mercoledì, maggio 04, 2005
Oggi voglio parlare di due galeotti
Alcuni giorni fa mi sono dedicato a commentare la vicenda di Angelo Izzo, il detenuto di Campobasso, meglio conosciuto come “mostro del Circeo”, che si trova nuovamente implicato in un efferato delitto che vede madre e figlia vittime particolarmente brutalizzate; la violenza del duplice delitto è stata veramente incredibile, una violenza che è poi sfociata in un “incaprettamento” delle due donne che sarebbero poi state sepolte, ancora vive, nella calce.
La vicenda mi è ritornata in mente perché un quotidiano pubblica addirittura il “biglietto da visita” del nostro Izzo che reca l’indicazione “coordinatore di Città Domani” e addirittura tre numeri di cellulari, oltre ad un indirizzo e-mail attraverso il quale mettersi in contatto con il nostro galeotto.
Allora, facciamo un po’ d’ordine: “Città Domani” è l’associazione Evangelica che ospita Izzo in quella che viene definita “libertà vigilata” e nella quale sono comprese un certo numero di ore di lavoro presso questa comunità e poi il rientro per cenare e andare a dormire in prigione.
Adesso che è successo il patatrac, tutti si scatenano a dire che non va bene, c’è stato un errore, che la normativa deve essere cambiata e cose del genere; ma come mai tutte queste cose vengono dette “dopo” e mai che si modifichi qualcosa (vero, sig. Ministro della Giustizia??) prima che questi fatti avvengano.
Si aspetta cioè che l’evento faccia scattare la modifica, perché così siamo certi che sull’onda dell’emotività è più facile far digerire delle variazioni che potrebbero essere considerate impopolari.
Dobbiamo però renderci conto che il clima generale che circonda le vicende dei detenuti è oggi particolarmente lassista e che mai si guarda a quello che potrebbe essere la reazione dell’opinione pubblica a fronte di certe prese di posizione: parafrasando il titolo di una associazione di stampo radicale, va bene “che nessuno tocchi Caino”, ma al povero Abele chi ci deve pensare?
A questo proposito, non per legare questa secondo caso ad Angelo Izzo, ma solo per completezza di narrazione, è bene conoscere anche la condizione carceraria di un altro galeotto, Adriano Sofri, che proprio sabato scorso è stato invitato come ospite d’onore all’opera inaugurale del Maggio Musicale Fiorentino, insieme a Sofia Loren e a tanti altri VIP.
Questo signore, condannato da un regolare Tribunale italiano e la cui condanna è stata confermata dalla Corte d’Appello e poi dalla Cassazione, vive un regime carcerario che possiamo definire “di tutto riposo”: presenzia a dibattiti televisivi (con le telecamere che vengono introdotte in carcere con immaginabili problemi di vario genere), rilascia interviste su stampa, radio e televisioni, ha una (o forse più di una!) rubrica fissa su un settimanale sulla quale ci propina la sua verità come fosse verità rivelata, ed ora – dato che era un suo desiderio assistere ad un’opera lirica – i funzionari del Teatro Comunale di Firenze, appoggiati ovviamente dalle autorità comunali e regionali, si sono fatti un dovere di invitarlo, non a una rappresentazione qualsiasi, ma addirittura alla “prima”, il cui biglietto d’ingresso – ammesso che ce ne fossero stati, dato che venivano distribuiti tutti a “personaggi” – aveva un costo di 250 euro.
Ma gli altri detenuti, cosa aspettano a ribellarsi a questi trattamenti fortemente sperequati verso qualcuno che sembra avere una sorta di “fiocchino rosso” che lo distingue dagli altri?
E gli spettatori del “Maggio”? Forse sono contenti perché domani potranno raccontare agli amici di aver assistito alla “Tosca” accanto a un galeotto!
La vicenda mi è ritornata in mente perché un quotidiano pubblica addirittura il “biglietto da visita” del nostro Izzo che reca l’indicazione “coordinatore di Città Domani” e addirittura tre numeri di cellulari, oltre ad un indirizzo e-mail attraverso il quale mettersi in contatto con il nostro galeotto.
Allora, facciamo un po’ d’ordine: “Città Domani” è l’associazione Evangelica che ospita Izzo in quella che viene definita “libertà vigilata” e nella quale sono comprese un certo numero di ore di lavoro presso questa comunità e poi il rientro per cenare e andare a dormire in prigione.
Adesso che è successo il patatrac, tutti si scatenano a dire che non va bene, c’è stato un errore, che la normativa deve essere cambiata e cose del genere; ma come mai tutte queste cose vengono dette “dopo” e mai che si modifichi qualcosa (vero, sig. Ministro della Giustizia??) prima che questi fatti avvengano.
Si aspetta cioè che l’evento faccia scattare la modifica, perché così siamo certi che sull’onda dell’emotività è più facile far digerire delle variazioni che potrebbero essere considerate impopolari.
Dobbiamo però renderci conto che il clima generale che circonda le vicende dei detenuti è oggi particolarmente lassista e che mai si guarda a quello che potrebbe essere la reazione dell’opinione pubblica a fronte di certe prese di posizione: parafrasando il titolo di una associazione di stampo radicale, va bene “che nessuno tocchi Caino”, ma al povero Abele chi ci deve pensare?
A questo proposito, non per legare questa secondo caso ad Angelo Izzo, ma solo per completezza di narrazione, è bene conoscere anche la condizione carceraria di un altro galeotto, Adriano Sofri, che proprio sabato scorso è stato invitato come ospite d’onore all’opera inaugurale del Maggio Musicale Fiorentino, insieme a Sofia Loren e a tanti altri VIP.
Questo signore, condannato da un regolare Tribunale italiano e la cui condanna è stata confermata dalla Corte d’Appello e poi dalla Cassazione, vive un regime carcerario che possiamo definire “di tutto riposo”: presenzia a dibattiti televisivi (con le telecamere che vengono introdotte in carcere con immaginabili problemi di vario genere), rilascia interviste su stampa, radio e televisioni, ha una (o forse più di una!) rubrica fissa su un settimanale sulla quale ci propina la sua verità come fosse verità rivelata, ed ora – dato che era un suo desiderio assistere ad un’opera lirica – i funzionari del Teatro Comunale di Firenze, appoggiati ovviamente dalle autorità comunali e regionali, si sono fatti un dovere di invitarlo, non a una rappresentazione qualsiasi, ma addirittura alla “prima”, il cui biglietto d’ingresso – ammesso che ce ne fossero stati, dato che venivano distribuiti tutti a “personaggi” – aveva un costo di 250 euro.
Ma gli altri detenuti, cosa aspettano a ribellarsi a questi trattamenti fortemente sperequati verso qualcuno che sembra avere una sorta di “fiocchino rosso” che lo distingue dagli altri?
E gli spettatori del “Maggio”? Forse sono contenti perché domani potranno raccontare agli amici di aver assistito alla “Tosca” accanto a un galeotto!