giovedì, aprile 14, 2005
La violenza negli stadi: può essere debellata??
Proprio ieri l’altro 12 aprile, nel mio post mi scagliavo contro la violenza negli Stadi avvenuta domenica scorsa; come se niente fosse accaduto, martedì 13 in occasione dell’euroderby Inter – Milan valevole per la semifinale della Coppa dei Campioni, si è scatenato di nuovo l’inferno a San Siro e l’arbitro – il tedesco Meck, di grande esperienza internazionale – è stato costretto a sospendere la partita, in un primo tempo, e successivamente ad annullare l’incontro,
In campo stava succedendo di tutto: lanci di bastoni e oggetti contundenti verso i giocatori ai quali erano rivolti anche grossi petardi: uno di questi ha colpito il portiere del Milan, Dida, ad una spalla, vicino al collo, provocandone lo svenimento.
Le polemiche, già altissime per i fatti della domenica, sono diventate addirittura al calore bianco; tolleranza zero, tifosi controllati all’ingresso, uso delle telecamere ed altri “buoni propositi” del genere:purtroppo sempre le stesse cose.
Infine ieri la decisione della FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) – presieduta da Franco Carraro – di demandare agli arbitri ogni decisione sulla sospensione degli incontri, con l’avvertimento ai direttori di gara di usare il pugno di ferro e di rimandare tutti i giocatori negli spogliatoi al primo petardo che cade in campo e di dare perso per 3-0 l’incontro alla squadra i cui supporter si sono esibiti in tali lanci.
Come al solito, quando non sappiamo risolvere un problema, lo aggiriamo incaricando un altro di affrontarlo e di assumersi le relative responsabilità; in pratica si mette in mano a questi delinquenti che si spacciano per tifosi, un’arma violenta in più.
Mi spiego: se la mia squadra del cuore sta perdendo, mi intrufolo tra i tifosi dell’altra compagine e da quella parte di curva faccio partire una serie di petardi: non mi si dica che i tifosi fermano lo scemo che effettua tali lanci e neppure che poi lo denunciano; diciamoci la verità, se i tifosi avessero voluto effettuare questo tipo di collaborazione le cose sarebbero andate a posto da sole, solo che nessuno si è mosso e nessuno continuerà ad intervenire, forse anche per paura di ritorsioni.
In concreto, i petardi vengono da quella curva e l’arbitro sospende l’incontro o, nella peggiore delle ipotesi, lo annulla definitivamente. Chi ha il danno maggiore? Ovviamente
la società che ospita l’incontro che vede svanire un bel gruzzolo di soldi.
Diciamo, ancora una volta, la cruda verità: le responsabilità penali sono di tipo personale e non si può penalizzare genericamente una squadra o una città per il reato commesso da uno, dieci o cento cretini.
Quindi la soluzione, in qualunque modo si rigiri il problema, è di carattere puramente repressivo: dobbiamo cioè “scoraggiare” il tifo violento con pene personali di altissimo profilo, con sentenze che vadano ad intaccare le fedine penali e non – come adesso – con il “divieto di andare allo stadio” per uno o più mesi.
E sia chiaro che quello che ho detto qui sopra non è farina del mio sacco, ma è soltanto quello che è stato fatto in Inghilterra alcuni anni or sono; prima di questa serie di provvedimenti (prevenzione, repressione e durezza nelle pene) il loro calcio era violento come il nostro, mentre adesso hanno addirittura tolto le reti di protezione tra il pubblico ed il campo di gioco; quindi non mi sembra difficile: mandiamo un funzionario della nostra Federazione in Inghilterra per una settimana e ritornerà con tutta la documentazione su quanto è stato fatto da società calcistiche, Polizia e Magistratura e noi “copiamo” alla moda dei cinesi e giapponesi.
In campo stava succedendo di tutto: lanci di bastoni e oggetti contundenti verso i giocatori ai quali erano rivolti anche grossi petardi: uno di questi ha colpito il portiere del Milan, Dida, ad una spalla, vicino al collo, provocandone lo svenimento.
Le polemiche, già altissime per i fatti della domenica, sono diventate addirittura al calore bianco; tolleranza zero, tifosi controllati all’ingresso, uso delle telecamere ed altri “buoni propositi” del genere:purtroppo sempre le stesse cose.
Infine ieri la decisione della FIGC (Federazione Italiana Gioco Calcio) – presieduta da Franco Carraro – di demandare agli arbitri ogni decisione sulla sospensione degli incontri, con l’avvertimento ai direttori di gara di usare il pugno di ferro e di rimandare tutti i giocatori negli spogliatoi al primo petardo che cade in campo e di dare perso per 3-0 l’incontro alla squadra i cui supporter si sono esibiti in tali lanci.
Come al solito, quando non sappiamo risolvere un problema, lo aggiriamo incaricando un altro di affrontarlo e di assumersi le relative responsabilità; in pratica si mette in mano a questi delinquenti che si spacciano per tifosi, un’arma violenta in più.
Mi spiego: se la mia squadra del cuore sta perdendo, mi intrufolo tra i tifosi dell’altra compagine e da quella parte di curva faccio partire una serie di petardi: non mi si dica che i tifosi fermano lo scemo che effettua tali lanci e neppure che poi lo denunciano; diciamoci la verità, se i tifosi avessero voluto effettuare questo tipo di collaborazione le cose sarebbero andate a posto da sole, solo che nessuno si è mosso e nessuno continuerà ad intervenire, forse anche per paura di ritorsioni.
In concreto, i petardi vengono da quella curva e l’arbitro sospende l’incontro o, nella peggiore delle ipotesi, lo annulla definitivamente. Chi ha il danno maggiore? Ovviamente
la società che ospita l’incontro che vede svanire un bel gruzzolo di soldi.
Diciamo, ancora una volta, la cruda verità: le responsabilità penali sono di tipo personale e non si può penalizzare genericamente una squadra o una città per il reato commesso da uno, dieci o cento cretini.
Quindi la soluzione, in qualunque modo si rigiri il problema, è di carattere puramente repressivo: dobbiamo cioè “scoraggiare” il tifo violento con pene personali di altissimo profilo, con sentenze che vadano ad intaccare le fedine penali e non – come adesso – con il “divieto di andare allo stadio” per uno o più mesi.
E sia chiaro che quello che ho detto qui sopra non è farina del mio sacco, ma è soltanto quello che è stato fatto in Inghilterra alcuni anni or sono; prima di questa serie di provvedimenti (prevenzione, repressione e durezza nelle pene) il loro calcio era violento come il nostro, mentre adesso hanno addirittura tolto le reti di protezione tra il pubblico ed il campo di gioco; quindi non mi sembra difficile: mandiamo un funzionario della nostra Federazione in Inghilterra per una settimana e ritornerà con tutta la documentazione su quanto è stato fatto da società calcistiche, Polizia e Magistratura e noi “copiamo” alla moda dei cinesi e giapponesi.