martedì, novembre 09, 2004
Gli allagatori
Sì, avete letto bene: gli allagatori e non gli alligatori come si potrebbe supporre: per “allagatori” intendo quei giovani che hanno preso l’abitudine di compiere atti di sabotaggio alla loro scuola (appunto, l’allagamento dei locali).
Ricorderete che alcuni giorni fa alcuni studenti del Liceo “Parini” di Milano hanno allagato la scuola, per rimandare un compito in classe; danni calcolati in un minimo di 100 e in un massimo di trecento mila euro.
Come era facile prevedere, l’atto è stato emulato dai frequentatori di una scuola di Rimini: sabato notte qualcuno è entrato nella sede dell’Istituto ed ha aperto la manichetta dell’idrante antincendio, provocando l’allagamento della scuola; anche qui danni ingenti – non ancora quantificati – ma lezioni regolari per tutti (non è stata persa neppure un’ora di lezione).
Mentre il primo caso (quello del “Parini”) è già stato agli onori della cronaca e su di esso si sono pronunciati famosi (e meno) educatori, intellettuali e, ovviamente, i professori della scuola, il secondo caso, invece – accaduto da poco tempo – non ha avuto ancora un eco altrettanto prestigiosa, ma credo che si rifarà al più presto, anche perché i colpevoli di quest’ultimo episodio – contrariamente al primo – non sono ancora saltati fuori e quindi si fanno solo illazioni.
Poiché il lavoro investigativo non mi affascina né punto né poco, cercherò di vedere la questione partendo da alcuni punti di vista ancora non affrontati.
Il primo è che tra la pletora di esperti che si sono scatenati nel trinciare giudizi e nel fare affermazioni anche le più gratuite, tutti si sono dimenticati di interpellare uno dei protagonisti della vicenda e di farci conoscere il loro pensiero: i genitori.
Anche se ormai è invalso il pensiero che la famiglia ha completamente delegato alla scuola l’educazione della prole, tuttavia essi esistono e, quando è il momento, sono abituati a dire la loro, magari non tecnicamente perfetta, ma comunque sempre ammissibile per la “veste” di chi la dice.
Voglio dire che i ragazzi del “Parini” hanno nome e cognome e quindi hanno anche i relativi genitori: ora non mi aspetto che i giornalisti li intervistino, ma che il Consiglio d’Istituto tenga conto del loro parere: considerano i loro figli dei superficiali oppure dei delinquenti?
Un secondo aspetto: se lo scopo degli allagamenti è quello di sabotare il regolare svolgimento della scuola, allontanare i ragazzi per 15 giorni, oppure 1 mese o addirittura un anno, mi sembra venire incontro ai loro desiderata; e mi sembra contrario anche ad ogni principio pedagogico.
Suggerirei quindi la seguente “punizione” (non so se fattibile a norma di regolamento): allora, i ragazzi non vengono allontanati dalla scuola, riprendono a frequentarla normalmente, con una variante per gli spazi di tempo non utilizzati dallo svolgimento delle lezioni: i giovani vengono adibiti – per tutti i pomeriggi e per un periodo, diciamo di tre mesi – a risistemare la scuola dai danni che loro stessi hanno fatto (lavori di bassa manovalanza, ovviamente) e quando questi sono finiti – alla moda militare – si ricomincia daccapo e si ripulisce nuovamente tutta la scuola da cima a fondo.
Credo che, così facendo, i ragazzi comprenderanno ancora meglio la sciocchezza del loro atto (anche se sono certo che l’hanno già capito) e apprezzeranno la loro attività volta a ripristinare la normalità nella loro scuola
Ricorderete che alcuni giorni fa alcuni studenti del Liceo “Parini” di Milano hanno allagato la scuola, per rimandare un compito in classe; danni calcolati in un minimo di 100 e in un massimo di trecento mila euro.
Come era facile prevedere, l’atto è stato emulato dai frequentatori di una scuola di Rimini: sabato notte qualcuno è entrato nella sede dell’Istituto ed ha aperto la manichetta dell’idrante antincendio, provocando l’allagamento della scuola; anche qui danni ingenti – non ancora quantificati – ma lezioni regolari per tutti (non è stata persa neppure un’ora di lezione).
Mentre il primo caso (quello del “Parini”) è già stato agli onori della cronaca e su di esso si sono pronunciati famosi (e meno) educatori, intellettuali e, ovviamente, i professori della scuola, il secondo caso, invece – accaduto da poco tempo – non ha avuto ancora un eco altrettanto prestigiosa, ma credo che si rifarà al più presto, anche perché i colpevoli di quest’ultimo episodio – contrariamente al primo – non sono ancora saltati fuori e quindi si fanno solo illazioni.
Poiché il lavoro investigativo non mi affascina né punto né poco, cercherò di vedere la questione partendo da alcuni punti di vista ancora non affrontati.
Il primo è che tra la pletora di esperti che si sono scatenati nel trinciare giudizi e nel fare affermazioni anche le più gratuite, tutti si sono dimenticati di interpellare uno dei protagonisti della vicenda e di farci conoscere il loro pensiero: i genitori.
Anche se ormai è invalso il pensiero che la famiglia ha completamente delegato alla scuola l’educazione della prole, tuttavia essi esistono e, quando è il momento, sono abituati a dire la loro, magari non tecnicamente perfetta, ma comunque sempre ammissibile per la “veste” di chi la dice.
Voglio dire che i ragazzi del “Parini” hanno nome e cognome e quindi hanno anche i relativi genitori: ora non mi aspetto che i giornalisti li intervistino, ma che il Consiglio d’Istituto tenga conto del loro parere: considerano i loro figli dei superficiali oppure dei delinquenti?
Un secondo aspetto: se lo scopo degli allagamenti è quello di sabotare il regolare svolgimento della scuola, allontanare i ragazzi per 15 giorni, oppure 1 mese o addirittura un anno, mi sembra venire incontro ai loro desiderata; e mi sembra contrario anche ad ogni principio pedagogico.
Suggerirei quindi la seguente “punizione” (non so se fattibile a norma di regolamento): allora, i ragazzi non vengono allontanati dalla scuola, riprendono a frequentarla normalmente, con una variante per gli spazi di tempo non utilizzati dallo svolgimento delle lezioni: i giovani vengono adibiti – per tutti i pomeriggi e per un periodo, diciamo di tre mesi – a risistemare la scuola dai danni che loro stessi hanno fatto (lavori di bassa manovalanza, ovviamente) e quando questi sono finiti – alla moda militare – si ricomincia daccapo e si ripulisce nuovamente tutta la scuola da cima a fondo.
Credo che, così facendo, i ragazzi comprenderanno ancora meglio la sciocchezza del loro atto (anche se sono certo che l’hanno già capito) e apprezzeranno la loro attività volta a ripristinare la normalità nella loro scuola