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mercoledì, febbraio 04, 2004

La rivincita di Natale 

Sono stato a vedere l’ultimo film di Pupi Avati, che è un sequel de “Il Regalo di Natale” di circa 18 anni or sono, nel quale una drammatica partita di poker è specchio della vita di tutti i giorni, con i tradimenti e le alleanze, le delusioni e le sconfitte. Nel primo film Abatantuono veniva sonoramente sconfitto da Carlo Delle Piane (il professionista) ed era rovinato, lui e tutti i cinema che possedeva: pensate che l’ultimo piatto che decide la partita è di 250 milioni di lire di 18 anni fa; quanti euro attuali?
Due parole, ma proprio solo due, per parlare del film uscito in questi giorni: la struttura narrativa – diversamente dal primo esemplare – è molto più complicata da tutta una sequela di alleanze che vanno dal doppio fino al triplo gioco, per cui la bellezza della partita diventa elemento secondario rispetto alla ricerca del colpevole, proprio come nei classici gialli.
Inoltre, il “saper giocare”, magari in alleanza con il partner che ad un cenno alza la posta per tirarti la volata, passa in secondo piano rispetto al banale “barare”, pratica che viene esercitata da più di uno dei partecipanti al gioco.
Non sarò così carogna da anticiparvi la fine (chi vince); Pupi Avati ha dichiarato che in questa partita perdono tutti. Sarà, ma così come nella prima partita, c’è chi si arricchisce e chi no, (e in Euro)!
Ecco, proprio degli euro volevo parlare in questo post: durante tutta la partita, ad ogni rilancio, a me è venuto spontaneo riportare le cifre enunciate in euro alle lire di una volta, con un lavorio matematico mica da poco (ovviamente al tasso di cambio di 2.000, arrotondando cioè, in un certo senso).
Come ho fatto io, hanno fatto gli amici che erano con me, anzi, si faceva a gara a chi scopriva prima la cifra in lire. E penso che analogamente si siano comportati anche altri spettatori in sala.
Ebbene, cosa significa tutto ciò? Una sola considerazione, banale se volete, ma che a mio modo di vedere può comportare delle riflessioni: ancora non siamo così abituati alla nuova moneta da staccarci dalla vecchia. Per cui, il rilancio finale di un milione di euro è subito rapportato ai due miliardi di vecchie lire.
Se vogliamo poi continuare a filosofeggiare su una fesseria del genere, potremmo affermare che la nuova moneta non è stata ancora metabolizzata e quindi da tale circostanza deriva l’aumento dei prezzi.
Ma ovviamente lo dico come battuta e basta! Mi scusi signor ministro se ho osato!




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