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domenica, gennaio 09, 2005

Le disgrazie non vengono mai sole 

A meno di quindici giorni dalla catastrofe del maremoto nel Sud-Est asiatico una nuova tragedia colpisce l’Italia: due treni (un merci e uno di pendolari) che viaggiavano su un tratto di linea a binario unico si sono scontrati frontalmente provocando – al momento – 17 morti e circa ottanta feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni.
Mentre uno era un “merci” che trasportava tondini di ferro, l’altro era un interregionale proveniente da Verona e diretto a Bologna con circa duecento persone a bordo. Il luogo della disgrazia: Crevalcore, a pochi chilometri da Bologna.
Al momento in cui scrivo, sembrerebbe da alcune indiscrezioni delle due inchieste in corso che la “colpa” sia del treno passeggeri proveniente da Verona che – forse a causa della fitta nebbia – non avrebbe visto un semaforo rosso che gli imponeva di fermarsi in attesa del passaggio del merci.
Dobbiamo aggiungere, per onore di cronaca, che sono tutte induzioni in quanto i quattro macchinisti – due per treno – sono tutti morti, purtroppo, e non potranno rispondere alle domande dei commissari.
L’unica testimonianza di rilievo è quella del Capo Stazione che ha assistito alla “non fermata” del treno passeggeri e, in un ultimo tentativo di allarme ha cercato di telefonare al macchinista sul cellulare ma non ha avuto risposta.
Per dare una valenza numeraria della disgrazia, pensate che in questa sciagurata serata di nebbia è deceduto l’80% di quelli perduti per colpa dello “tsunami”; non c’è che dire, anche se i paragoni fra “disgrazie” non è possibile farli, dobbiamo comunque rilevare che nel caso del treno non possiamo neppure accusare il destino, la natura infame, le forze che ci sovrastano ed altre iperboli che abbiamo usato per l’Asia.
In questo caso la colpa è tutta nostra, al massimo si può imputare il destino “cinico e baro” come si diceva una volta; allora, se la colpa è nostra vediamo in che cosa consiste.
Mi dicono gli esperti che esiste un meccanismo, un segnalatore, comunque un qualche aggeggio che frena autonomamente il treno nel caso che i macchinisti non abbiano visto il semaforo rosso o non vi abbiano ottemperato.
Non si conosce il motivo – o meglio io non lo conosco – per il quale questo strumento non c’è nella linea Verona – Bologna; non so neppure se c’è stato fino ad un certo tempo e poi rimosso, ma in ogni caso mi sembra imperdonabile una carenza del genere.
E qui dobbiamo fare un piccolo discorso sulle Ferrovie Italiane: per me l’inizio del malfunzionamento della rete è avvenuto nel momento in cui alcuni “geni della finanza” hanno deciso di “smontare” la gloriosa sigla F.S. (Ferrovie dello Stato) aggiungendovi tutta una serie di strutture, piccole e grandi, ognuna delle quali incaricata di qualcosa. Volete l’elenco delle Aziende che sono diretta emanazione delle F.S.? Eccolo, oltre ovviamente a FS ancora presente: Trenitalia, R.F.I., Passaggi, Italferr, T.A.V., Sogin, Federcredit, Federservizi, Centostazioni, GransiStazioni, il tutto desunto semplicemente dall’elenco del telefono.
Capisco che se tutto gira come dovrebbe, la parcellizzazione del lavoro potrebbe avere buoni risultati, ma nel nostro caso, con i dirigenti impegnati a inseguite i “low cost” (bassi costi) come le Compagnie Aeree, mi sembra solo un gioco di bussolotti.
Ho un po’ di esperienza di viaggi in treno perché da qualche anno a questa parte lo uso spesso, e posso dire che in effetti si è rilevato un progressivo depauperarsi della tradizione delle nostre ferrovie: materiale vecchio e sporco, dipendenti al limite della crisi di nervi che tendono a scaricarsi con i passeggeri, orari che non vengono mantenuti, e via di questo passo.
Non so a chi attribuire la colpa di queste carenze, però posso dire che “era meglio prima”.


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