mercoledì, dicembre 29, 2004
L'Apocalisse aumenta d'intensità
Ora che le cronache televisive hanno preso il verso giusto, come da me auspicato, con minori racconti di turisti impauriti, anzi choccati, che rientrano a casa, e più riprese fatte da troupe sul teatro della enorme tragedia, i numeri diventano sempre più alti (si parla di oltre 100.000 morti) e le distruzioni appaiono nella loro realtà immane: se pensiamo che l’albergo Sofitel dell’ Isola di Phuket, situato nella Hkao Lac – costruito ovviamente in muratura – è stato distrutto, pensiamo per un attimo a quello che sarà accaduto con le capanne, i bungalow e le altre abitazioni di fortuna che rappresentano la stragrande maggioranza del riparo per la popolazione, specie per quella della costa.
Il problema epidemiologico sembra – almeno a vedere come si comportano le autorità locali – quello di più pressante attualità; i tanti, tantissimi cadaveri che appaiono al ritirarsi delle acque, in pochissime ore cominciano a gonfiarsi e, causa il clima tropicale, entrano subita in fase di decomposizione. Da qui le temute epidemie e l’altrettanto temuta contaminazione delle acque che vengono inquinate dai cadaveri galleggianti.
Ecco che nasce così un braccio di ferro tra le autorità locali e i governi occidentali: mentre le prime accelerano al massimo la sepoltura dei corpi (o l’incenerimento nei paesi dove è rituale), gli occidentali che hanno grandi numeri di “dispersi” chiedono di attendere per un improbabile riconoscimento; ho visto che, facendo atto di una squisita gentilezza, i tailandesi prima di seppellire i morti li fotografano in modo da mettere poi a disposizione dei parenti queste immagini. In una confusione del genere non è poca cosa!
Sono partiti per il teatro delle operazioni anche esperti biologi specializzati nella ricerca del DNA, poiché l’identificazione dei morti è resa problematica dal tempo che sta passando.
Un’altra emergenza è quella delle zanzare o comunque degli insetti che trovano un loro perfetto habitat nelle zone dove ancora c’è l’acqua stagnante: questi animali, a parte il fastidio, sono portatori di malattie alle quali noi occidentali non siamo affatto abituati.
Comincia una nuova polemica – questa volta dagli scranni dell’O.N.U. – sulle cifre stanziate da alcuni governi e ritenute insufficienti dalle Nazioni Unite: tra quelle che conosciamo, gli U.S.A. hanno stanziato 35 milioni di dollari, la Comunità Europea 30, il Giappone 26 e l’Arabia Saudita 10. Il vice segretario dell’O.N.U., senza mezzi termini, ha tacciato di avarizia questi paesi, ed anche altri, mettendo in cima alla lista gli Stati Uniti.
Queste cifre mi sembrano appena sufficienti per iniziare un’opera di messa in sicurezza della popolazione locale; per quanto attiene invece ad una successiva ricostruzione dei paesi interessati dal cataclisma, sono altre le cifre che occorreranno.
Ci sono poi delle situazioni che se non fossero tragiche sarebbero da ridere: l’India ha cortesemente rifiutato l’aiuto occidentale asserendo di essere molto pratica per l’incenerimento dei cadaveri e quindi può farcela benissimo da sola!
Avrete udito le cifre che alcuni studiosi hanno diramato circa l’effetto del terremoto: spostamento di circa cinque centimetri dell’asse terrestre e di trenta metri dell’isola di Sumatra, accorciamento di tre milionesimi di secondo nella durata del giorno terrestre: non sono in grado di dire le conseguenze pratiche, concrete che a breve, medio e lungo tempo avremo sul pianeta. Certo che se la terra era stata fatta in questo modo un motivo ci sarà stato ed è chiaro che qualsiasi variazione intervenuta successivamente ne inficia la originale validità.
Forse non saremo noi, forse neppure i nostri figli, ma probabilmente i nostri nipoti avranno delle ripercussioni dovute a questa catastrofe; auguriamoci che siano di lieve entità. Oltre non possiamo andare, per il momento.
Il problema epidemiologico sembra – almeno a vedere come si comportano le autorità locali – quello di più pressante attualità; i tanti, tantissimi cadaveri che appaiono al ritirarsi delle acque, in pochissime ore cominciano a gonfiarsi e, causa il clima tropicale, entrano subita in fase di decomposizione. Da qui le temute epidemie e l’altrettanto temuta contaminazione delle acque che vengono inquinate dai cadaveri galleggianti.
Ecco che nasce così un braccio di ferro tra le autorità locali e i governi occidentali: mentre le prime accelerano al massimo la sepoltura dei corpi (o l’incenerimento nei paesi dove è rituale), gli occidentali che hanno grandi numeri di “dispersi” chiedono di attendere per un improbabile riconoscimento; ho visto che, facendo atto di una squisita gentilezza, i tailandesi prima di seppellire i morti li fotografano in modo da mettere poi a disposizione dei parenti queste immagini. In una confusione del genere non è poca cosa!
Sono partiti per il teatro delle operazioni anche esperti biologi specializzati nella ricerca del DNA, poiché l’identificazione dei morti è resa problematica dal tempo che sta passando.
Un’altra emergenza è quella delle zanzare o comunque degli insetti che trovano un loro perfetto habitat nelle zone dove ancora c’è l’acqua stagnante: questi animali, a parte il fastidio, sono portatori di malattie alle quali noi occidentali non siamo affatto abituati.
Comincia una nuova polemica – questa volta dagli scranni dell’O.N.U. – sulle cifre stanziate da alcuni governi e ritenute insufficienti dalle Nazioni Unite: tra quelle che conosciamo, gli U.S.A. hanno stanziato 35 milioni di dollari, la Comunità Europea 30, il Giappone 26 e l’Arabia Saudita 10. Il vice segretario dell’O.N.U., senza mezzi termini, ha tacciato di avarizia questi paesi, ed anche altri, mettendo in cima alla lista gli Stati Uniti.
Queste cifre mi sembrano appena sufficienti per iniziare un’opera di messa in sicurezza della popolazione locale; per quanto attiene invece ad una successiva ricostruzione dei paesi interessati dal cataclisma, sono altre le cifre che occorreranno.
Ci sono poi delle situazioni che se non fossero tragiche sarebbero da ridere: l’India ha cortesemente rifiutato l’aiuto occidentale asserendo di essere molto pratica per l’incenerimento dei cadaveri e quindi può farcela benissimo da sola!
Avrete udito le cifre che alcuni studiosi hanno diramato circa l’effetto del terremoto: spostamento di circa cinque centimetri dell’asse terrestre e di trenta metri dell’isola di Sumatra, accorciamento di tre milionesimi di secondo nella durata del giorno terrestre: non sono in grado di dire le conseguenze pratiche, concrete che a breve, medio e lungo tempo avremo sul pianeta. Certo che se la terra era stata fatta in questo modo un motivo ci sarà stato ed è chiaro che qualsiasi variazione intervenuta successivamente ne inficia la originale validità.
Forse non saremo noi, forse neppure i nostri figli, ma probabilmente i nostri nipoti avranno delle ripercussioni dovute a questa catastrofe; auguriamoci che siano di lieve entità. Oltre non possiamo andare, per il momento.