venerdì, dicembre 17, 2004
Miserie (materiali e morali)
Gli islamici fanno notizia: ricorderete che qualche mese fa citai un signore (mi pare egiziano) che interrotto dai Carabinieri mentre picchiava a sangue la moglie, ebbe un moto di sorpresa e, rivolgendosi al capo-pattuglia disse: “ma come, da voi non si può picchiare la moglie?” Come a dire, ma in che posto barbaro sono capitato!
Ebbene, in questi ultimi tempi i casi del genere si sono moltiplicati, anche perché in molti casi la moglie non è stata al gioco e ha denunciato il marito alla Polizia: anche in questi casi per gli uomini è stata grande la sorpresa di una donna che si ribella alle botte del compagno.
E’ veramente cambiato il mondo si saranno detti gli onesti mussulmani che mai e poi mai si sarebbero aspettati una donna che osa ribellarsi all’uomo che la sta picchiando.
Ricorderete che tanti anni fa, prima dell’attuale invasione dalle coste mediterranee, era di moda un modo di dire che – grosso modo – faceva così: “dice il Profeta che quando rientri a casa per prima cosa batti la moglie; tu non sai per quale motivo, ma lei sì”.
Lo prendevamo come uno stupido, anche se divertente, modo di dire e invece, dopo molti anni, abbiamo visto che era semplice realtà: chi l’avrebbe detto.
Completiamo l’argomento, dicendo che anche nel nostro dorato mondo occidentale esiste chi picchia la moglie, o la compagna, o la fidanzata, o la prostituta, insomma una donna. Dov’è la differenza? Semplice, che noi – o meglio chi si comporta così – sa benissimo di sbagliare e che queste botte derivano o da una sorta di mania o da una solenne arrabbiatura o da altre forme che rasentano la patologia. Insomma, qualunque ne sia la causa, noi andiamo a ricercarla, mentre nel mondo islamico la cosa è “di tutto riposo”, non ha assolutamente bisogno di scuse o di motivazioni. È così e basta!
Da queste forme di miseria – che definiremo morale – passiamo adesso ad esaminare quello che invece riscontriamo come “miseria materiale”; e mi riferisco in particolare ai due gemellini che sono morti probabilmente per avvelenamento da monossido di carbonio o, peggio ancora, perché la madre non aveva i soldi per dare loro il latte da neonati e gli ha dato quello normale che beviamo tutti noi. Tutto questo è accaduto in una bacarropoli dove vivono – si fa per dire – 130 famiglie per complessive 350 persone.
Tutto questo dove è accaduto? Forse ai margini di qualche megalopoli del terzo o quarto mondo? Oppure in qualche periferia di Calcutta o Bombay, oppure in Africa?
Nossignori, anche se stenterete a crederlo, tutto questo panorama si riferisce a Foggia, nella civilissima e “desideratissima” Italia, e il padre dei due neonati morti non è un barbone ma un onesto lavoratore che ha un posto fisso – certo non è un fortunato statale con periodici aumenti di stipendio – ma è un guardiano notturno di autolavaggio; analogamente gli altri capifamiglia: sono tutti italiani, bianchi ed hanno un posto di lavoro (modesto, ma lavoro).
Avreste mai pensato che in Italia si potesse assistere a queste tragedie della miseria, o meglio della disperazione, la più cupa e la più assoluta?
Pensiamoci bene: a due passi dal Corso principale di Foggia, tutto illuminato a festa e con le vetrine straripanti di belle e ricche cose da regalare, ci sono di queste situazioni: una madre che non ha i soldi per acquistare il latte per i suoi figli e fa bere ai due gemellini il normale latte che viene venduto e consumato da tutti noi, in una baracca fatiscente riscaldata da caloriferi più o meno pericolosi.
E non c’è barba di assistenza sociale che intervenga in situazioni del genere; non c’è nessun “cristiano” che abbia vigilato e sia intervenuto in tempo.
Ricorderete che ho già avuto modo di dire che uno Stato che si disinteressa dei bambini e degli anziani (le componenti più deboli della società) non avrebbe diritto di esistere e di progredire.
Esimio Cavaliere, ce ne freghiamo dell’abbassamento delle tasse, guardiamo ai problemi prioritari: qui mi sembra che ci stiamo incamminando verso una vita da popolazione terzomondista, qui mi sembra che nel complesso forse c’è qualcuno che si frega la parte di latte (e di vita o di benessere) che spetterebbe ai due gemellini. O mi sbaglio?
