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mercoledì, marzo 09, 2005

La Sgrena continua...ma anche i maschietti!! 

Propongo ai tour operator italiani di mettere in cantiere un nuovo viaggio: destinazione Bagdad, gruppi non molto numerosi composti a maggioranza di donne, alloggio all’Hotel Palestine dove il pericolo è di rigore, compreso nel prezzo il rapimento da parte di “resistenti” (vero nome: sporchi terroristi) e la permanenza – a secondo del prezzo del viaggio – per sette, quattordici o ventuno giorni.
Questa idea mi è venuta in mente sentendo la martire Giuliana Sgrena che afferma di aver recitato sul video che tutti noi abbiamo visto su Al Arabjia, perché in effetti la permanenza come ostaggio è stata molto meno dura di quanto appaia: diciamo che è stata quasi una vacanza!
A proposito, nel pacchetto viaggio che ho sopra illustrato, è compreso anche un corso accelerato di recitazione, in modo che al ritorno in Italia si possa interpretare come minimo una soap – opera.
A parte gli scherzi, non posso fare altro che ribadire quanto scritto ieri su “Il Riformista”: il peggio non è mai morto e all’indecenza non c’è limite; quello che abbiamo “subito” dalle due Simone non è assolutamente niente rispetto a quello che stiamo “subendo” adesso dalla povera, cara Giuliana.
Alcuni giornali – non solo quelli filogovernativi – cominciano a suggerire alle autorità che sborsano tanti bei dollaroni, di emettere un comunicato chiarissimo: vi abbiamo detto di rientrare dall’Irak; chi non ottempera a questo invito lo fa a proprio rischio e pericolo (e spese, aggiungo io).
Ed ora passiamo ai maschietti, cambiando completamente teatro di operazioni: dopo l’allargamento dell’U.E. a 25 paesi, ieri si è tenuta la prima riunione plenaria “seria”, che affrontava cioè un problema “serio”: la revisione del Patto di Stabilità, quell’accordo che fissa dei parametri ferrei sul rapporto P.I.L. (Prodotto Interno Lordo) e indebitamento.
Tale rapporto – che, ripeto, dovrebbe essere ferreo – già l’anno scorso è stato superato, e di parecchio, da Francia e Germania e quest’anno potrebbe essere superato anche da noi e dal Portogallo, per cui si era pensato di modificare qualcosa, se non il parametro vero e proprio, almeno togliere dal computo dell’indebitamento gli investimenti produttivi della Pubblica Amministrazione.
Quando il presidente dell’Ecofin, il lussemburghese Juncher, ha riunito i “vecchi” paesi dell’Unione (12) si è visto che l’accordo era possibile, quando poi la riunione è stata allargata agli altri 13 paesi “new entry”, ogni possibilità di accordo è stata vanificata, tante e differenti erano le voci e le proposte.
Questa situazione ha fatto affermare al Presidente che – perdurando le divisioni mostrate in assemblea – il patto potrebbe anche rimanere inalterato, anche se, ha ammesso, funziona male.
Mi sembra ovvio che se prima era difficile mettere d’accordo 12 Paesi assai dissimili tra loro, adesso che i Paesi sono diventati 25, si è creata una sorta di Babele che – nel momento in cui si trattano argomenti seri – mostra la estrema difficoltà di gestione di questa Europa allargata.
Fino a quando si tratta di “giocare” a fare i parlamentari, fino a quando si deve legiferare sulle dimensioni dei piselli da mettere in commercio, un accordo si trova; quando invece si intacca, sia pure formalmente, la sovranità dei singoli stati andando ad incidere su meccanismi economici che ogni Paese costruisce per i propri interessi, allora scoppiano le divergenze, che sono poi figlie delle “tante diversità” che pullulano il variegato mondo dell’Europa a 25 e dei tanti interessi che gli ruotano attorno.

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