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martedì, aprile 26, 2005

Maledetta puntualità 

Il giorno dopo la sua intronizzazione, Papa Benedetto XVI ha ricevuto una folta delegazione di pellegrini tedeschi – tra cui suo fratello – e, essendo arrivato in ritardo si è scusato con questa frase: “un tedesco non arriva mai in ritardo, si vede che mi sto italianizzando”.
La battuta è bellina ma decisamente di cattivo gusto – non me ne voglia Santo Padre – essendo pronunciata in terra italiana ed alla presenza di tanti italiani che erano venuti ad acclamarlo; non è bella perché non è mai sintomo di buon gusto rinfacciare a qualcuno i propri difetti, in particolare se questi sono difetti reali.
Ebbene sì, effettivamente il popolo italiano è solito arrivare in ritardo, ma non per cattiva educazione, ma soltanto perché parte all’ultimo minuto e, durante la strada, non si affretta per recuperare quello che gli consentirebbe di arrivare in orario; eppoi, stimatissimo Santo Padre, proprio Lei che rappresenta l’Eternità viene a raccomandarci questa forma di puntualità che, sinceramente, accogliamo ma non condividiamo.
Non condividiamo soprattutto quando questa puntualità diventa maniacale, come è in Giappone per quanto riguarda l’orario dei tremi; sentite ora cosa è successo nello splendido paese orientale a bordo di un velocissimo e modernissimo treno con 580 passeggeri a bordo.
Il conducente – ventitre anni e poca esperienza – ha commesso un primo errore non fermando nel giusto posto ad una stazione ed è dovuto rinculare per alcuni metri, perdendo così alcuni minuti sul ferreo orario di percorrenza; sembra che dopo la partenza da questa stazione il ritardo sia stato calcolato dal centro di controllo in un minuto e trenta secondi.
Ripartito da questa stazione ha cercato di recuperare il ritardo lanciando il treno a tutta velocità e, ad una curva che può essere affrontata al massimo a 70 chilometri orari, ha fatto toccare al suo treno una velocità di 133 Kmh, con il bel risultato che cinque vagoni sono usciti dai binari e due di essi sono andati a schiantarsi contro un palazzo di otto piani che ha tremato vistosamente per il tremendo urto.
Il bilancio dell’incidente – peraltro ancora provvisorio – parla di 57 morti e 325 feriti; i danni all’impianto ferroviario ed al casamento contro cui si sono schiantati i due vagoni sono ingentissimi.
A detta dei funzionari governativi accorsi sul posto, l’incidente è dovuto ad una combinazione di errore umano, inadeguatezza tecnologica e scarso rispetto delle norme di sicurezza; tutto questo non sorprenderebbe più di tanto se fosse stato detto a proposito di un incidente accaduto in Italia, ma in Giappone, dove le ferrovie rappresentano uno dei miti più invidiati della sua eccellente tecnologia, lascia assai perplessi.
A meno che non si tenga nel giusto conto quel minuto e mezzo di ritardo – che in Italia non rappresenterebbe un bel niente né per il conduttore, né per il capotreno e neppure per i passeggeri – nel quale si è concentrata tutta l’attenzione del macchinista il quale sapeva che se fosse arrivato a destinazione con il perdurare di tale ritardo, avrebbe avuto come minimo un solenne cicchetto o addirittura dei giorni di sospensione, quando non si arriva addirittura al licenziamento; quindi l’alta velocità con cui ha imboccato quella maledetta curva, oltre ad una normale inesperienza, deriva anche dal desiderio di recuperare sull’orario di percorrenza ed arrivare alla stazione di destinazione in orario o quasi.
Vede, Santità, quanti guai può portare la troppa puntualità?!

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