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venerdì, maggio 06, 2005

"Tutti a casa"? Non è possibile! però... 

Dopo le divergenze con gli americani circa la relazione sull’accaduto in quella tragica sera in cui è morto Nicola Calipari, le cose da fare sono – in pratica – soltanto due: la prima è continuare come se niente fosse accaduto e la seconda è cominciare a tirare fuori il fatidico “tutti a casa”; vediamole singolarmente queste due possibilità.
Nel primo caso ci accontenteremmo di aver mostrato la nostra “indipendenza intellettuale” quando abbiamo compilato una nostra relazione completamente, o quasi, discordante da quella dei militari americani.
Però, lasciatemelo dire, non capisco a cosa serva questa posizione discordante se poi non produce nient’altro che un formale distinguo nelle dichiarazioni ufficiali.
Da alcune parti – con sottile sofisma – si è affermato che le nostre Forze Armate sono in Irak di loro spontanea volontà e non perché “invitati” dagli Stati Uniti: mi sembra che siamo al nascondersi dietro un dito, in quanto sappiamo benissimo come è andata.
Debbo dire che se escludiamo la sinistra più radicale, l’opposizione ha fatto degli interventi di maniera nei quali anche l’eventualità del rientro delle nostre truppe è stato soltanto accennato e neppure in modo netto e perentorio.
Veniamo ora alla seconda ipotesi – quella del “tutti a casa” – e notiamo subito che non è una ipotesi percorribile nella sua squisita attualità, ma le cose non è tanto importante farle quanto “dirle, annunciarle” ed è proprio di questa eventualità che voglio occuparmi.
Mettiamo che il Cavaliere – anziché quella relazione smelensita che non ha portato da nessuna parte – avesse fatto un rapporto nel quale confutava punto per punto le conclusioni della relazione statunitense e, alla conclusione, avesse preannunciato all’alleato ed amico americano che in Italia si stava prendendo in seria considerazione l’ipotesi di andarsene dall’Irak (come del resto sta facendo la Bulgaria), vista anche la scarsa considerazione nella quale siamo tenuti dagli amici americani.
Poiché non siamo degli irresponsabili, non “cominciamo a fare i bagagli”, ma cominciamo a pensarci e molto seriamente; in concreto, entro l’autunno 2005 tutto il contingente dovrebbe essere a casa, a meno di problemi che dovessero insorgere sul posto.
Se venisse fatto questo bel discorsino, non succederebbe niente nella concreta realtà e non si incrinerebbero più di tanto i rapporti con gli Stati Uniti, ma il Cavaliere otterrebbe un duplice effetto positivo: da una parte riacquisterebbe un po’ di “attributi” nei confronti degli americani, un po’ quanto successe ai tempi di Craxi con la vicenda Sigonella; in secondo luogo verrebbe spuntata una delle armi maggiori dell’opposizione, cioè sempre quella sudditanza nei confronti degli U.S.A.
Comunque sia, se il governo ha qualche idea migliore faccia pure; se invece pensiamo che tutto si esaurisca con la relazione in Parlamento da parte di Berlusconi, non dobbiamo dimenticare che la Magistratura, sia pure con i tempi lunghi che gli sono propri, ha affrontato la vicenda aprendo un dossier con una specifica accusa di omicidio da parte di ignoti (per ora). Se questa indagine conducesse da qualche parte come si risolverebbero i rapporti con l’america nel caso che si arrivi ad una qualche incriminazione? Forse dire che il governo sarebbe in imbarazzo è dire poco; invece se avesse già annunciato il proprio disimpegno dall’Irak potrebbe fare un’altra figura, ed avrebbe più ampi spazi di manovra, non trovate?

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