<$BlogRSDUrl$>

venerdì, febbraio 25, 2005

Le bestie di Satana 

E’ di ieri l’altro la sentenza del G.U.P. (Giudice dell’Udienza Preliminare) su alcuni appartenenti al gruppo dei satanismi denominato “Bestie di Satana” e imputati di reati gravissimi tra cui svariati omicidi e due tentati omicidi: il capo della setta, Andrea Volpe, il grande pentito, è stato condannato a 30 anni di carcere.
Dove sta il particolare interesse per questa sentenza?
Facciamo un passo indietro: il processo si è svolto con il rito abbreviato (e quindi di fronte al G.U.P.) che, come è noto, comporta lo sconto di un terzo della pena comminata; in base a questo principio il P.M. aveva chiesto 20 anni, cioè i due terzi dei 30 che sarebbero stati richiesti ufficialmente.
Si sono alzate varie proteste da parte dei parenti dei ragazzi assassinati, i quali invocavano maggiore severità per questi personaggi che peraltro mi sembra che poco abbiano del “satanico” e molto dello “squallido”.
Ma torniamo alla sentenza del G.U.P.; essa - è una donna, di nome Maria Greca Zoncu -
ha ragionato in modo diverso dal P.M. e cioè non ha riconosciuto per il Volpe il vincolo aggravante della continuità tra i vari reat (pena massima 30 anni) e ha proceduto a una sommatoria di pene – già ridotte di un terzo per effetto del rito abbreviato – argomentando la sentenza come segue: 20 anni per l’omicidio Tollis e Marino, 16 anni per quello di Mariangela Pezzotta, 2 anni e mezzo per le altre imputazioni; un totale quindi di 38 anni e mezzo, ma poiché le pene che non siano l’ergastolo non possono superare i 30 anni, ha applicato quest’ultima misura e a tanto lo ha condannato.
Il primo commento è stato del Volpe che ha dichiarato: “Tanto valeva che non mi pentissi”, a dimostrazione della serietà e della convinzione che stanno dietro a certi pentimenti.
I parenti delle vittime si sono rincuorati e – riporto una dichiarazione per tutte – hanno detto: “Questa sera guarderò la foto di mia figlia e le dirò: finalmente c’è un po’ di giustizia anche per te”.
Ultima notazione la dichiarazione del guardasigilli Castelli, riferita anche e soprattutto alle polemiche che sono scoppiate per alcune sentenze della Magistratura considerate troppo blande; egli ha detto, fra l’altro: “La sentenza di oggi dimostra che le leggi fatte dal Parlamento sono adeguate e consentono ai magistrati di punire in modo esemplare chi si è macchiato di delitti efferati. I codici infatti danno ai giudici ampia libertà di scelta e consentono loro di comminare, caso per caso, le condanne ritenute più opportune”.
Questo lungo virgolettato mi sembra che consenta delle considerazioni paragonabili all’acqua calda, cioè pieno di ovvietà; mi sembra risaputo che i giudici sono lì proprio “per giudicare” e che la legge “è fatta per essere interpretata” e quindi ogni interpretazione può essere diversa da un’altra e da un’altra ancora. Direi che proprio questa è la bellezza e la estrema pericolosità dell’attività di giudice: questa insindacabilità che non comporta alcuna responsabilità, se non una eventuale variazione dell’interpretazione in sede di appello. Questo, e solo questo, è quello che “rischia” il giudice; nella sua affermazione di “essere soggetto solo alla legge”, c’è una grossa finzione, perché si sarebbe dovuto dire che il giudice ha dalla propria parte una legge che egli – con una sua specifica interpretazione – può arrivare anche a stravolgere.
Tornando alla sentenza del Volpe ci dobbiamo chiedere infatti: ma chi ha ragione, il P.M. o il G.U.P.? E se non ce l’avessero nessuno dei due?
E tutto questo, come non mi stancherò mai di ripetere “in nome del popolo italiano”.

This page is powered by Blogger. Isn't yours?