domenica, gennaio 23, 2005
La violenza è dentro la nostra società
Non si contano più gli episodi in cui la violenza – anche quella gratuita – si manifesta in tutta la sua pazzesca (non a caso uso questo termine) realtà.
Cito come esempio l’eccidio di Somma Lombarda, dove un pluri – pregiudicato ha barbaramente ucciso in un Bar del paese la sorella, la nipote e una cliente; motivi: “non mi ridavano i soldi”. L’omicida –che era agli arresti domiciliari per scontare gli ultimi cinque anni di carcere – ha poi rivolto l’arma su se stesso e ha premuto il grilletto, uccidendosi.
Il marito della cliente uccisa “per caso” è stato ferito in varie parti del corpo, ma se la caverà; ha detto: “Voglio conoscere il nome del magistrato che ha deciso di farlo uscire, mentre tutto il paese gridava ai carabinieri di lasciarlo dentro, che lui era un pazzo violento e pericoloso. Questa nostra dichiarazione è stata riportata anche al magistrato, ma senza esito”.
Un altro esempio, nel quale la violenza non è più singola ma pianificata all’interno di una struttura: a Napoli, proprio mentre veniva arrestato il figlio di un superboss della camorra, veniva rinvenuto l’ennesimo cadavere, questa volta era quello di un uomo al quale era stata tagliata la testa ed al quale era stato dato fuoco. Da notare che mentre i carabinieri arrestavano il boss camorrista, la folla del rione Scampia manifestava contro i tutori dell’ordine, rei – secondo la gente – di arrestare uno che, come si dice da più parti, fornisce “pane e companatico” a tutti.
Mi direte: i due esempi citati non possono essere messi insieme, in quanto troppo diverso l’uno dall’altro; è vero, ma come dicevo all’inizio, mi interessava citare due esempi di “feroce violenza” e cercare l’anello di congiunzione con l’odierna nostra civiltà.
Credo di avere detto già in altra occasione che quello che più spaventa nel nostro “modo di fare”, è sicuramente l’esasperato individualismo: valgo io e soltanto io, mentre di tutti gli altri me ne frego.
Ma non per menefreghismo – le raccolte per le popolazioni del sud est asiatico mi smentirebbero – ma solo perché io solo valgo, io solo ho l’idea giusta, io solo posso dire l’ultima parola in qualsiasi argomento.
Avrete notato che i “tuttologi” sono sempre in aumento; si tratta di persone che – non avendo nessuna specifica conoscenza – si appropriano di una infarinatura di una buona parte dello scibile umano e quindi si va a perdere le vere competenze e soprattutto si sente la mancanza di veri e autentici “maestri”.
Ma cosa c’entra tutto questo con la violenza, mi chiederete voi?
Questa forma di bestiale uccisione del proprio simile – conosciuto o no, è la stessa cosa – discende, secondo me, da una sostanziale mancanza di valori, direi del valore principale che è quello del rispetto della vita altrui (ed anche della propria, se vogliamo essere precisi).
Quel meraviglioso dono che è la vita umana, sembra non avere più quella importanza che in passato gli veniva attribuito. Sì, certo, a parole tutti siamo pronti a riempirci la bocca di concetti filosofici riguardanti “l’altro” (specie con i diversi), ma all’atto pratico l’individualismo sfrenato, l’egoismo imperante che ciascuno di noi ha indotto da questa civiltà (ed in particolare dai mass – media), la vince su ogni altra cosa.
Come fare a riprendere la retta via? Non è facile e nemmeno semplice; io spero molto nelle nuove generazioni che, schifate dal mondo che gli stiamo lasciando, ci disconoscano completamente e facciano tutto in modo diverso da come gli abbiamo e gli stiamo insegnando noi.
Cito come esempio l’eccidio di Somma Lombarda, dove un pluri – pregiudicato ha barbaramente ucciso in un Bar del paese la sorella, la nipote e una cliente; motivi: “non mi ridavano i soldi”. L’omicida –che era agli arresti domiciliari per scontare gli ultimi cinque anni di carcere – ha poi rivolto l’arma su se stesso e ha premuto il grilletto, uccidendosi.
Il marito della cliente uccisa “per caso” è stato ferito in varie parti del corpo, ma se la caverà; ha detto: “Voglio conoscere il nome del magistrato che ha deciso di farlo uscire, mentre tutto il paese gridava ai carabinieri di lasciarlo dentro, che lui era un pazzo violento e pericoloso. Questa nostra dichiarazione è stata riportata anche al magistrato, ma senza esito”.
Un altro esempio, nel quale la violenza non è più singola ma pianificata all’interno di una struttura: a Napoli, proprio mentre veniva arrestato il figlio di un superboss della camorra, veniva rinvenuto l’ennesimo cadavere, questa volta era quello di un uomo al quale era stata tagliata la testa ed al quale era stato dato fuoco. Da notare che mentre i carabinieri arrestavano il boss camorrista, la folla del rione Scampia manifestava contro i tutori dell’ordine, rei – secondo la gente – di arrestare uno che, come si dice da più parti, fornisce “pane e companatico” a tutti.
Mi direte: i due esempi citati non possono essere messi insieme, in quanto troppo diverso l’uno dall’altro; è vero, ma come dicevo all’inizio, mi interessava citare due esempi di “feroce violenza” e cercare l’anello di congiunzione con l’odierna nostra civiltà.
Credo di avere detto già in altra occasione che quello che più spaventa nel nostro “modo di fare”, è sicuramente l’esasperato individualismo: valgo io e soltanto io, mentre di tutti gli altri me ne frego.
Ma non per menefreghismo – le raccolte per le popolazioni del sud est asiatico mi smentirebbero – ma solo perché io solo valgo, io solo ho l’idea giusta, io solo posso dire l’ultima parola in qualsiasi argomento.
Avrete notato che i “tuttologi” sono sempre in aumento; si tratta di persone che – non avendo nessuna specifica conoscenza – si appropriano di una infarinatura di una buona parte dello scibile umano e quindi si va a perdere le vere competenze e soprattutto si sente la mancanza di veri e autentici “maestri”.
Ma cosa c’entra tutto questo con la violenza, mi chiederete voi?
Questa forma di bestiale uccisione del proprio simile – conosciuto o no, è la stessa cosa – discende, secondo me, da una sostanziale mancanza di valori, direi del valore principale che è quello del rispetto della vita altrui (ed anche della propria, se vogliamo essere precisi).
Quel meraviglioso dono che è la vita umana, sembra non avere più quella importanza che in passato gli veniva attribuito. Sì, certo, a parole tutti siamo pronti a riempirci la bocca di concetti filosofici riguardanti “l’altro” (specie con i diversi), ma all’atto pratico l’individualismo sfrenato, l’egoismo imperante che ciascuno di noi ha indotto da questa civiltà (ed in particolare dai mass – media), la vince su ogni altra cosa.
Come fare a riprendere la retta via? Non è facile e nemmeno semplice; io spero molto nelle nuove generazioni che, schifate dal mondo che gli stiamo lasciando, ci disconoscano completamente e facciano tutto in modo diverso da come gli abbiamo e gli stiamo insegnando noi.