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venerdì, maggio 20, 2005

I due poli sembra che giochino "alla meno" 

In questi ultimi giorni sembra che i due raggruppamenti politici si stiano ingegnando per farsi del male; da una parte il polo guidato da Prodi ha tali sommovimenti interni da far dubitare sulla sua tenuta e dall’altra la cosiddetta Casa della Libertà – che nelle elezioni di Catania ha scoperto le liste autonome – è altrettanto in agitazione per l’ultima trovata del Cavaliere che prospetta un leader della coalizione e – in caso di vittoria elettorale – un leader del governo che non debbano essere necessariamente la stessa persona.
Cominciamo dal raggruppamento prodiano: qui è stato Rutelli, in qualità di capo della Margherita, a sparigliare le carte dell’alleanza ed a gettarsi a corpo morto contro la Quercia per la coesistenza nell’Ulivo; certo che con questi nomi bisogna essere dei botanici affermati per seguire le ondulazioni dei politici.
In concreto Rutelli afferma che alle prossime elezioni del 2006 vuole correre da solo e poi confluire nel listone unico soltanto a vittoria raggiunta: ricordate il vecchio slogan dei piccoli partiti rivolto alla egemone DC di una volta? Diceva: “correre separati e colpire uniti”, intendendo che alle elezioni ognuno va per proprio conto e poi si ritrova al tavolo della vittoria o della sconfitta, anzi solo la prima che, come è noto, è figlia di molti genitori mentre la seconda non ha né padre né madre, insomma è orfana e non si può quindi imputarla a nessuno.
Praticamente si ha l’ennesima variante dello scontro tra Rutelli e Fassino, cioè tra Margherita e DS, con i secondi tesi ad occupare una posizione egemone e con i primi che – anche per i buoni risultati nelle recenti amministrative – non accettano posizioni subalterne.
E Prodi? Il nostro professore è in Cina – a fare cosa, visto che non ha nessun incarico e soprattutto a spese di chi? – e non si è pronunciato, aspettando di rientrare in Italia, ma i suoi colonnelli sembrano propendere maggiormente verso le tesi di Fassino che appoggiare quelle rutelliane; certo che tutto questo rappresenta uno dei pochi modi con cui il centro sinistra può perdere le prossime elezioni, cioè facendo un karakiri completo.
Dalla parte del Cavaliere ci sono state alcune affermazioni che hanno prodotto sconcerto: la prima è stata quella che recita: “per spiazzare la sinistra potremmo cambiare cavallo a due mesi dal voto”, indicando così che lui non è obbligatoriamente candidato a rappresentare la Casa della Libertà nelle prossime consultazioni del 2006.
Se vuole essere un elemento per suscitare sorpresa nel campo avverso è troppo presto per esprimerlo; se invece questa sorpresa è diretta ai membri della propria coalizione allora può essere ben miratoa a patto che non si smentisca nel giro di pochi giorni; chiaramente la successione – vera o presunta – è in pieno svolgimento.
Quella che invece è ancora più interessante è l’affermazione dello stesso Berlusconi che – nell’auspicare la creazione del famoso partito unico del centro destra, si candida ad esserne logicamente il capo supremo, rinunciando però a Palazzo Chigi (forse auspicando il Quirinale, aggiungo io) e sottolineando così la doppia funzione.
C’è insomma un grosso sommovimento nei due campi, con la differenza – per la verità altre volte da me ripetuta – che, mentre il centro destra deve inventarsi qualcosa poiché sta andando verso una sconfitta elettorale di notevoli proporzioni, il centro sinistra deve soltanto rafforzare la sua unità interna – cioè l’esatto contrario di quello che avviene adesso – e cercare forme di collaborazione sempre più strette con Bertinotti; ogni polverone che viene alzato a sinistra va a beneficio della destra: questo sia chiaro.

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