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sabato, gennaio 01, 2005

Auguri di Buon 2005 

E’ arrivato da poche ore e già tutti si augurano che sia migliore di quello che lo ha preceduto: mi riferisco al 2005, anche se questo auspicio è dettato dalla catastrofe che ha segnato gli ultimi giorni del 2004.
So benissimo che è ben difficile che un anno sia migliore di quello che lo ha preceduto, però in questo caso il nuovo anno non ha molte difficoltà da superare per essere meglio: con quello che è successo da Natale 2004, basterebbe anche un annetto “normale”, senza grandi spunti di felicità e già saremmo tutti contenti.
Come era pensabile in anticipo, la raccomandazione delle autorità di non scatenarsi con botti e fuochi artificiali, è rimasta in parte inascoltata: ma solo in parte, poiché non mi sembra – anche se non ho dati da confrontare – che si sia tenuta la stessa linea del 2004 in fatto di confusione; probabilmente saranno state anche le cancellazioni di molti dei concerti di musica leggera e rock già organizzati dai Comuni e annullati dopo gli eventi nel Sud-Est asiatico.
Della tragica vicenda che stanno vivendo quei disgraziati abitanti di quei luoghi tanto belli quanto sfortunati, diciamo che le cose stanno andando come previsto: i morti rinvenuti sono sempre più numerosi, per quelli fin qui considerati “dispersi” si comincia a ventilare l’ovvia ipotesi di considerarli “deceduti”, anche se non si è rintracciato materialmente il corpo (in questo caso le cifre riferibili agli italiani diventerebbero alte, comunque aspettiamo la conferma ufficiale).
A proposito dei cadaveri rinvenuti, è interessante quanto avvenuto in Indonesia, dove le autorità di governo, dopo aver annunciato che non comunicheranno più cifre relative ai “loro” morti, hanno vietato alle singole famiglie di compiere sepolture individuali, dato che tutti i corpi sono stati immessi in varie fosse comuni riempite di calce viva prima di essere chiuse (questo per ovvi motivi di carattere sanitario); ebbene, anche in questa circostanza avvengono dei casi di grande sentimento umano: alcuni parenti “riscattano” la salma del loro caro mediante una bustarella al funzionario di 5.000 rupie (circa 20 euro) e si portano via il corpo per seppellirlo in separata sede.
La pratica è enormemente pericolosa per le altissime probabilità d’infezione che il cadavere può portare, e quindi è da stigmatizzare, ma al tempo stesso mostra l’affetto e la partecipazione di questa gente alla catastrofe che ha strappato i loro cari.
Dolore, mestizia e grande dignità: queste le caratteristiche che – almeno dalle immagini TV – ho rilevato sui volti di quei popoli che non pietiscono niente e con gli occidentali hanno un rapporto di franco cameratismo; sintomatico il caso di una famiglia tedesca con un bambino di pochi anni che dopo essersi salvata ma essere rimasta ovviamente senza più i loro bagagli, si sono visti avvicinare da un indigeno che ha consegnato loro un pigiamino per il piccolo che altrimenti avrebbe sentito freddo.
Avremo modo di tornare sull’argomento poiché l’evento – purtroppo – non si esaurirà in breve tempo; per ora rinnovo i miei auguri a voi tutti.

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