lunedì, febbraio 21, 2005
Il Capitano Ultimo
Nei giorni scorsi è scoppiata la bomba: la magistratura palermitana rinvia a giudizio il Generale Mori (attuale Capo del SISMI) e il leggendario Capitano Ultimo; dei due, mentre per il primo si conosce tutto (figura esile, portamento eretto, carabiniere dalla testa ai piedi) per il secondo non esiste una immagine fotografica e neppure una registrazione della voce.
Il nostro eroe ha però un sito WEB ed è molto interessante andare a scoprire cosa gli scrive la gente di tutti i giorni: ovviamente si inizia con “tieni duro, sei il nostro eroe” per arrivare fino a “non lasciarti demoralizzare, vinci per noi anche stavolta”.
Confesso subito che sono un ardente seguace del motto “Beato quel Paese che non ha bisogno di eroi”, ma questo capitano dei Carabinieri, passato “in clandestinità” (ovviamente solo per la stampa) fin dal momento che ha iniziato a cercare di catturare il Capo dei Capi – Totò Riina - e c’è rimasto anche dopo averlo catturato, nel lontano 1993, mi desta un grande interesse.
E qui mi riferisco in particolare all’interesse “mediatico” di questa figura, di come la gente possa rimanere attaccata ad un fantasma del quale non conosce né il volto né la voce; ed invece è qui l’errore che facciamo: un volto ed una voce ce lì ha, ed entrambi particolarmente accattivanti, perché sono quelle di Raoul Bova, uno dei belli del nostro cinema, che ha interpretato un serial televisivo dedicato proprio a questo investigatore.
Eppure pensiamo solo per un attimo a quello che deve essere stata – ed è tutt’ora – la vita di questo signore che aveva in passato una sua vita, degli amici, il barista sotto casa che gli faceva uno splendido caffè e via dicendo; improvvisamente tutto questo – oltre ovviamente alla famiglia – scompare nel nulla ed il Capitano diventa una specie di ectoplasma che viene rispolverato solo nei momenti di bisogno: particolari indagini, una pennellata di popolarità e simpatia all’Arma Benemerita, eccetera.
Se non ci fosse stato il rinvio a giudizio per favoreggiamento da parte della Procura palermitana, ci sarebbe stato da pensare seriamente che la figura di Ultimo era una figura virtuale, creata dal nulla e destinata a rientrare nel nulla quando non fosse più servita allo scopo.
Ed invece il personaggio esiste in carne ed ossa e sta passando anche dei guai di una certa serietà: viene infatti accusato – insieme al suo comandante, Mori – di avere ritardato la perquisizione in casa di Riina quel tanto che era servito ai picciotti per sgomberare il covo da tutto il materiale più compromettente, in particolare quello che si riferiva a contatti del boss mafioso con altissimi personaggi politici. Questo atteggiamento avrebbe fatto parte di una sorta di accordo con un altro boss che aveva permesso la cattura di Riina.
Sarà vero oppure no, questo – al momento – mi interessa poco: quello che mi colpisce è che – stando ai messaggi inviati al suo sito – gli italiani sono rimasti al Raoul Bova ed è impensabile che un tale eroe, così bello e così privo di qualunque macchia e di qualunque paura, possa commettere il benché minimo reato, neppure un divieto di sosta.Diceva bene Falcone quando affermava che “quelli che indagano sulla mafia devono avere il coraggio di sporcarsi le mani, altrimenti non si arriva da nessuna parte”; potrebbe darsi quindi che anche il nostro Capitano (ed il Generale) fossero stati “costretti” a scendere a patti con “qualcuno”, pur di raggiungere lo scopo: certo che questo “qualcuno” adesso li tiene in pugno e può giocare delle carte veramente interessanti.
Il nostro eroe ha però un sito WEB ed è molto interessante andare a scoprire cosa gli scrive la gente di tutti i giorni: ovviamente si inizia con “tieni duro, sei il nostro eroe” per arrivare fino a “non lasciarti demoralizzare, vinci per noi anche stavolta”.
Confesso subito che sono un ardente seguace del motto “Beato quel Paese che non ha bisogno di eroi”, ma questo capitano dei Carabinieri, passato “in clandestinità” (ovviamente solo per la stampa) fin dal momento che ha iniziato a cercare di catturare il Capo dei Capi – Totò Riina - e c’è rimasto anche dopo averlo catturato, nel lontano 1993, mi desta un grande interesse.
E qui mi riferisco in particolare all’interesse “mediatico” di questa figura, di come la gente possa rimanere attaccata ad un fantasma del quale non conosce né il volto né la voce; ed invece è qui l’errore che facciamo: un volto ed una voce ce lì ha, ed entrambi particolarmente accattivanti, perché sono quelle di Raoul Bova, uno dei belli del nostro cinema, che ha interpretato un serial televisivo dedicato proprio a questo investigatore.
Eppure pensiamo solo per un attimo a quello che deve essere stata – ed è tutt’ora – la vita di questo signore che aveva in passato una sua vita, degli amici, il barista sotto casa che gli faceva uno splendido caffè e via dicendo; improvvisamente tutto questo – oltre ovviamente alla famiglia – scompare nel nulla ed il Capitano diventa una specie di ectoplasma che viene rispolverato solo nei momenti di bisogno: particolari indagini, una pennellata di popolarità e simpatia all’Arma Benemerita, eccetera.
Se non ci fosse stato il rinvio a giudizio per favoreggiamento da parte della Procura palermitana, ci sarebbe stato da pensare seriamente che la figura di Ultimo era una figura virtuale, creata dal nulla e destinata a rientrare nel nulla quando non fosse più servita allo scopo.
Ed invece il personaggio esiste in carne ed ossa e sta passando anche dei guai di una certa serietà: viene infatti accusato – insieme al suo comandante, Mori – di avere ritardato la perquisizione in casa di Riina quel tanto che era servito ai picciotti per sgomberare il covo da tutto il materiale più compromettente, in particolare quello che si riferiva a contatti del boss mafioso con altissimi personaggi politici. Questo atteggiamento avrebbe fatto parte di una sorta di accordo con un altro boss che aveva permesso la cattura di Riina.
Sarà vero oppure no, questo – al momento – mi interessa poco: quello che mi colpisce è che – stando ai messaggi inviati al suo sito – gli italiani sono rimasti al Raoul Bova ed è impensabile che un tale eroe, così bello e così privo di qualunque macchia e di qualunque paura, possa commettere il benché minimo reato, neppure un divieto di sosta.Diceva bene Falcone quando affermava che “quelli che indagano sulla mafia devono avere il coraggio di sporcarsi le mani, altrimenti non si arriva da nessuna parte”; potrebbe darsi quindi che anche il nostro Capitano (ed il Generale) fossero stati “costretti” a scendere a patti con “qualcuno”, pur di raggiungere lo scopo: certo che questo “qualcuno” adesso li tiene in pugno e può giocare delle carte veramente interessanti.