martedì, gennaio 18, 2005
Le mamme - nonne
Una anziana signora rumena ha conquistato il primato della madre più vecchia in circolazione: a 67 anni ha partorito una coppia di gemelli, uno dei quali è morto subito e l’altro – messo in incubatrice – pesa un chilo e quattrocento grammi, è una femmina e – dicono i sanitari dell’Ospedale di Bucarest – sta bene.
La foto che viene pubblicata sui quotidiani non le rende giustizia: anziché la madre sembra la nonna, ma che dico nonna, diciamo meglio “bisnonna”: le rughe, l’aspetto dimesso, i capelli tinti malamente, le grinze sul collo: insomma una vera e propria cariatide. Eppure questa donna è madre di una bambina di pochi giorni e, fra dieci anni, quando la figlia sarà ancora alle elementari, lei sarà diventata….non oso pensare come sarà diventata, ma avrà comunque la ragguardevole età di 77 anni.
La signora in questione – scrittrice e professoressa universitaria di filologia in pensione – ha dichiarato “ho realizzato il sogno di una vita; non mi ero mai rassegnata alla idea di non avere figli”. La stampa non ci informa sullo stato civile della neo mamma: è sposata, è ancora signorina o è vedova?
A differenza delle altre volte, questo parto, realizzato in un grande ospedale di Bucarest, ha avuto l’apprezzabile silenzio totale dei medici che hanno effettuato l’operazione; nessun comunicato, nessuna dichiarazione; oltre all’età hanno comunicato solo il nome della puerpera: Adriana Iliescu.
Mamma Adriana ha tolto lo scettro di madre più anziana del mondo ad una indiana di 65 anni che l’anno scorso - aiutata dalla nipote che le ha donato l’ovulo, fecondato dal marito sposato mezzo secolo prima – partorì un figlio tra l’entusiasmo generale.
Comunque anche noi italiani non ci possiamo lamentare: in questa speciale classifica – per merito di Severino Antinori – abbiamo una donna, Rosanna Della Corte, che a 62 anni di età ha partorito un bambino, Riccardo, che l’estate scorsa ha compiuto 10 anni.
L’arzilla Rosanna – che adesso ha 72 anni – a differenza della rumena si è concessa abbondantemente alla stampa, facendosi fotografare addirittura insieme al figlio che frequenta le scuole elementari e che immaginiamo la pubblicità che si ritrova addosso: è tanto felice e si sente come una giovane madre! Facciamogli i complimenti!
Fin qui il resoconto della cronaca; da ora in poi s’impongono alcune considerazioni, difficili come sono difficili tutti i discorsi di carattere etico, specie quelli che riguardano la procreazione, sia essa assistita o no.
Da un primo approccio al problema direi che emerge un desiderio smodato di queste donne di avere un figlio; è lo stesso che può avere un bambino che desidera tanto un cane, oppure è qualcosa di più profondo?
Ci sono poi le sperimentazioni mediche che danno fama e soldi e – poiché anche i medici sono uomini – non disdegnano ne l’una ne l’altro.
In quest’ultimo caso – quello della signora Adriana – la classe medica italiana ha in particolare stigmatizzato l’immissione nell’ovulo femminile di più embrioni, per avere così più possibilità che uno venga fecondato, però votando a quasi sicura morte uno dei gemelli, come poi è stato.
La mia considerazione è una sola: è già molto difficile educare un figlio quando la differenza di età con i genitori è relativamente modesto (24/34 anni) figurarsi quando invece tale gap passa a oltre i sessanta anni; i due non hanno proprio niente in comune, hanno solo un legame burocratico, anche se una parte delle carenze viene superata per effetto dell’entusiasmo, almeno nei primi tempi.
Ma allora mi chiedo:perché non adottarne uno? Ce ne sono tanti che patiscono a questo mondo, cerchiamo di farne stare meglio qualcuno!
La foto che viene pubblicata sui quotidiani non le rende giustizia: anziché la madre sembra la nonna, ma che dico nonna, diciamo meglio “bisnonna”: le rughe, l’aspetto dimesso, i capelli tinti malamente, le grinze sul collo: insomma una vera e propria cariatide. Eppure questa donna è madre di una bambina di pochi giorni e, fra dieci anni, quando la figlia sarà ancora alle elementari, lei sarà diventata….non oso pensare come sarà diventata, ma avrà comunque la ragguardevole età di 77 anni.
La signora in questione – scrittrice e professoressa universitaria di filologia in pensione – ha dichiarato “ho realizzato il sogno di una vita; non mi ero mai rassegnata alla idea di non avere figli”. La stampa non ci informa sullo stato civile della neo mamma: è sposata, è ancora signorina o è vedova?
A differenza delle altre volte, questo parto, realizzato in un grande ospedale di Bucarest, ha avuto l’apprezzabile silenzio totale dei medici che hanno effettuato l’operazione; nessun comunicato, nessuna dichiarazione; oltre all’età hanno comunicato solo il nome della puerpera: Adriana Iliescu.
Mamma Adriana ha tolto lo scettro di madre più anziana del mondo ad una indiana di 65 anni che l’anno scorso - aiutata dalla nipote che le ha donato l’ovulo, fecondato dal marito sposato mezzo secolo prima – partorì un figlio tra l’entusiasmo generale.
Comunque anche noi italiani non ci possiamo lamentare: in questa speciale classifica – per merito di Severino Antinori – abbiamo una donna, Rosanna Della Corte, che a 62 anni di età ha partorito un bambino, Riccardo, che l’estate scorsa ha compiuto 10 anni.
L’arzilla Rosanna – che adesso ha 72 anni – a differenza della rumena si è concessa abbondantemente alla stampa, facendosi fotografare addirittura insieme al figlio che frequenta le scuole elementari e che immaginiamo la pubblicità che si ritrova addosso: è tanto felice e si sente come una giovane madre! Facciamogli i complimenti!
Fin qui il resoconto della cronaca; da ora in poi s’impongono alcune considerazioni, difficili come sono difficili tutti i discorsi di carattere etico, specie quelli che riguardano la procreazione, sia essa assistita o no.
Da un primo approccio al problema direi che emerge un desiderio smodato di queste donne di avere un figlio; è lo stesso che può avere un bambino che desidera tanto un cane, oppure è qualcosa di più profondo?
Ci sono poi le sperimentazioni mediche che danno fama e soldi e – poiché anche i medici sono uomini – non disdegnano ne l’una ne l’altro.
In quest’ultimo caso – quello della signora Adriana – la classe medica italiana ha in particolare stigmatizzato l’immissione nell’ovulo femminile di più embrioni, per avere così più possibilità che uno venga fecondato, però votando a quasi sicura morte uno dei gemelli, come poi è stato.
La mia considerazione è una sola: è già molto difficile educare un figlio quando la differenza di età con i genitori è relativamente modesto (24/34 anni) figurarsi quando invece tale gap passa a oltre i sessanta anni; i due non hanno proprio niente in comune, hanno solo un legame burocratico, anche se una parte delle carenze viene superata per effetto dell’entusiasmo, almeno nei primi tempi.
Ma allora mi chiedo:perché non adottarne uno? Ce ne sono tanti che patiscono a questo mondo, cerchiamo di farne stare meglio qualcuno!