giovedì, marzo 31, 2005
Tra poco ci sono le elezioni
Tra pochi giorni si va alle urne per una grossa tornata elettorale amministrativa, riguardante quasi tutte le Regioni, moltissime Province e alcuni Comuni; se togliamo la vicenda di Alessandra Mussolini e di Storace per il Lazio, tutta la campagna è vissuta sulle punzecchiature tra Prodi e Berlusconi – entrambi peraltro non candidati e quindi che parlano a fare – rivolte in particolare al dopo elezioni, cioè alle politiche del 2006.
Devo dire che non ho riscontrato niente di intelligente tra quanto è stato affermato dai due leader e quindi non mi ci soffermerò; una cosa mi ha colpito: Prodi ha affermato che “anziché diminuire le tasse bisognerebbe operare su quelle relative al lavoro dipendente in modo da diminuire sostanzialmente il ricorso al precariato: quando saremo noi al governo, continua Prodi, la Legge Biagi sarà assai modificata, perché questo ricorso sempre più massiccio ai contratti a tempo determinato deve essere rivisto e soprattutto ridimensionato nella forma e nella sostanza”.
Non mi piace Prodi, in lui ci vedo il politico vecchia maniera, quello che con la politica ha fatto i soldi e li ha fatti fare a famigli ed amici e quindi non posso essere dalla sua parte, ma in questa affermazione sui precari mi ci ritrovo pienamente.
In un’altra cosa mi trova consenziente il professore, nella rivisitazione della Legge Biagi, cosa che al solo nominarne la volontà c’era da essere messi alla gogna, tanto è stato “santificato” l’autore di una brutta legge che, peraltro, ha avuto la sventura di rimanere sotto il piombo dei brigatisti.
Quindi Biagi martire finché si vuole, ma la sua legge da rivedere, come dice Prodi, in quanto i nostri giovani non hanno più la sicurezza di niente e quindi non possono né sposarsi, né mettere su casa, né contrarre un mutuo, ecc.
Se Prodi mi assicura che dopo il 2006 combatterà per questa nuova posizione, facendomi vedere però l’alternativa al precariato (la disoccupazione?) io sarò un suo votante convinto.
Intanto abbiamo anche ora la possibilità di vedere qualcosa circa il lavoro sicuro e precario: abbiamo gli “statali”, coloro cioè che possono essere definiti il sinonimo del lavoro sicuro (diminuisca pure l’attività con l’avvento delle Regioni, ma a me non mi sposta nessuno!!), eppure non sono contenti di quello che hanno; sono sotto rinnovo contrattuale e la menano per pochi euro di differenza.
Ringrazino Iddio almeno la mattina quando entrano in servizio (non “al lavoro” perché quest’ultimo termine è da loro considerato una parolaccia) e cerchino di comportarsi un po’ meglio di quello che stanno facendo adesso.
Sapete qual è una battuta che circola nei ministeri? “Se ti viene voglia di lavorare non ti preoccupare: mettiti a sedere e vedrai che ti passa”.
In questo caso – rinnovo contratto statali – devo purtroppo essere con la Lega, dalla quale mi dividono migliaia di altre cose; e in questa circostanza non riesco ad apprezzare la politica da bottegai messa in piedi da AN e UDC per procacciarsi i voti degli statali.
Per qualche voto in più si va contro anche alla “finanziaria” togliendo da qualche altra parte per dare agli amici. Così va la politica e mai come in questo caso viene bene il detto “ogni popolo ha il governo che si merita”!
Devo dire che non ho riscontrato niente di intelligente tra quanto è stato affermato dai due leader e quindi non mi ci soffermerò; una cosa mi ha colpito: Prodi ha affermato che “anziché diminuire le tasse bisognerebbe operare su quelle relative al lavoro dipendente in modo da diminuire sostanzialmente il ricorso al precariato: quando saremo noi al governo, continua Prodi, la Legge Biagi sarà assai modificata, perché questo ricorso sempre più massiccio ai contratti a tempo determinato deve essere rivisto e soprattutto ridimensionato nella forma e nella sostanza”.
Non mi piace Prodi, in lui ci vedo il politico vecchia maniera, quello che con la politica ha fatto i soldi e li ha fatti fare a famigli ed amici e quindi non posso essere dalla sua parte, ma in questa affermazione sui precari mi ci ritrovo pienamente.
In un’altra cosa mi trova consenziente il professore, nella rivisitazione della Legge Biagi, cosa che al solo nominarne la volontà c’era da essere messi alla gogna, tanto è stato “santificato” l’autore di una brutta legge che, peraltro, ha avuto la sventura di rimanere sotto il piombo dei brigatisti.
Quindi Biagi martire finché si vuole, ma la sua legge da rivedere, come dice Prodi, in quanto i nostri giovani non hanno più la sicurezza di niente e quindi non possono né sposarsi, né mettere su casa, né contrarre un mutuo, ecc.
Se Prodi mi assicura che dopo il 2006 combatterà per questa nuova posizione, facendomi vedere però l’alternativa al precariato (la disoccupazione?) io sarò un suo votante convinto.
Intanto abbiamo anche ora la possibilità di vedere qualcosa circa il lavoro sicuro e precario: abbiamo gli “statali”, coloro cioè che possono essere definiti il sinonimo del lavoro sicuro (diminuisca pure l’attività con l’avvento delle Regioni, ma a me non mi sposta nessuno!!), eppure non sono contenti di quello che hanno; sono sotto rinnovo contrattuale e la menano per pochi euro di differenza.
Ringrazino Iddio almeno la mattina quando entrano in servizio (non “al lavoro” perché quest’ultimo termine è da loro considerato una parolaccia) e cerchino di comportarsi un po’ meglio di quello che stanno facendo adesso.
Sapete qual è una battuta che circola nei ministeri? “Se ti viene voglia di lavorare non ti preoccupare: mettiti a sedere e vedrai che ti passa”.
In questo caso – rinnovo contratto statali – devo purtroppo essere con la Lega, dalla quale mi dividono migliaia di altre cose; e in questa circostanza non riesco ad apprezzare la politica da bottegai messa in piedi da AN e UDC per procacciarsi i voti degli statali.
Per qualche voto in più si va contro anche alla “finanziaria” togliendo da qualche altra parte per dare agli amici. Così va la politica e mai come in questo caso viene bene il detto “ogni popolo ha il governo che si merita”!