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mercoledì, dicembre 08, 2004

Intrighi internazionali 

I lettori più attenti ricorderanno che agli inizi della guerra irakena, proprio da questi miei scritti furono ventilate alcune ipotesi sul deciso “no” ad ogni aiuto all’America da parte di Russia (Putin) e Francia (Chirac) ed il non particolare attivismo dell’O.N.U. e segnatamente del suo Segretario Generale, Kofi Annan.
Anzitutto dobbiamo rilevare che la stampa nazionale e straniera ha stranamente glissato sulla vicenda, facendo risalire tutte le decisioni a motivi di carattere “umanitario” (no alla guerra) e comunque sostanzialmente “sentimentali”.
Diceva il grande scrittore siciliano Leonardo Sciascia, che “gratta un poco il sentimento ed apparirà subito la robba (si, lo diceva con due b come rafforzativo)”.
Vediamoli questi tre personaggi: Putin ha il compito più ingrato, perché ha dovuto concedere qualcosa alla “democrazia” e si è ritrovato il paese pieno di mafiosi e criminali in genere; gli è poi scoppiata in mano la grana del petrolio russo che – con aziende ex-statali ed ora privatizzate – prende strade tutte da decifrare.
Ha in corso il problema Cecenia e conseguente terrorismo; inoltre si è ritrovato l’America alla testa di uno squadrone di europei che in Ucraina hanno sostenuto un candidato diverso dal suo; e in quest’ultimo caso l’ex KGB ha preso veramente cappello, in quanto sa bene che se perde l’Ucraina gli resta ben poca cosa del grande impero sovietico (dopo specialmente tutte le altre defezioni).
Nella vicenda irakena Putin aveva (o forse ha ancora!) due interessi: il primo è quello di poter riscuotere i debito personalmente avallati da Saddam – miliardi di dollari – riguardanti forniture militari eseguite in barba all’embargo decretato dalle Nazioni Unite; il secondo riguarda precisi interessi sul programma “oil for food”, attraverso il quale veniva riciclato anche petrolio russo (ed i soldi a chi andavano?).
Chirac, dal canto suo (o meglio, della Francia) era invischiato negli stessi due problemi di Putin: il poter recuperare i debiti contratti da Saddam sotto banco per rifornirsi di armi non consentite e, subito accanto, la possibilità di mettere il becco (e forse qualcosa di più) nell’operazione “oil for food” nella quale sono invischiate alcune società francesi.
Ma, mentre si comprende bene che i due statisti siano preoccupati dei debiti di Saddam, non si comprendeva – fino a poco tempo fa – come avessero potuto entrare nell’operazione petrolifera che, a quanto era dato di conoscere, veniva gestita direttamente dall’O.N.U.
Ed ecco che lo scandalo scoppiato poco tempo fa (ma le cui avvisaglie risalgono a tempo addietro) alle Nazioni Unite e che ha investito il Segretario Generale, dovrebbe aver aperto gli occhi a tutti (quindi anche ai giornalisti) sulla truffa vergognosa perpetrata da Russia e Francia e coinvolgente il figlio di Kofi Annan, autentico autore – con l’avallo se non altro morale del padre – dell’operazione che ha portato centinaia di miliardi di dollari fuori delle tasche e delle pance degli iracheni.
Quindi, alla base delle decisioni antiamericane dei due paesi non c’erano ragioni di principio o, peggio ancora umanitarie, ma volgari interessi di bottega, in quanto la cosiddetta guerra preventiva avrebbe buttato all’aria tutti i loro piani: meglio quindi lasciare le cose come stanno e, se non altro, prendere tempo per cercare soluzioni alternative e cavalli di ricambio ad un business irrinunciabile. E la figura fatta dal Segretario Generale è talmente “barbina” che è ragionevole supporre un suo allontanamento dalla carica al più presto, anche se – non dimentichiamolo – egli ha dalla sua parte tutti i paesi africani ed asiatici, da lui beneficiati in più occasioni.


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