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lunedì, febbraio 28, 2005

Zibaldone n.3/2005 

In questo terzo zibaldone del 2005, affronterò tre argomenti che – in questi ultimi tempi – hanno destato il mio, e spero il vostro, interesse.
Il PRIMO riguarda l’afonia che ha colpito il Santo Padre, ultimo di tutta una serie di malanni che ha avuto in questi ultimi anni.
Se guardiamo bene Giovanni Paolo II non è stato più “molto bene” dopo l’attentato di Alì Agca; questa pistolettata – che secondo le profezie di Fatima era il terzo segreto della pastorella portoghese – sembrerebbe quasi contenete un qualcosa che non ha più fatto star bene il Pontefice.
All’epoca, ricorderete, si parlò dei servizi segreti dell’est che avrebbero armato la mano del giovane turco; ebbene, se mi si consente il paragone, mi sembra quasi che l’avvelenamento da diossina del presidente ucraino – anch’esso imputato al KGB – possa paragonarsi a questa strana forma di “ammaliamento” che, piano piano, si è sparso per tutto il corpo del Papa. Fantapolitica? Può darsi!
Il SECONDO argomento prende l’avvio da una intervista rilasciata da Barbara Berlusconi (20 anni, figlia del Presidente del Consiglio), nella quale la giovane dichiara, testualmente, “Papà voleva che collaborassi con lui in politica, ma ho deciso di non accettare perché non mi sento ancora pronta”. E poi ancora: “Trovo che la politica sia interessante, ma per riuscire a farla attivamente e consciamente bisogna essere più maturi e con esperienza di vita maggiore”
Possiamo dire con certezza che con queste risposte la ragazza mostra di avere del sale in zucca; mi fa arrabbiare soltanto il fatto che una ragazzina come lei possa avere la possibilità di intraprendere una strada che per molte persone – o per passione o per i soldi – rappresenta un miraggio irraggiungibile.
Un’ultima cosa: la bella Barbara – che vorrebbe fare l’attrice di cinema – è proprio certa che l’augusto genitore sia in possesso di quelle qualità che lei dice di non avere?
Il TERZO e ultimo argomento riguarda ancora una volta la giustizia e, in particolare, l’attività della magistratura; il tutto prende l’avvio da una intervista rilasciata dal Procuratore Generale di Milano, Blandini – sostituto del celebre Borrelli – il quale riafferma una frase fatta del tipo “la nostra giustizia è applicare la legge, non i sondaggi TV”, nella quale - a parte l’ovvietà, mischiata con una bella dose di spocchia, della seconda parte della frase – viene riaffermata l’unica dipendenza dei giudici dalla legge.
Peccato che proprio pochi giorni fa, vedi il mio post del 25 febbraio, un G.U.P. (Giudice dell’udienza preliminare) ha applicato sicuramente la legge, ma in senso sfavorevole, e di molto, all’imputato, addirittura comminando una pena di un terzo superiore a quella richiesta dal P.M. e argomentando questa sua decisione con una diversa visione nell’applicazione della pena.
In questo modo di applicare la legge, ho trovato sicuramente grande diversità rispetto ai 16 anni inflitti a Ruggero Jucker (massacratore della fidanzata) in appello, dopo i 30 in primo grado ed anche ai 20 anni comminati a Vito Cosco, reo di aver ucciso quattro persone, tra le quali una bimba di due anni. Queste due sentenze hanno entrambe alimentato grandi polemiche e proteste del pubblico, in specie dei parenti delle vittime.
Con questo non voglio dire che il G.U.P. di cui sopra ha presieduto “un tribunale del popolo” (tanto aborrito dal P.G.) ma certamente è andato incontro, volutamente o meno, ai sentimenti del popolo e non mi sembra che abbia fatto qualcosa di scandaloso, anzi!
Sempre ricordando che tutti questi giudici, dal grande P.G. Blandini in giù, amministrano giustizia “in nome del popolo italiano”.

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