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lunedì, luglio 04, 2005

Due parole sul "Live Aid" 

In 10 città del mondo sparse nei quattro continenti /tutti esclusa l’Africa), si è tenuto un mega-concerto che ha visto oltre 1 milione e mezzo di spettatori e cinque miliardi e mezzo di telespettatori nei 140 paesi dove veniva messo in onda: organizzatore il solito Bob Geldof che questa volta si8 è posto come obiettivo l’abbattimento del debito dei paesi africani (circa 230 miliardi di dollari), da discutere nel G8 che si terrà in questa settimana in Scozia.
Prima notazione: chi sono i creditori? Credo – ripeto credo perché non potrei giurarci – che la maggior parte della somma che i vari paesi africani debbono al resto del mondo è di pertinenza della varie strutture finanziarie internazionali (Banca Mondiale, Banca per gli Investimenti, ecc.) che hanno concesso finanziamenti richiesti per precisi progetti di sviluppo e che invece sono stati dilapidati dai vari “dittatori” che si sono susseguiti, in dissennati progetti di riarmo nei quali l’occidente – ed anche l’Italia con le sue aziende armiere – si è fatto d’oro.
Il punto, però, è che il creditore dei vari paesi africani non è colui che ha venduto direttamente la mercanzia ma la banca che ne ha finanziato l’acquisto; se al contrario fosse stato all’inverso sarebbe stato più semplice in quanto i vasi stati nei quali avevano sede le aziende fornitrici dei paesi africani, avrebbero potuto trattare con i singoli clienti e trovare un accordo.
Nel caso in esame, invece, i maggiori paesi industrializzati (i G8, cioè gli otto grandi) sono chi8amati a frugarsi ed a pagare le varie istituzioni internazionali sostituendosi al debitore originario; il modo con cui eseguire questa forma di surroga è da stabilire.
Ovviamente se nella cifra sopra indicata ci sono debiti di Stati Occidentali, questi mi sembrerebbe più facile eliminarli, anche se non tutti in una vota per non sbilanciare troppo i singoli bilanci; del resto si tratta esclusivamente di poste di bilancio in quanto nessuno stato credo che abbia la faccia (o lo stomaco) di andare a richiedere questi denari.
Il punto nodale mi sembra che si possa identificare in un’altra osservazione: questi Stati cosa ne faranno di simili abbattimenti debitori e – guardando al dopo – di eventuali aiuti che i “ricchi occidentali” potranno elargire magnanimamente a queste popolazioni e, così facendo, tacitare le proprie coscienze?
C’è da credere che fino a quando gli africani non avranno capito che debbono aiutarsi da loro stessi, non ci sono aiuti che tengano in quanto continueranno ad affluire nelle casse del dittatore di turno che, per una parte li stornerà nei propri conti in Svizzera e per il resto continuerà a comprare armi ed “amicizie”.
Nel dire questo, però, non dobbiamo sentirci già assolti per non aver combinato niente, in quanto è nostro preciso dovere aiutare quei popoli a sorreggersi sulle loro gambe e non appena riescono a stare in piedi ad accompagnarli nel cammino dello sviluppo, anche della democrazia.
È veramente giunta l’ora che gli africani si uniscano a queste splendide manifestazioni con una presa di coscienza per le sorti della loro terra per tanti anni schiavizzata da noi occidentali e adesso schiacciata economicamente da truffatori negri e bianchi: noi mettiamoci al loro fianco per il solo tempo che ne hanno bisogno e poi torniamocene a casa nostra
Gli occhi dei bambini africani, quegli occhi così grandi che sembra vedano tutto, ci guardano e, quanto meno, ci giudicano; dove pensiamo di nasconderci per sfuggire a questa ineluttabile e terribile condanna?

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