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lunedì, maggio 02, 2005

Voglio continuare a credere che non sia vero 

Finché la nostra Magistratura ci regala alcune “perle” tipo quella dell’uguaglianza di tutte le fedi religiose di fronte alla legge, ci parliamo un po’ sopra – come ho fatto nel post di ieri – ma poi ci dimentichiamo l’accaduto; magari fino a quando un amico torna dall’Iran o dalla Libia o dall’Afganistan e ci descrive come sono i rapporti con le religioni in quei paesi.
Ma ora le cose si fanno più gravi e addirittura più violente: i meno giovani ricorderanno certamente Biagio Izzo, soprannominato il Mostro del Circeo, che nel 1975 – insieme a due amici, anch’essi “pariolini” – aveva seviziato (per 14 ore consecutive) e quindi ucciso brutalmente, una ragazzina che era con loro, mentre l’altra ragazza – anch’essa seviziata bestialmente era riuscita a scampare alla morte facendo finta di essere già cadavere.
Due dei tre delinquenti (del terzo si sono perse le tracce) furono arrestati e condannati all’ergastolo: in galera per così tanto tempo, Izzo ne ha provate di tutte per uscire, compresa un’evasione, ma soprattutto ha tentato di autonominarsi “pentito”, collaboratore di giustizia, ed altre manfrine del genere, il tutto al fine di ottenere degli sgravi di pena o comunque un trattamento carcerario più leggero, fatto anche di permessi e di libere uscite.
Ecco, proprio di questo si tratta: da sei mesi il “mostro” era riuscito ad essere incluso nel programma di libertà vigilata, cioè usciva la mattina per andare a lavorare in una comunità “evangelica” e rientrava la sera in prigione; un po’ come accade a molti di noi, con la differenza che le nostre prigioni non hanno sbarre.
Durante questa libertà vigilata (ma vigilata da chi?) il nostro pentito avrebbe violentato e ucciso altre due donne, madre e figlia di un pentito della Sacra Corona Unita, conosciuto nel carcere di Campobasso dal nostro Izzo unitamente alla moglie.
Dalle prime notizie sembra che il movente del duplice omicidio non sia una vendetta trasversale rivolta al pentito, ma abbia uno sfondo di carattere sessuale.
La Magistratura del capoluogo molisano ha emesso mandato di cattura nei confronti di Izzo e di altri due galeotti amici del mostro del Circeo; come dicevo nel titolo di questo post, mi auguro di cuore che non sia vero niente, che il “pariolino” sia vittima della propria notorietà ma che non abbia commesso gli omicidi dei quali viene accusato.
Perché mi auguro questo? Perché volente o nolente devo continuare a vivere in questo disgraziato paese e mi devo sorbire questa Magistratura; sapere che ne ha combinata un’altra delle sue, mettendo in libertà un “mostro” di quella fatta, mi riempie il cuore di tristezza e, perché no, anche di paura.
Se veramente Izzo e gli amici sono gli autori del duplice efferato delitto, allora significa che questi permessi vengono rilasciati con troppa faciloneria, vengono dati a chiunque lo chiede, con l’aggravante che lo psichiatra che ha dato il nulla osta neppure potrà essere conosciuto da tutti noi: potremmo andare a congratularsi con lui e chiedergli se anche in questo caso ritiene di aver seguito il giuramento di curare “secondo scienza e coscienza”.
E pensare che in questi giorni è venuto fuori un altro caso, quello di Vallanzasca (ricordate il tipo?) che, dopo avere ammesso di non essersi pentito di niente, chiede la grazia al Presidente della Repubblica con la motivazione di avere una madre di 90 anni che non può venire a trovarlo e che quindi per incontrarla dovrebbe andare lui a casa della “mammetta” (la chiama proprio così nella domanda di grazia). E aggiunge: se avete messo fuori gente che ha ucciso bambini sciogliendoli nell’acido, allora potete mettere fuori anche me, non sono certo peggio di loro”
Ha già fatto oltre 30 anni di galera e afferma di essere stato cambiato soltanto dall’età, ma di non essere pentito di niente e di aver fatto il bandito come si può fare un altro lavoro, cioè con la massima serietà per raggiungere il maggior profitto possibile!

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