” questa volta non solo dalla martellante pubblicità (in particolare televisiva) ma dal “feedback” che proviene dagli amici che più di altri hanno subito il fascino perverso dello spot pubblicitario.
Resta quindi da chiedersi se il cellulare, lo zainetto firmato e l’abbigliamento con griffe rientra o meno nel “paniere” da cui scaturisce l’indice di povertà; se non ci rientra – come io temo – c’è poco da ridere, perché il telefonino è alla stessa stregua della zucchina o della insalata, sia pure con diversa provenienza. Insomma fanno tutti parti di quelle cose che la moderna civiltà ci sta “obbligando” a consumare, senza dare loro un ordine prioritario e quindi mettendoli tutti sullo stesso piano; ecco, di questo i politici debbono tenere conto!!

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