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mercoledì, luglio 06, 2005

Il G8 

Si apre oggi a Edimburgo, in Scozia, l’ennesimo G8, sigla che sta a indicare la periodica riunione degli otto paesi più ricchi e industrializzati del mondo.
Prima di entrare nel vivo dei temi che verranno trattati dagli “otto grandi” (così li chiamano), vorrei spendere due parole, ma proprio solo due, per riferirmi alle manifestazioni dei vari movimenti pacifisti o anarchici che sono rivolti essenzialmente a fare confusione e a dare visibilità al loro movimento; ad essi si sono uniti i famigerati “black bloc” che hanno come intendimento proprio quello di sfasciare la maggior parte delle cose che gli capitano a tiro delle loro spranghe o catene: proprio pochi minuti fa ho visto in un TG uno di questi simpatici signorini che prendeva a mazzate una innocua auto utilitaria di color celestino, il cui proprietario dovrà ora mettere mano al portafoglio per farla rimettere a posto.
Lo possiamo considerare un atto rivoluzionario contro lo strapotere delle multinazionali? Mah, sarei più propenso a fare mie le parole di Bob Geldof – anch’egli a Edimburgo per un concerto in favore degli aiuti all’Africa –che ha pregato i giornalisti di non confondere i loro sostenitori con quegli “imbecilli” che sfasciano tutto.
Veniamo adesso ai 4 temi del G8: il primo tratta della povertà, specialmente in Africa, e per questo dovrebbero essere stanziati circa 25 miliardi di dollari (non serviranno a cambiare la situazione ma è meglio di niente); il secondo riguarda le misure per l’ambiente e contro il continuo riscaldamento della Terra (è nota la posizione USA che si dice disposta a firmare il protocollo di Kjoto sull’abbattimento degli inquinanti se altrettanto faranno India e Cina, nuove potenze emergenti); il terzo concerne il tema del commercio dei Paesi in via di sviluppo affinché i loro prodotti vengano accettati in occidente e diventino competitivi con quelli locali.
Questo terzo punto mi sembra il più difficile da realizzare specie dopo che la Cina (e in parte anche l’India) ha fatto vedere come si può passare da Paese in Via di Sviluppo a “grande potenza industriale”, attraverso tutta una serie di stratagemmi più o meno legali che vanno dalla contraffazione dei marchi al lavoro sottopagato.
E’ ancora troppo fresca la ferita per gli europei (ma anche per Giappone e USA) determinata dall’invasione della merce cinese e quindi credo che l’argomento verrà trattato con grande cautela; sono convinto, anzi, che la riunione sarà l’occasione giusta per scambiarsi tutta una serie di opinioni sulle contromosse da adottare contro i manufatti cinesi, se cioè ricorrere ai famigerati dazi doganali oppure a situazioni di vero e proprio blocco delle importazioni da quel Paese.
Il quarto argomento in agenda si riferisce ad alcune crisi regionali attualmente scoppiate sul nostro Pianeta: dalla definizione di un pacchetto di aiuti allo stato Palestinese (con quali condizioni?) ai problemi sorti in Iran per effetto della vittoria dell’ultraconservatore alle recenti elezioni e la conseguente accelerazione del programma atomico che in quel Paese ha già avuto inizio, con profumati scambi commerciali con Russia e Francia, entrambi fornitori del parco atomico iraniano ma pronti a smentire la loro partecipazione al riarmo nucleare degli ayatollah.
Non credo possibile che uno dei Paesi del G8 – ad esclusione degli USA – si voglia impegnare in una crisi con l’Iran (secondo paese produttore di petrolio), prima che sia risolto il problema irakeno, ma come si dice, la stupidità degli uomini è senza confine.
Come si può vedere la carne che è stata messa al fuoco è tanta; agli otto statisti impegnati in questo summit la dimostrazione che i ricchi sanno anche essere intelligenti e comprensivi. Io ne dubito, ma non si sa mai…

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