lunedì, novembre 08, 2004
La spesa proletaria
Mi riferisco ai “furti” compiuti dai cosiddetti disobbedienti a Roma in una Libreria e nel vicino Supermercato: a detta dei protagonisti si è trattato di una “spesa proletaria” messa in atto per protestare contro il carovita; per me – come ho detto – siamo in presenza di un normale, volgarissimo furto, perpetrato da ladri-cialtroni.
Due parole sull’accaduto: un corteo di disobbedienti, no-global e precari si è diretto verso una zona della Capitale nella quale sono ubicati un Supermercato e una Libreria Feltrinelli.
Entrati nel Supermercato, hanno riempito diversi carrelli con prodotti di vario genere e quindi – indirizzatisi alle Casse – si sono rifiutati di pagare l’ammontare della merce.
Le cassiere hanno chiamato il Direttore che ha intavolato una trattativa con i “proletari”, sotto scacco di sfascio delle infrastrutture del locale e ha consentito – e come poteva fare altrimenti - che i carrelli fossero portati via senza pagare, purché non venisse fatto alcun danno all’ambiente.
Parlare di trattativa mi sembra veramente “mala fede”: infatti quale altra posizione avrebbe potuto prendere il Direttore del Supermercato se non quella di cercare di farli sloggiare prima possibile, anche a prezzo di alcuni carrelli pieni di merce.
Quindi, mi piace ripeterlo, la merce del Supermercato è stata rubata al legittimo proprietario sotto la minaccia di guai peggiori: che differenza c’è tra questo e il bandito che punta la pistola per rubare il portafoglio dell’ignaro passante?
Analoga procedura è stata messa in campo per una Libreria Feltrinelli ubicata vicino al Supermercato: anche lì si è minacciato guai peggiori – sfascio del locale ed altre cose del genere – se non si faceva passare gratuitamente la “spesa culturale e proletaria” fatta dai compagni.
Alla testa dei “ladri” il noto Luca Casarini (ma cosa fa di lavoro questo signore?); al suo fianco – e questa è la cosa grave – un Consigliere del Comune di Roma che già in passato si è reso famoso per episodi del genere.
I commenti politici al duplice evento sono quasi unanimi: condanna netta e senza appello, in particolare per il Consigliere del Comune che viene stigmatizzato da tutti, o meglio da quasi tutti perché il “Verde” Paolo Cento tenta di stornare l’attenzione dalla “spesa proletaria” alle presenze di alcuni “precari” per i quali chiede comprensione, in antitesi alla ferma richiesta di condanna che tutta la sinistra chiede fermamente.
Il Ministro dell’Interno assicura “tolleranza zero” verso queste manifestazioni: mi domando come si può fare una scaletta di numeri sulle tolleranze? Accanto allo zero c’è il sotto zero, al quale livello sarebbe opportuno che la Polizia ponesse queste situazioni.
I veri proletari – insomma quelli che lavorano davvero – non hanno niente da spartire con questi cialtroni che sono alla ricerca di scorciatoie violente per giungere alla soluzione di un problema che esiste ma che deve essere affrontato in maniera diversa.
Ecco, mi piacerebbe che oggi i sindacati – che dovrebbero essere i rappresentanti dei veri proletari – si ergessero a difensori di coloro che lavorano sul serio (dipendenti del Supermercato e della Libreria) e che sono gli unici ad essere autorizzati a chiamarsi “proletari”.
Gli altri sono cialtroni, in mezzo ai quali si annida anche la presenza inquietante di un signore (il Consigliere di Roma) che guadagna probabilmente più del Direttore del Supermercato e della Liberia e che scende a patti con questi lavoratori dall’alto della sua “occupazione proletaria”: ma mi faccia il piacere, avrebbe detto Totò!
Due parole sull’accaduto: un corteo di disobbedienti, no-global e precari si è diretto verso una zona della Capitale nella quale sono ubicati un Supermercato e una Libreria Feltrinelli.
Entrati nel Supermercato, hanno riempito diversi carrelli con prodotti di vario genere e quindi – indirizzatisi alle Casse – si sono rifiutati di pagare l’ammontare della merce.
Le cassiere hanno chiamato il Direttore che ha intavolato una trattativa con i “proletari”, sotto scacco di sfascio delle infrastrutture del locale e ha consentito – e come poteva fare altrimenti - che i carrelli fossero portati via senza pagare, purché non venisse fatto alcun danno all’ambiente.
Parlare di trattativa mi sembra veramente “mala fede”: infatti quale altra posizione avrebbe potuto prendere il Direttore del Supermercato se non quella di cercare di farli sloggiare prima possibile, anche a prezzo di alcuni carrelli pieni di merce.
Quindi, mi piace ripeterlo, la merce del Supermercato è stata rubata al legittimo proprietario sotto la minaccia di guai peggiori: che differenza c’è tra questo e il bandito che punta la pistola per rubare il portafoglio dell’ignaro passante?
Analoga procedura è stata messa in campo per una Libreria Feltrinelli ubicata vicino al Supermercato: anche lì si è minacciato guai peggiori – sfascio del locale ed altre cose del genere – se non si faceva passare gratuitamente la “spesa culturale e proletaria” fatta dai compagni.
Alla testa dei “ladri” il noto Luca Casarini (ma cosa fa di lavoro questo signore?); al suo fianco – e questa è la cosa grave – un Consigliere del Comune di Roma che già in passato si è reso famoso per episodi del genere.
I commenti politici al duplice evento sono quasi unanimi: condanna netta e senza appello, in particolare per il Consigliere del Comune che viene stigmatizzato da tutti, o meglio da quasi tutti perché il “Verde” Paolo Cento tenta di stornare l’attenzione dalla “spesa proletaria” alle presenze di alcuni “precari” per i quali chiede comprensione, in antitesi alla ferma richiesta di condanna che tutta la sinistra chiede fermamente.
Il Ministro dell’Interno assicura “tolleranza zero” verso queste manifestazioni: mi domando come si può fare una scaletta di numeri sulle tolleranze? Accanto allo zero c’è il sotto zero, al quale livello sarebbe opportuno che la Polizia ponesse queste situazioni.
I veri proletari – insomma quelli che lavorano davvero – non hanno niente da spartire con questi cialtroni che sono alla ricerca di scorciatoie violente per giungere alla soluzione di un problema che esiste ma che deve essere affrontato in maniera diversa.
Ecco, mi piacerebbe che oggi i sindacati – che dovrebbero essere i rappresentanti dei veri proletari – si ergessero a difensori di coloro che lavorano sul serio (dipendenti del Supermercato e della Libreria) e che sono gli unici ad essere autorizzati a chiamarsi “proletari”.
Gli altri sono cialtroni, in mezzo ai quali si annida anche la presenza inquietante di un signore (il Consigliere di Roma) che guadagna probabilmente più del Direttore del Supermercato e della Liberia e che scende a patti con questi lavoratori dall’alto della sua “occupazione proletaria”: ma mi faccia il piacere, avrebbe detto Totò!