mercoledì, novembre 03, 2004
Ha vinto Bush
Anche se non ancora ufficializzata, la vittoria del presidente uscente Bush sembrerebbe confermata; primo dato: 7 milioni e mezzo di voti in più rispetto a quattro anni fa.
Come ho avuto modo di scrivere varie volte questa elezione non mi ha mai “preso” e quindi non sono tra coloro che hanno passato la notte in bianco per seguire gli scrutini nei vari stati americani.
L’ho appreso solo stamani – nei TG di mezza mattinata – che ancora peraltro non confermano ufficialmente i risultati che i media americani già danno per scontati: “G 2” è il titolo cubitale della prima pagina del New York Post, alludendo graficamente al raddoppio del presidente per i secondi quattro anni (Gorge doppio).
Possiamo cercare qualche motivo di questa vittoria che in Italia continua ad essere vista come una catastrofe e per me invece non sposta di un millimetro la politica estera che avrebbe impostato Kerry.
Per esempio, tornando alle cause del risultato, quanto ha influito l’ultimo mese della guerra in Irak? E l’ultimo – in ordine di tempo – messaggio di Bin Laden?
Sembra ormai accertato che per “risolvere” il problema Irak gli americani si fidano più di Bush che di Kerry; analogamente per quanto riguarda il terrorismo.
Ma ricordiamoci che la vittoria nelle elezioni USA è sempre derivata dalla politica interna; è su questo che si è giocata la vittoria: tasse, sanità, sviluppo dell’economia, posti di lavoro ed altro di questo genere, è questo il campo su cui si è giocata la partita. Da notare che i cosiddetti “voti popolari” danno una differenza di oltre 3 milioni e mezzo di voti a favore di Bush e questo in presenza di oltre 16 milioni di nuovi votanti sui quali Kerry faceva grande affidamento.
Per quanto ci riguarda, il centro sinistra è uscito scornacchiato, anche se il tifo per lo sfidante è stato modesto, direi “sottotraccia”, mentre il centro destra festeggia la vittoria del “presidente amico”.
Berlusconi ha seguito le elezioni dalla Russia dove è in visita ufficiale dall’amico Putin: entrambi hanno tifato per Bush, in maniera più sperticata il presidente russo e in modo più soft il nostro premier.
Tra gli scornacchiati, sicuramente gli intellettuali USA, con Moore in testa che – sia pure inconsapevolmente – hanno fatto il gioco di Bush: pensate, che l’autore di “Farheneit 9/11”, il film-pamphlet contro il presidente, è stato autorizzato ad intervenire alla convention repubblicana e a vomitare le sue contumelie contro Bush; e non si è accorto che faceva il loro gioco, mostrandoli come aperturisti e disponibili a qualsiasi dibattito.
Torniamo ai motivi della vittoria: premesso che i favori del pronostico durante la campagna elettorale e con gli scontri televisivi a suo favore, erano per Kerry; può darsi che qualcuno in America abbia fatto soltanto finta di aiutarlo?
Vedo in questo ruolo sicuramente la consorte di Clinton, la brava Hilary che intenderebbe candidarsi tra quattro anni, diventando così la prima donna alla presidenza americana; la spregiudicata Hilary avrebbe logicamente più volentieri sfidato un candidato “repubblicano” che uno “democratico” investito della carica di Presidente; come ragionamento non fa una grinza.
Alcune contestazioni dei democratici, faranno il gioco degli intellettuali sconfitti e consentirà a Moore di guadagnare altri miliardi con un film su questa vicenda. Ma tutto resterà intatto e Kerry, con la coda tra le gambe, rientra nei ranghi mestamente e lascia il campo ad un pimpante Bush.
Farà danni? Certo! Ne ha già fatti e ne farà altrettanti, ma non sarà tutta colpa sua, ma anche dei suoi consiglieri. Speriamo che qualcuno venga cambiato!
A noi comunque cambia niente!
Come ho avuto modo di scrivere varie volte questa elezione non mi ha mai “preso” e quindi non sono tra coloro che hanno passato la notte in bianco per seguire gli scrutini nei vari stati americani.
L’ho appreso solo stamani – nei TG di mezza mattinata – che ancora peraltro non confermano ufficialmente i risultati che i media americani già danno per scontati: “G 2” è il titolo cubitale della prima pagina del New York Post, alludendo graficamente al raddoppio del presidente per i secondi quattro anni (Gorge doppio).
Possiamo cercare qualche motivo di questa vittoria che in Italia continua ad essere vista come una catastrofe e per me invece non sposta di un millimetro la politica estera che avrebbe impostato Kerry.
Per esempio, tornando alle cause del risultato, quanto ha influito l’ultimo mese della guerra in Irak? E l’ultimo – in ordine di tempo – messaggio di Bin Laden?
Sembra ormai accertato che per “risolvere” il problema Irak gli americani si fidano più di Bush che di Kerry; analogamente per quanto riguarda il terrorismo.
Ma ricordiamoci che la vittoria nelle elezioni USA è sempre derivata dalla politica interna; è su questo che si è giocata la vittoria: tasse, sanità, sviluppo dell’economia, posti di lavoro ed altro di questo genere, è questo il campo su cui si è giocata la partita. Da notare che i cosiddetti “voti popolari” danno una differenza di oltre 3 milioni e mezzo di voti a favore di Bush e questo in presenza di oltre 16 milioni di nuovi votanti sui quali Kerry faceva grande affidamento.
Per quanto ci riguarda, il centro sinistra è uscito scornacchiato, anche se il tifo per lo sfidante è stato modesto, direi “sottotraccia”, mentre il centro destra festeggia la vittoria del “presidente amico”.
Berlusconi ha seguito le elezioni dalla Russia dove è in visita ufficiale dall’amico Putin: entrambi hanno tifato per Bush, in maniera più sperticata il presidente russo e in modo più soft il nostro premier.
Tra gli scornacchiati, sicuramente gli intellettuali USA, con Moore in testa che – sia pure inconsapevolmente – hanno fatto il gioco di Bush: pensate, che l’autore di “Farheneit 9/11”, il film-pamphlet contro il presidente, è stato autorizzato ad intervenire alla convention repubblicana e a vomitare le sue contumelie contro Bush; e non si è accorto che faceva il loro gioco, mostrandoli come aperturisti e disponibili a qualsiasi dibattito.
Torniamo ai motivi della vittoria: premesso che i favori del pronostico durante la campagna elettorale e con gli scontri televisivi a suo favore, erano per Kerry; può darsi che qualcuno in America abbia fatto soltanto finta di aiutarlo?
Vedo in questo ruolo sicuramente la consorte di Clinton, la brava Hilary che intenderebbe candidarsi tra quattro anni, diventando così la prima donna alla presidenza americana; la spregiudicata Hilary avrebbe logicamente più volentieri sfidato un candidato “repubblicano” che uno “democratico” investito della carica di Presidente; come ragionamento non fa una grinza.
Alcune contestazioni dei democratici, faranno il gioco degli intellettuali sconfitti e consentirà a Moore di guadagnare altri miliardi con un film su questa vicenda. Ma tutto resterà intatto e Kerry, con la coda tra le gambe, rientra nei ranghi mestamente e lascia il campo ad un pimpante Bush.
Farà danni? Certo! Ne ha già fatti e ne farà altrettanti, ma non sarà tutta colpa sua, ma anche dei suoi consiglieri. Speriamo che qualcuno venga cambiato!
A noi comunque cambia niente!