domenica, aprile 24, 2005
Oggi viene incoronato il Papa
Oggi si celebra in Piazza San Pietro l’incoronazione ufficiale di Benedetto XVI; è attesa una grande folla, soprattutto arriveranno oltre centomila tedeschi; per la serie non facciamo mai stare in pace qualcuno, la cattolicissima Spagna ha compiuto uno “strappo” violentissimo a quelle che sono sempre state le splendide relazioni con la Santa Sede: ha approvato una legge che in pratica dà il via libera ai cosiddetti “matrimoni gay”.
Prima di affrontare – sia pure brevemente – la spinosa questione, intendiamoci sui termini: con “matrimonio”, secondo tutti i dizionari che ho potuto consultare (quattro), si intende l’unione – regolata da una legge – tra un uomo e una donna; quindi usare la parola matrimonio nel caso di unione tra due uomini o due donne è perlomeno scorretto.
Si può invece – anzi è bene che ci sia – regolamentare l’unione o la convivenza tra persone dello stesso sesso, sia a fini patrimoniale e sia sotto il profilo assistenziale e giuridico
In Spagna a questi “matrimoni” viene consentita anche l’adozione e, quello che sorge spontaneo è: visto in quali condizioni stanno i bambini del terzo mondo meglio affidarli a famiglie composte da gay oppure lasciarli in quelle condizioni a morire di fame e di stenti?.
Con questa normativa che tocca il Codice Civile spagnolo, si hanno ben sedici articoli modificati: in concreto, ogni volta che viene usato il termine “marito” o “moglie”, vengono sostituiti da “coniugi”, mentre i termini “padre” e “madre” da “genitori”. Il nuovo articolo che illustra il matrimonio (termine errato, ma insomma ci vuole pazienza) suona così: “Il matrimonio risponderà alle stesse condizioni e avrà gli stessi effetti sia che i contraenti siano dello stesso sesso che di sessi differenti”.
E il divorzio, ovviamente, avrà maggiore facilità operativa, in pratica si potranno sciogliere civilmente queste unioni con maggiore semplicità e minori spese, non come il sistema islamico del triplice “ti ripudio” sufficiente a rimandare la sposa a casa dai genitori, ma insomma tutto è molto semplificato.
È ovvio che in tutta questa normativa la Santa Sede – abituata all’Italia, ma anche alla Spagna pre Zapatero – avrebbe avuto piacere di metterci bocca, ma il governo socialista spagnolo ha consumato una sorta di blitz, anche se, dobbiamo dirlo, tutta questa presunta rivoluzione faceva parte del programma di governo dello stesso Zapatero, allo stesso modo del disimpegno dall’Irak.
Per mostrare che Ratzinger non l’ha proprio digerita, ieri ha ricevuto nell’Aula Nervi oltre quattromila giornalisti provenienti da tutto il mondo ed ha rivolto loro un breve discorso, pieno di ringraziamenti per l’attenzione che hanno voluto mostrare alle cose vaticane in questi ultimi tempi; ebbene, sapete in quali lingue ha rivolto questa sorta di allocuzione? In italiano, inglese, francese e tedesco; come si vede non ha parlato in spagnolo – lingua che peraltro conosce benissimo – a dimostrazione che con quella nazione o meglio con i suoi governanti attuali ha un conto aperto.
Comunque, caro Benedetto, questa della Spagna è solo la prima delle pratiche spinose che dovrai affrontare e, possibilmente, alla svelta; del resto c’era da aspettarselo che agli “onori”, come si usa dire, si affiancassero gli “oneri”.
Comunque auguri e buon Lavoro!
Prima di affrontare – sia pure brevemente – la spinosa questione, intendiamoci sui termini: con “matrimonio”, secondo tutti i dizionari che ho potuto consultare (quattro), si intende l’unione – regolata da una legge – tra un uomo e una donna; quindi usare la parola matrimonio nel caso di unione tra due uomini o due donne è perlomeno scorretto.
Si può invece – anzi è bene che ci sia – regolamentare l’unione o la convivenza tra persone dello stesso sesso, sia a fini patrimoniale e sia sotto il profilo assistenziale e giuridico
In Spagna a questi “matrimoni” viene consentita anche l’adozione e, quello che sorge spontaneo è: visto in quali condizioni stanno i bambini del terzo mondo meglio affidarli a famiglie composte da gay oppure lasciarli in quelle condizioni a morire di fame e di stenti?.
Con questa normativa che tocca il Codice Civile spagnolo, si hanno ben sedici articoli modificati: in concreto, ogni volta che viene usato il termine “marito” o “moglie”, vengono sostituiti da “coniugi”, mentre i termini “padre” e “madre” da “genitori”. Il nuovo articolo che illustra il matrimonio (termine errato, ma insomma ci vuole pazienza) suona così: “Il matrimonio risponderà alle stesse condizioni e avrà gli stessi effetti sia che i contraenti siano dello stesso sesso che di sessi differenti”.
E il divorzio, ovviamente, avrà maggiore facilità operativa, in pratica si potranno sciogliere civilmente queste unioni con maggiore semplicità e minori spese, non come il sistema islamico del triplice “ti ripudio” sufficiente a rimandare la sposa a casa dai genitori, ma insomma tutto è molto semplificato.
È ovvio che in tutta questa normativa la Santa Sede – abituata all’Italia, ma anche alla Spagna pre Zapatero – avrebbe avuto piacere di metterci bocca, ma il governo socialista spagnolo ha consumato una sorta di blitz, anche se, dobbiamo dirlo, tutta questa presunta rivoluzione faceva parte del programma di governo dello stesso Zapatero, allo stesso modo del disimpegno dall’Irak.
Per mostrare che Ratzinger non l’ha proprio digerita, ieri ha ricevuto nell’Aula Nervi oltre quattromila giornalisti provenienti da tutto il mondo ed ha rivolto loro un breve discorso, pieno di ringraziamenti per l’attenzione che hanno voluto mostrare alle cose vaticane in questi ultimi tempi; ebbene, sapete in quali lingue ha rivolto questa sorta di allocuzione? In italiano, inglese, francese e tedesco; come si vede non ha parlato in spagnolo – lingua che peraltro conosce benissimo – a dimostrazione che con quella nazione o meglio con i suoi governanti attuali ha un conto aperto.
Comunque, caro Benedetto, questa della Spagna è solo la prima delle pratiche spinose che dovrai affrontare e, possibilmente, alla svelta; del resto c’era da aspettarselo che agli “onori”, come si usa dire, si affiancassero gli “oneri”.
Comunque auguri e buon Lavoro!