<$BlogRSDUrl$>

lunedì, dicembre 27, 2004

L'Apocalisse 

Purtroppo nelle diciotto ore che ci separano dal mio scritto precedente, la tragedia nel Sud-Est asiatico ha assunto proporzioni ancora più catastrofiche. Dalle 11.000 vittime si è già arrivati a oltre 30.000, ma ancora non siamo a nulla, ancora i conti dovranno essere fatti e rifatti.
Anche tra gli italiani presenti nella zona – che in un primo tempo sembravano indenni – si segnalano già 13 morti e un centinaio di “dispersi”.
Gli occidentali – veri colonizzatori “turistici” di quei paesi – si preoccupano, giustamente sotto il profilo umano, dei loro morti, che pure rappresentano una frazione minima nel totale ed anzi, più passa il tempo e più la forbice si allargherà.
Le energie dei governi (il nostro in testa) sono per ora votate quasi interamente al recupero dei nostri connazionali: sarà giusto questo comportamento? Sicuramente è umano e comprensibile, anche perché prima di poter mettere le mani su una qualche forma di aiuto o di ricostruzione, ne passera del tempo!
I media sparano dati, alcuni dei quali risultano impressionanti: l’energia sprigionata dal terremoto sotto il mare è stata pari ad un milione di bombe atomiche di Hiroshima; se la scossa avesse avuto come epicentro l’Italia, la nostra penisola sarebbe stata “spaccata in due”, come se qualcuno – un gigante cattivo – avesse stroncato lo stivale alla stregua di un grissino; un altro dato impressionante: ci sono delle vittime anche sulle sponde Keniane e Somale, a migliaia di chilometri di distanza, nella parte orientale dell’Oceano Indiano.
Le immagini più spettacolari sono quelle realizzate dagli stessi turisti – ubicati in posizione di tranquillità – che riprendono lo “spettacolo” dell’onda anomale che si abbatte sulla spiaggia e spazza via tutto quello che trova davanti a se; sembra una delle tante cose da “vedere e riprendere” durante la vacanza.
Capisco che per un paio di giorni continueremo ancora a preoccuparci dei nostri connazionali, così come i francesi faranno per i propri, gli inglesi per i propri e via di questo passo; passati questi pochi giorni però dovremo rivolgere la nostra attenzione ai “locali”, agli “indigeni”, a coloro che oltre che la vita hanno perduto “tutto”, perché la loro capanna rappresenta proprio “tutto” per loro.
Dovremo quindi preoccuparci delle quasi certe epidemie che si svilupperanno nei villaggi pieni di cadaveri, pieni di bambini passati dal gioco alla morte, con i genitori che niente hanno potuto per aiutarli.
Un’immagine che vorrei nominare “simbolo dell’Apocalisse” è quella di un padre che avanza tra il fango, con il corpicino inanimato di un bambino o bambina: è il simbolo della tragedia, il simbolo di questa immane disgrazia che è capitata loro, abitanti in uno di quelli che noi definiamo “Paradiso delle Vacanze”.
Alcune domande che vorrei proporre: continuerà il flusso turistico verso quei luoghi oppure il ricordo sarà così vivo per tanto tempo da far passare di moda il “Paradiso”?
Ed ancora: se il flusso turistico si blocca, cosa succede dell’economia di quei bellissimi paesi? Su cosa potrà basare la loro ripresa?
Insomma, voglio dire: tornerà ad essere tutto come prima oppure no?
Chiudiamo qui e aggiorniamoci alle prossime notizie.

This page is powered by Blogger. Isn't yours?