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domenica, dicembre 05, 2004

Un'occhiata alla TV 

E’ un po’ di tempo che non affrontiamo il problema di quello che vediamo in televisione; ovviamente ci soffermeremo solo su alcuni programmi che – a mio modo di vedere – sono stati i più eclatanti.
Cominciamo dai telegiornali e notiamo subito che sembra acuirsi la ricerca della notizia a sensazione, di quella news che il pubblico aspetta e che ascolta in modo attento, per non perdere neppure una parola; e di questo è recente esempio il fatto che le “due Simone”, come vengono chiamate le due volontarie italiane rapite in Irak, hanno deciso di tornare in zona, recandosi per una settimana in Giordania dove è allogata una sede della loro organizzazione: ebbene, per tutti è stata una notizia da dare così: “le due Simone ritornano in Irak”, e sulla base di questa notizia si sono succedute interviste a vari esponenti governativo e non e a personaggi comunque famosi. Il tutto – interviste e commenti – fondati su una informativa che sta alla base del servizio e che reca una inesattezza: le due ragazzette non rientrano in Irak, ma vanno a farsi una vacanza di sette giorni ad Amman, in Giordania, dove i pericoli sono gli stessi che si possono incontrare in qualche spiaggia esotica.
C’è poi il problema della Loredana Lecciso, coniugata Al Bano, che da brava donna di casa addetta sinora alla “riproduzione” (credo che abbia fatto 3 figli con Al Bano e uno già lo aveva prima di sposarsi) ha deciso di gettarsi nel mondo dello spettacolo: non sa fare niente – né ballare, né cantare, né recitare – e quindi sembrerebbe adattissima a far parte dello star-sysrem; il problema era quello di farsi un po’ conoscere (il fatto di essere la signora di Al Bano non sembra sufficiente) e quindi qualche bravissimo press-agent ha pensato bene di proporla come una donna che cerca una propria dimensione umana e lavorativa e con un marito che non gradisce questa situazione. E qui si sono sprecati i sociologi, gli psicologi, le femministe eccetera. E noi, gonzi, a prendere parte alla discussione e ad esprimere il nostro parere sui diritti della Loredana a “realizzarsi”.
Per rendermi conto del perché la Maria De Filippi batta regolarmente e sonoramente il pur bravo Panariello, mi sono dovuto sciroppare un numero di “C’è posta per te”; ho forse scoperto dove sta il trucco: pur non volendo tediarvi con il racconto di come si svolge il programma, bisogna che vi ricordi che nel corso della trasmissione – dopo tutta la narrazione delle motivazioni per le quali il tizio o la tizia viene chiamato – c’è un momento di assoluto silenzio nel quale il “chiamato”, dopo aver visto l’interlocutore, decide se farlo o meno parlare; ebbene, quella pausa di silenzio assoluto, con primissimi piani dei volti dei due protagonisti (“chiamatore” e “chiamato”), questa forma di “rumoroso silenzio” riesce a creare una sorta di pathos che poi sfocia nella esternazione del “chiamatore” che, in genere, cerca di farsi perdonare qualcosa.
Ma ripeto, la pausa con silenzio, cronometrata anche in quasi due minuti – una enormità per i tempi televisivi, se pensate che una fascia pubblicitario ne dura tre – è il degno prologo allo scoppio di emozione per la richiesta di perdono o altro che viene rivolta al destinatario della lettera e, successivamente, all’accoglimento o meno della richiesta, con relativa immancabile commozione di entrambi i partecipanti, del pubblico in sala e di quello televisivo a casa . Notare bene che questa forma linguistica (il silenzio come espressione e come preparazione ad un ritmo diverso) è mutuata dal cinema e si vede bene che ne sono state assimilate tutte le caratteristiche.
Quindi, per concludere, trasmissione che si appella ai sentimenti più deteriori di ognuno di noi, ma la cui realizzazione è una delle massime dimostrazioni di professionalità linguistica che si può incontrare nel panorama televisivo.

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