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lunedì, maggio 23, 2005

Per oggi parliamo di un film 

Non so se faccio bene e neppure se quello che metto on line possa avere dell’interesse per i lettori, ma – come si dice – se non si prova non si saprà mai; per la verità ho già compiuto una operazione del genere con un altro film, ma era di levatura inferiore a questo; già, ho parlato di film, perché è l’analisi di uno di questi che intendo propinarvi, una lettura che fa parte di uno dei miei tanti mestieri. Il film in questione è “Quando sei nato non puoi più nasconderti” di Marco Tullio Giordana che ha rappresentato l’Italia al recente Festival di Cannes (non vincendo niente, ma ricevendo una buona messe di applausi dal pubblico; molto meno dalla critica). È un po’ lunga, ma vi prego di avere pazienza.

E’ la storia di Sandro, un ragazzo di 13 anni che vive una vita felice e piena di agi nella ricca e laboriosa Brescia dove suo padre ha la solita fabbrichetta, nella quale lavorano italiani ed extra comunitari; ha la passione del nuoto ed infatti lo troviamo in piscina dove si sta allenando per la prossima gara: nella corsia accanto alla sua nuota un ragazzino di colore, con il quale Sandro scherza amabilmente. Un amico di famiglia, un avvocato, proprietario di una bella barca a vela ed a motore, invita Sandro ed il padre a fare una crociera verso la Grecia e i due accettano di buon grado; durante una delle prime notti trascorse a bordo, il ragazzo si reca sul ponte per orinare in acqua (come fanno i grandi!) e per un improvviso salto del vento cade in acqua: la barca continua per la sua strada con il pilota automatico innescato e i due uomini che non si sono accorti di niente e che – dopo alcune chiacchiere – decidono di dormire sul ponte. Il ragazzo prima si sgola per chiamare il padre, poi, resosi conto della inutilità degli sforzi, cerca di nuotare ma proprio quando è sopraffatto dalla stanchezza e sta per affogare, viene salvato da un giovane rumeno, Radu, che si tuffa da una carretta del mare che sta portando in Italia una miriade di extra comunitari (negri, albanesi, e di altre origini). Per non essere fatto oggetto di una trattativa del tipo “ostaggio da ricomprare”, finge di non capire niente di quello che viene detto a bordo, neppure quello che dicono i due piloti della fetida nave, due italiani descritti proprio come si diceva una volta “brutti sporchi e cattivi”; alle loro insistenze per saperne di più sul naufrago salvato, Sandro dice una frase in una strana lingua, frase che ha appreso da un negro mezzo pazzo incontrato a Brescia e Radu traduce prontamente ai negrieri affermando che quella è lingua curda. È così che tra Radu (e la sorellina Alina) e Sandro si stringe una strana amicizia, fatta di lunghi silenzi e di domande senza risposte; si arriva a Gallipoli e gli occupanti della carretta vengono sbarcati dalle Autorità: è a questo punto che Sandro svela la sua nazionalità, racconta la storia e viene così diviso dagli altri per andare con il prete ad attendere l’arrivo dei genitori. Il ragazzo resta affezionato ai due coetanei e quando arrivano i genitori cerca con loro la strada di un aiuto a questi due giovani: il problema è che Radu ha dichiarato di avere 17 anni (cioè di essere minorenne), ma la Polizia non ci crede e lo fa sottoporre a delle analisi che dimostrano la sua vera età. Con un po’ di soldi e un telefonino per restare in contatto, i due rumeni restano al campo di accoglienza e Sandro rientra in famiglia, dove viene festeggiato da parenti e amici e dove i ricchi doni si sprecano: scoperta la bugia di Radu le autorità lo vogliono rimandare in Romania, ma il giovane fugge insieme ad Alina e si reca a Brescia da Sergio; lì viene accolto, rifocillato e messo a dormire mentre il padre di Sandro con l’aiuto dell’avvocato cerca una soluzione per far restare i due ragazzi in Italia; nella notte i due fuggono dopo aver rubato alcuni oggetti di valore lasciando Sandro in preda alla disperazione sia per non aver potuto aiutare gli amici e sia per essere stato ripagato con questa moneta (il furto) dopo che li aveva accolti in casa sua con la massima disponibilità
Dopo un po’ di tempo la ragazzina si fa viva con Sandro e lo invita a raggiungerla a Milano; il ragazzo ci va e la trova in un ambiente da lupanare romano: Alina, tutta truccata e imbellettata, è chiaramente una baby-prostituta che sembra anche dedita a girare filmini pornografici; mentre Sandro cerca delle risposte, la ragazza si chiude in un ostinato mutismo e il regista chiude il film con questi due ragazzini che a sedere su uno scalino guardano in macchina mentre l’immagine si sfoca progressivamente fino a restare una massa indistinta e quindi passare “a nero”.
Il film inizia con Sandro che passeggia per la sua città quando sente degli strepiti che provengono da alcune cabine telefoniche; accorso verso quel luogo vi trova un anziano negro, con una bella barba bianca da saggio, che impreca verso il telefono evidentemente mal funzionante; Sandro invano cerca di far capire al negro che all’ingresso della cabina c’è l’indicazione “fuori servizio”, ma il negro non mostra di capire e replica con una frase in una strana lingua che il ragazzo si segnerà su un foglio; durante tutta la prima parte – vita di Sandro nella sua città – egli mostrerà questo foglio con lo scritto a molti negri, anche agli operai del padre, ma nessuno saprà dirgli cosa significa; l’unico che mostrerà di conoscerlo sarà Radu e questo è significativo.
Al termine del film abbiamo i due ragazzi – praticamente coetanei – che sono a sedere accanto ma non si comprendono più di tanto, anche perché tanta è la differenza fra i due: Sandro con il suo zainetto firmato e Alina con le unghie tinte e le labbra con il rossetto ed il vestito da bambola del sesso; in mezzo c’è tutta la narrazione filmica con la caduta in mare di Sandro ed il salvataggio ad opera di Radu: sembrerebbe che la barriera che separa le nostre etnie venisse infranta, ma troppe sono le regole, troppe le leggi e tanta la cattiveria e la concupiscenza umana, perché tutto questo si possa avverare (almeno per ora), tant’è vero che l’immagine sfocata alla fine del film sembra come una vera “distruzione” di quella sorta di rapporto che si andava instaurando tra Sandro e i due rumeni.
Giordana sembra mettersi al di sopra delle parti, assumere addirittura la caratteristica del documentarista in qualche occasione, come ad esempio in quel labirinto umano che Sandro trova alla fine del film quando si reca ad incontrare Alina. Ma l’autore ha comunque un occhio di riguardo per i più giovani, quelli cioè che stanno andando incontro al futuro e che potranno ribaltare questa situazione nella quale la parola integrazione, convivenza e tanto meno amicizia è soltanto utopia, troppe infatti sono le differenze, troppa è la diffidenza verso i “diversi” e quindi anche le semplici forme di ringraziamento per ora non approdano a niente: si pensi che Sandro chiede ai genitori di “adottare” i due rumeni, ma tra difficoltà legali e scarso entusiasmo non se ne farà niente.
È ancora presto per una integrazione autentica? Il regista sembra convinto di questo.

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