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domenica, gennaio 16, 2005

Giochi belli ... da morire 

Questa volta voglio parlarvi di giochi, in particolare di due giochi, entrambi tenutisi in Toscana, una regione particolarmente ridente e onusta di glorie e di arte.
Il PRIMO gioco si è svolto nella zona del Carrarese ed ha avuto per protagonista una casalinga di 57 anni, sposata, due figli e due nipoti; è stata trovata in mare dove si era lanciata dopo una normale giornata: è andata a fare la spesa , è tornata a casa, ha tolto la merce dalle borse e l’ha appoggiata sul tavolo di cucina, poi ha scritto un messaggio in cui chiede scusa ai familiari, quindi si è diretta verso la spiaggia e si è lasciata affogare.
Ma dove è il gioco? Semplice, il gioco è il motivo del suicidio! In concreto la signora ha dilapidato una piccola fortuna (circa 20.000 euro) rappresentante i risparmi della famiglia, per inseguire il dannatissimo 53 sulla ruota di Venezia.
Sissignori, sto parlando di uno dei giochi più antichi del mondo: il gioco del lotto, nel quale, al verificarsi di ritardi particolarmente importanti, si assiste regolarmente a famiglie rovinate, donne e uomini che si suicidano per la vergogna e altri fatti del genere.
Questa la dichiarazione di un titolare di una storica ricevitoria: “La gente si sta rovinando e lo Stato non interviene. In tanti iniziano puntando 100 euro, poi raddoppiano, triplicano e così via. Ho visto persone disperate venire qui e puntare tutto quel che gli era rimasto sul 53”. Allora, a parte che non riesco a capire come potrebbe intervenire lo Stato, forse facendo uscire “di forza, per decreto” questo stramaledetto 53, per quanto riguarda le persone che si stanno rovinando, ognuno fa quel che gli pare.
Non credo che uno Stato etico sia auspicabile e quindi teniamoci la nostra libertà di rovinarsi e che lo Stato si occupi d’altro.
Dove invece vedo un legame con lo Stato per effetto dell’ordine pubblico, è nel rapporto che si potrebbe instaurare con la criminalità organizzata, quando si ricorre all’usura nel momento in cui si sono finiti i nostri denari; e il discorso è sempre lo stesso: “tanto siamo sicuri che la prossima settimana uscirà il numero ritardatario e quindi potremo rimborsare l’usuraio!”.
Ecco, qui ci sarebbe forse da tenere gli occhi spalancati, perché nessuno mi leva dalla testa che la disperazione possa portare a qualunque gesto, sia al suicidio che al ricorso all’usura, il che è poi quasi la stessa cosa.
Il SECONDO gioco – che per ora non ha fatto vittime, ma che seguitando di questo passo le farà sicuramente – ha avuto il suo battesimo alla Stazione di Certaldo, nella zona dell’Empolese: alcuni giovani si siedono sui binari in attesa che arrivi il treno che li porta a scuola; vince la “gara” chi si alza per ultimo.
Il giovane che sfida la morte per dimostrare il proprio coraggio è un classico della letteratura e del cinema: per quanto riguarda quest’ultimo, mi vengono in mente due film “Gioventù bruciata” e, più recentemente “Trainspotting”.
Nel primo, che lanciò il “bello e maledetto” James Dean, questi sfidava la morte lanciando l’auto a tutta velocità verso un precipizio e saltando fuori un attimo prima del baratro; nel secondo si assiste alla gara che consiste nello sdraiarsi sui binari e lottare contro il ruggito del treno che avanza (e anche qui chi si alza per primo ha perso).
Sono giochi assassini o sono le persone che hanno perduto il senso della vita? Questa è la domanda che dobbiamo porci e, statene certi, il lotto e i treni andranno assolti, mentre è l’uomo che merita la più dura condanna.Certo che dobbiamo aggiungere come questo impalpabile senso della vita se ne sia andato abbandonando le persone le quali non si riconoscono più nella celebre frase, considerata “fatta” ma sempre valida: “la vita merita sempre di essere vissuta, qualunque siano le cose che ci aspettano”. Vale ancora o è sorpassata?

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