Una sola considerazione finale: se la notizia arriva fino al Padreterno temo che si rifiuterà di inviare il proprio Figlio in questo mondo di egoisti e di gente cattiva e non si accontenterà della solita Messa di Mezzanotte o del consueto Presepe.
Ebbene, in questi ultimi tempi i casi del genere si sono moltiplicati, anche perché in molti casi la moglie non è stata al gioco e ha denunciato il marito alla Polizia: anche in questi casi per gli uomini è stata grande la sorpresa di una donna che si ribella alle botte del compagno.
E’ veramente cambiato il mondo si saranno detti gli onesti mussulmani che mai e poi mai si sarebbero aspettati una donna che osa ribellarsi all’uomo che la sta picchiando.
Ricorderete che tanti anni fa, prima dell’attuale invasione dalle coste mediterranee, era di moda un modo di dire che – grosso modo – faceva così: “dice il Profeta che quando rientri a casa per prima cosa batti la moglie; tu non sai per quale motivo, ma lei sì”.
Lo prendevamo come uno stupido, anche se divertente, modo di dire e invece, dopo molti anni, abbiamo visto che era semplice realtà: chi l’avrebbe detto.
Completiamo l’argomento, dicendo che anche nel nostro dorato mondo occidentale esiste chi picchia la moglie, o la compagna, o la fidanzata, o la prostituta, insomma una donna. Dov’è la differenza? Semplice, che noi – o meglio chi si comporta così – sa benissimo di sbagliare e che queste botte derivano o da una sorta di mania o da una solenne arrabbiatura o da altre forme che rasentano la patologia. Insomma, qualunque ne sia la causa, noi andiamo a ricercarla, mentre nel mondo islamico la cosa è “di tutto riposo”, non ha assolutamente bisogno di scuse o di motivazioni. È così e basta!
Da queste forme di miseria – che definiremo morale – passiamo adesso ad esaminare quello che invece riscontriamo come “miseria materiale”; e mi riferisco in particolare ai due gemellini che sono morti probabilmente per avvelenamento da monossido di carbonio o, peggio ancora, perché la madre non aveva i soldi per dare loro il latte da neonati e gli ha dato quello normale che beviamo tutti noi. Tutto questo è accaduto in una bacarropoli dove vivono – si fa per dire – 130 famiglie per complessive 350 persone.
Tutto questo dove è accaduto? Forse ai margini di qualche megalopoli del terzo o quarto mondo? Oppure in qualche periferia di Calcutta o Bombay, oppure in Africa?
Nossignori, anche se stenterete a crederlo, tutto questo panorama si riferisce a Foggia, nella civilissima e “desideratissima” Italia, e il padre dei due neonati morti non è un barbone ma un onesto lavoratore che ha un posto fisso – certo non è un fortunato statale con periodici aumenti di stipendio – ma è un guardiano notturno di autolavaggio; analogamente gli altri capifamiglia: sono tutti italiani, bianchi ed hanno un posto di lavoro (modesto, ma lavoro).
Avreste mai pensato che in Italia si potesse assistere a queste tragedie della miseria, o meglio della disperazione, la più cupa e la più assoluta?
Pensiamoci bene: a due passi dal Corso principale di Foggia, tutto illuminato a festa e con le vetrine straripanti di belle e ricche cose da regalare, ci sono di queste situazioni: una madre che non ha i soldi per acquistare il latte per i suoi figli e fa bere ai due gemellini il normale latte che viene venduto e consumato da tutti noi, in una baracca fatiscente riscaldata da caloriferi più o meno pericolosi.
E non c’è barba di assistenza sociale che intervenga in situazioni del genere; non c’è nessun “cristiano” che abbia vigilato e sia intervenuto in tempo.
Ricorderete che ho già avuto modo di dire che uno Stato che si disinteressa dei bambini e degli anziani (le componenti più deboli della società) non avrebbe diritto di esistere e di progredire.
Esimio Cavaliere, ce ne freghiamo dell’abbassamento delle tasse, guardiamo ai problemi prioritari: qui mi sembra che ci stiamo incamminando verso una vita da popolazione terzomondista, qui mi sembra che nel complesso forse c’è qualcuno che si frega la parte di latte (e di vita o di benessere) che spetterebbe ai due gemellini. O mi sbaglio?
Una sola considerazione finale: se la notizia arriva fino al Padreterno temo che si rifiuterà di inviare il proprio Figlio in questo mondo di egoisti e di gente cattiva e non si accontenterà della solita Messa di Mezzanotte o del consueto Presepe.