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venerdì, giugno 03, 2005

Quello che si sente dire sull'Europa 

Dopo la duplice sconfitta – Francia e Olanda – dei “SI” in occasione dei referenda sulla Costituzione Europea, si cominciano a sentire alcuni commenti sull’accaduto specialmente da parte di alti burocrati di Bruxelles ed anche dai nostri bravi politici – di tutte le estrazioni – che non mancano di far sentire la loro opinione sulla vicenda.
Intanto il prossimo appuntamento non è un nuovo referendum, ma un Consiglio Generale di tutti i Primi Ministri che si terrà Bruxelles il 16 e 17 giugno; in quella sede verranno prese delle decisioni soprattutto in merito a cosa dire per sminuire il significato di queste prime due bocciature.
Il primo che non si è fatta sfuggire l’occasione di dire qualche sciocchezza è stato naturalmente il nostro Premier che – dopo aver confermato che non ci sarà un referendum popolare poiché la Costituzione è già stata approvata dal Parlamento – si scaglia contro la burocrazia imperante a Bruxelles e contro le decisioni sbagliate di questi ultimi tempi, specie in temi economici e in particolare quelle riguardanti l’Italia e la sua messa in mora per eccesso di posizione debitoria; tutti questi atteggiamenti vengono indicati come con-cause della debacle della Costituzione nei primi due esami della gente, quella gente però alla quale non vogliono sottoporla.
Niente però sulla vera causa del rifiuto del popolo che, dopo essersi ritrovato più povero e avere di questo – oltre all’Euro – accusato il proprio governo, reo se non altro di non aver saputo gestire l’avvento della nuova moneta, si è “sfogato” contro la Costituzione Europea.
Sembra quasi che – alla stessa tregua di tanti anni fa quando si dava la colpa di tutti i mali italiani alla P2 ed al suo Presidente, Licio Gelli, ricordate?? – anche adesso si imputi tutto il male della nostra economia alle decisioni europee, facendo così una operazione di auto assoluzione per tutti i nostri politici,
E’ indubbiamente una operazione altamente spregiudicata, tipica dei governanti attuali, disposti a tutto pur di restare in sella, ad esclusione di una qualche ammissione di responsabilità.
Resta da aggiungere che le timide modifiche dell’attuale situazione economica non vanno poi verso uno sbocco deciso, specie perché manca assolutamente qualsiasi coraggio nell’affondare con decisione il bisturi nella piaga purulenta.
Volete un esempio? Il nostro Ministro della Salute ha cercato di modificare una delle situazioni “incancrenite” che è quella del cartello messo in piedi artatamente dai farmacisti per poter vendere le medicine praticamente senza concorrenza; ha disposto che i medicinali da banco – cioè quelli non soggetti a prescrizione medica – possano essere scontati dalle farmacie con un massimo del 20% (perché non il 19 o il 22??); cioè in concreto, la concorrenza che le varie strutture si sarebbero potute fare avrebbe oscillato, al massimo, all’interno di una forbice che va da zero a 20 per cento.
L’Antitrust, “scomodata” dal torpore primaverile per questa operazione, ha preso di petto la situazione ed ha chiesto anzitutto di abolire il tetto del 20% per gli sconti – e questo mi sembra di una logica stringente – ha poi richiesto ai produttori di farmaci di mettere in commercio confezioni monodose ed ha infine richiesto che tali farmaci vengano venduti anche nei supermarket, alla stessa stregua di quanto avviene nel resto del mondo, in particolare in America.
A questo punto il signor Ministro ha avuto paura di aver tirato troppo la corda nei confronti di qualche amico ed ha dichiarato di non essere d’accordo con l’Antitrust per la vendita nei market, senza peraltro spiegarne i motivi, se non quelli di opportunità e di cautela.
Modificare va bene – anche elettoralmente – ma fino ad un certo punto!

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