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mercoledì, aprile 27, 2005

Sempre la solita minestrina riscaldata 

Il giorno della presentazione di un nuovo governo alle Camere dovrebbe essere una data importante per tutti gli italiani; e invece si è trattato – ieri 26 aprile – della solita minestrina riscaldata, insipida, senza nessun “appeal” e senza nessun vigore.
Per quanto riguarda la composizione si è assistito ad un vertiginoso aumento di ministri, vice ministri e sottosegretari, il tutto per parare gli appetiti sempre crescenti dei partiti e per tacitare, con questa forma di “ricompensa”, la riottosità di qualche partito o corrente di partito ad ingoiare alcune parti del programma.
A questo proposito circola una battuta che non è niente male: all’uscita di Tremonti di vendere le spiagge del Sud per fare cassa, Berlusconi chiede a Fini cosa ne pensi e lui risponde: se mi dai un ministro e un sottosegretario in più puoi vendere anche il Colosseo!
Ma torniamo al programma; sembra di ascoltare il libro dei sogni, sembra di sentire dei desideri che a definirli irrealizzabili è dire poco; e poi ci sarebbe da controbattere che le cose che vengono auspicate come da realizzare nei prossimi 10 o 11 mesi, perché non sono state fatte fino ad ora, nei quattro anni di legislatura?
Sarebbe come se io andassi in giro a raccontare ai miei amici che domani sera andrò a cena con la Arcuri e dopo…., poi il fine settimana lo trascorrerò con la Ferilli e via di questo passo: loro – cioè i miei amici che mi conoscono bene – poiché non mi hanno mai visto insieme a queste sventole di donne, sarebbero autorizzati a dubitare fortemente di questi discorsi.
Una delle poche analisi serie sulla crisi che sta attraversando il nostro Paese è stata fatta da un onorevole – Romani, di F.I., purtroppo – che non avrei supposto così perspicace: in pratica egli ha detto che mentre prima dell’avvento dell’Euro uno stipendio di 2.500.000 di lire rappresentava un “buono stipendio”, adesso il suo controvalore in Euro – circa 1.300 – non consente al percettore di arrivare alla fine del mese; questo è il problema da risolvere, questo è il problema dei problemi, poiché se il potere di acquisto delle famiglie riprende il valore che aveva prima della sciagurata entrata in funzione della moneta unica, si rimette in moto tutta l’economia.
Se poi per dare un’accelerata alla nostra economia ed anche a quella dell’export, dovremo uscire dall’Europa, non mi scandalizzerei più di tanto, anzi, da buon “eurocontrario” come mi sono sempre definito in questi miei scritti, auspicherei questa mossa più di ogni altra: se potremo tornare a riprendere la nostra libertà economica affrancandoci dai parrucconi della finanza internazionale che ci sono sempre stati contrari, ben venga questa soluzione, soltanto cerchiamo di fare presto, perché se perdiamo ancora tempo prezioso in questo marasma di sciocchezze – come quella di vendere le spiagge – non ritroveremo più neppure le penne biro con cui fare i conti.
E non scandalizzatevi troppo amici miei, perché non c’è niente di impossibile a questo mondo – escluso “l’uomo pregno” come dicono dalle mie parti – e tutto può essere praticato purché derivi da una analisi seria della situazione e contenga una programmazione altrettanto seria e condivisibile.
Qualcuno forse ricorderà che ai tempi dell’entrata in Europa, all’atto di rientrare nei famosi e famigerati parametri di Maastricht, qualcuno disse: non preoccupiamoci più di tanto, poiché i paesi europei tremano dalla paura per un’Italia che rimane fuori dall’Europa e può tranquillamente fare i giochetti che ha fatto sempre (tipo microsvalutazioni truccate), senza che noi si abbia la possibilità di controllarla.
Comunque tranquilli, è un progetto purtroppo irrealizzabile: Berlusconi non ha le palle e Prodi è il capofila degli “euro-burocrati”, quindi…

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