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martedì, dicembre 28, 2004

I media e l'Apocalisse 

Come era facile prevedere la situazione nel Sud-Est asiatico diventa di ora in ora sempre più drammatica: dai 30.000 morti di ieri stiamo arrivando ai 60.000 e ancora non è finita e, soprattutto ancora non stiamo contando i disagi, i senza tetto che ci sono in quella regione.
Non voglio però parlare di queste cose – le potete apprendere dai TG o dai giornali – ma del rapporto che i media stanno istaurando con l’immane catastrofe: anzitutto le interviste con gli scampati, con coloro cioè che sono rientrati prima che lo “tsunami” facesse la sua comparsa (allora non possiamo considerarli scampati).
È stato molto bello uno speciale al quale ho assistito ieri sera: il giornalista – mezzobusto stava intervistando il capo della Protezione Civile, che stava dettagliando i nostri prossimi interventi, quando è stato interrotto dal telefono di studio che, evidentemente, gli comunicava qualcosa di molto importante; dopo aver parlato con un qualche personaggio misterioso, si è prontamente scusato con Bertolaso ed ha annunciato nientepopodimenoche una intervista dall’Aeroporto di Malpensa con Pippo Inzaghi di ritorno dalle Maldive.
Lo “scampato”, che anzitutto riesce con difficoltà a mettere insieme un discorso di senso compiuto al di fuori del mondo del pallone, ha subito ammesso di non aver visto niente, solo un po’ d’acqua sulla pista dell’aeroporto, ma niente di più. Altrettanto hanno detto Maldini, Zambrotta e Albertini.
Questo, per spiegare l’andazzo delle cronache giornalistiche o degli speciali: le nostre troupe sono di stanza agli aeroporti di Roma e Milano e, ad ogni arrivo aspettano i vip, i vippini, i vippissimi o comunque qualcuno un po’ noto che racconti qualcosa.
Ora dobbiamo notare subito una cosa: dalle Maldive, dallo Sri Lanka, dalla Thailandia è molto raro che faccia ritorno un operaio della FIAT in cassa integrazione; in pratica buona parte di quelli che rientrano a casa sono delle facce note o, comunque, dei portafogli noti, almeno alle Banche.
È tutta gente però che non ha visto niente e al massimo parla per sentito dire; altri sono quelli che hanno visto e che sanno, ma la paura deve essere stata tanta che ha mozzato ogni discorso sul nascere.
Cambiamo discorso: una stima approssimativa calcola in 3 milioni i senza tetto in quella disgraziata area; questa gente non ha un aereo che li aspetta per riportarli a casa dove trovano gli agi che hanno da poco lasciato. Questa gente ha perduto non solo la propria capanna ma ogni suo avere – poco, ma era tutto – ed è preda della più profonda e frustrante disperazione; mi colpiscono in modo particolare i bambini sopravvissuti, con i loro occhioni scuri che sembrano implorare qualcosa che nessuno potrà mai dar loro: dimenticare quanto accaduto.
Dobbiamo pensare a loro, noi come tutti gli altri paesi occidentali che per anni abbiamo usufruito del loro “paradiso” ed ora dobbiamo fare il possibile per ricostituirlo; capisco che non sarà facile, ma capisco anche che, finché dedicheremo tutte le nostre energie ai nostri connazionali “scampati”, resterà ben poco per gli indigeni.
Solidarietà alla nostra gente, questo è ovvio ed è primario interesse, ma ricordiamoci anche il discorso che – molto saggiamente – ha fatto un signore di Cesenatico al rientro in Italia dalla Thailandia: “Per il prossimo viaggio meglio Milano Marittima”.
Che avrà voluto dire??!

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