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domenica, febbraio 20, 2005

Il calcetto come lavoro! 

Forse qualcuno di voi ricorderà un mio post del novembre scorso che parlava dei controllori di volo dell’aeroporto di Linate rinviati a giudizio in 61 per “truffa” in quanto, durante il normale orario di lavoro, andavano in giro per loro conto, a fare shopping e financo a giocare al calcetto in una squadra messa in piedi tra di loro.
Nei giorni scorsi si è concluso il processo e forse avrete appreso dai mass-media come è andata; vi ricapitolo il dispositivo finale: dei 61 rinviati a giudizio il P.M. ha chiesto il proscioglimento per 25, mentre per i restanti 36 ha richiesto pene variabili tra i 5 mesi e un anno di carcere. Il giudice ha mandato tutti assolti con una sentenza che non ha mancato di sollevare polemiche; non si conosce ancora il dispositivo della sentenza quindi possiamo solo arguire che è stata accolta la tesi difensiva che – tra le altre amenità – recita pressappoco così: poiché il datore di lavoro conosceva l’esistenza della squadra di calcetto, doveva dare per scontato che i giocatori facessero regolari allenamenti e gare e tutto ciò – ovviamente – in orario di lavoro, regolarmente retribuito.
Anche per lo shopping, immagino, si è ragionato allo stesso modo: poiché i dipendenti avevano una famiglia e, comunque, delle esigenze di mangiare, bere, lavarsi, ecc. e per fare queste attività era necessario comprare delle cose, è ovvio che tali acquisti sarebbero stati eseguiti durante il normale orario di lavoro.
Mi sembra di sognare e mi viene da piangere a sentire queste cose che – ripeto – non fanno parte del dispositivo di assoluzione del giudice bensì sono soltanto la tesi difensiva; c ‘è da ritenere però che il magistrato giudicante sia stato favorevolmente influenzato da questo argomentare e l’abbia fatto suo. Comunque staremo a vedere!
Dal canto suo la magistratura, insieme a questa sentenza, non ha mancato di illuminare tutto “il popolo” in nome del quale giudica, con una nuova “perla”: un figlio degenere che picchia a sangue il padre e ne brucia il corpo non ancora defunto, è stato liberato per trascorsi termini di custodia cautelare senza che si sia ancora arrivati al processo; questo anche perché nel frattempo il reato è stato derubricato da omicidio volontario a colposo, per effetto di una mancata totale confessione del reo.
Se ancora assistiamo a queste cose, con processi che vanno in prescrizione per termini trascorsi invano, sarebbe opportuno che qualcuno potesse mettere il becco nell’attività dei singoli magistrati e, quanto meno, indirizzarla a sistemare le cose più urgenti: mi sembra ovvio che – come ognuno di noi – prima si eseguono le cose che vanno a scadenza e dopo le altre.
E soprattutto si cerca di evitare le perdite d tempo con procedimenti che portano il singolo magistrato sui giornali, ma che all’atto pratico realizzano ben poca giustizia: il caso dell’attuale Capo del SISMI (Servizio Segreto) e del leggendario Capitano Ultimo rinviati a giudizio per una cosa avvenuta ben 13 anni fa, quando i due ricoprivano tutt’altro ruolo; indipendentemente dalla ragione o meno, è comunque “un lusso” che forse il nostro apparato giudiziario non si può permettere: indagare ancora su un fatto avvenuto a così tanto tempo di distanza.
E notare bene che l’evento non deve essere chiarissimo, se non riescono trovare un PM che sostenga l’accusa in un eventuale processo, in quanto tutti i magistrati di Palermo sembrano schierati con gli accusati.

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